Giustizia & Impunità

Regione Lombardia: niente costituzioni di parte civile nei processi contro gli ex amministratori a giudizio

La decisione è stata presa dal presidente Maroni e comunicata la scorsa settimana. Giustificazione ufficiale: riduzione dei costi. L'assessore Gallera: "Non rinunciamo a far valere le nostre ragioni, ma lo faremo solo nei confronti di chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato"

Regione Lombardia si ritira dai processi penali contri politici e funzionari: “Da oggi – fa sapere il governatore Roberto Maroni – non ci costituiremo più parte civile e adotteremo un atteggiamento garantista: solo nel caso di sentenze definitive di condanna valuteremo se chiedere i danni avviando una causa”. Per il futuro, dunque, la linea è tracciata. E per il passato? “No, eccezioni a parte. Come per esempio – spiegano sempre dall’ufficio stampa del governatore – per l’ex vicepresidente Mario Mantovani: in questo caso ritireremo la costituzione di parte civile. Le altre situazioni aperte non sono state prese in esame”.

I casi più scottanti sono quelli dell’ex governatore Roberto Formigoni, a processo per corruzione e associazione a delinquere. Come pure dell’ex assessore Domenico Zambetti, incriminato per voto di scambio politico-mafioso. Incerta la sorte degli imputati in tutti gli altri procedimenti penali in corso, che investono sia politici sia funzionari del Pirellone. La decisione di ridiscutere le costituzioni di parte civile è stata presa dal presidente Maroni in persona e comunicata la scorsa settimana al termine della riunione di giunta. Gli assessori ne hanno preso atto. D’ora in poi il Pirellone non calcolerà più né i danni patrimoniali né quelli d’immagine. Valuterà soltanto il da farsi dopo un’eventuale condanna in Cassazione.

“E’ un gesto molto ragionevole”, commenta a caldo Formigoni interpellato da ilfattoquotidiano.it. Per l’ex governatore, oggi senatore del Nuovo Centrodestra, potrebbe essere una buona notizia: la Regione gli chiede di risarcire i lombardi con 5,6 milioni di euro per il caso Maugeri, la fondazione sanitaria che secondo i magistrati ha ottenuto finanziamenti regionali in cambio delle più svariate “ultilità” per l’allora presidente, fra cui imbarcazioni, una villa in Sardegna e soldi per le campagne elettorali.

Ma il primo a beneficiare della decisione di Maroni è il suo braccio destro e compagno di partito, l’assessore all’Economia Massimo Garavaglia. Imputato per turbativa nell’inchiesta Mantovani – secondo la Procura di Milano avrebbe alterato l’esito della gara sul trasporto degli ammalati dializzati – aveva annunciato le sue dimissioni in caso di rinvio a giudizio. Poi ha cambiato idea, è rimasto al suo posto e ora incassa un ‘regalino’ di Natale: la Regione non gli chiederà i danni. La giunta lombarda si è invece costituita contro l’ex vicepresidente nonché assessore alla Salute, Mantovani, accusato di corruzione, concussione, abuso d’ufficio e, come Garavaglia, turbativa d’asta per il medesimo episodio. Mantovani è la prima eccezione: la costituzione di parte civile nei suoi confronti sarà ritirata. Resta in piedi la richiesta danni del comune di Arconate, dove Mantovani è stato sindaco per 13 anni, quantificata dall’avvocato Federico Boezio, in via cautelativa, in 1,2 milioni di euro.

In termini formali, la comunicazione di Maroni sul ritiro della Lombardia dai processi chiama in causa una serie di questioni tecniche e politiche, tra cui i costi. Ora si attende il report dell’avvocatura regionale, prima di procedere con una specifica delibera di giunta, che scriverà un nuovo capitolo sulle richieste di risarcimento. “Nel giro di un mese – spiega l’avvocato Antonella Forloni, che rappresenta la Regione in molti procedimenti in corso – il nostro rapporto sarà pronto e la giunta potrà assumere le sue determinazioni”. Ma quanto costa costituirsi parte civile? Nella maggior parte dei casi nulla, perché l’avvocatura regionale, istituita nel 1996, è composta da 12 legali assunti della Regione ed equiparati a funzionari. I loro stipendi verranno comunque pagati. Ci sono poi gli avvocati esterni, che integrano l’organico. In totale il costo annuo si aggira attorno a 1,5 milioni. E se si pensa che, solo nel caso della condanna dell’ex primario clinica Santa Rita, Pier Paolo Brega Massone, l’avvocatura ha ottenuto risarcimenti per 7 milioni, allora si fatica a comprendere dove sia il risparmio.

Tanto più che, volendo aspettare le sentenze definitive per avviare le cause civili, i tempi corrono il rischio di allungarsi all’infinito. Per l’assessore alla Salute, Giulio Gallera, il punto però è un altro: “Non rinunciamo a far valere le nostre ragioni, ma lo faremo solo nei confronti di chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato. E’ un principio garantista che si è sempre adottato in passato, a cui poi si era ritenuto di derogare, forse sull’onda emotiva delle inchieste. Tra l’altro, in sede penale, si rischia un dispendio di soldi ed energia. Da assessore, ma anche da avvocato, mi sento di condividere l’approccio concreto del presidente Maroni”. Per Gallera, tuttavia, non ci devono essere distinguo, né in base alla gravità dei reati contestati né sulla differenza tra passato e futuro: “Ci vuole una coerenza di comportamento nei confronti di tutti gli imputati. Se si cambia atteggiamento, questo deve valere per tutti: processi che verranno e processi in corso”.

“Una scelta vergognosa” è il commento di Iolanda Nanni, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Pirellone. Che annuncia un’interrogazione urgente in consiglio regionale: “Chiederemo conto a Maroni di questa folle decisione. La tutela degli interessi dei lombardi e dei loro soldi vengono prima degli equilibri di partito e di maggioranza. I cittadini son più importanti degli accordi politici e pure di Formigoni”. Per il capogruppo Pd, Enrico Brambilla, si tratterebbe di un errore grossolano: “Ritirarsi dai processi significa indebolire le possibili e future azioni di rivalsa sui condannati. Inoltre si diffonde un messaggio sbagliato, cioè di una politica omertosa, che copre se stessa invece di rendere conto ai cittadini”. Preoccupato anche Gianni Girelli, presidente della Commissione Antimafia della Regione: “Mentre stiamo ponendo la questione della lotta alla corruzione al malaffare, si adotta una decisione che va nel verso opposto”.

Intanto, il processo contro l’ex assessore Zambetti, accusato di aver comprato i voti dal boss della ‘ndrangheta Eugenio Costantino, andrà a sentenza a febbraio: la Regione rinuncerà ai 500.000 euro di risarcimento, pretesi un anno fa? La stessa cifra chiesta al manager Antonio Rognoni (solo per i danni non patrimoniali), imputato per corruzione, turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla cosiddetta cupola degli appalti Expo. Ci sono infine i procedimenti già conclusi in primo grado, come quello contro gli ex assessori Massimo Guarischi (condannato a 5 anni di reclusione e al pagamento, non ancora versato, di un milione come previsionale di risarcimento. Il prossimo 21 dicembre comincia l’Appello) Massimo Ponzoni, condannato in secondo grado a 5 anni e 10 mesi per corruzione, concussione, finanziamento illecito ai partiti, appropriazione indebita, peculato e bancarotta fraudolenta. Nel suo caso la Regione ha chiesto 480.000 euro di danni da rifondere. Infine, una lunghissima serie di processi meno noti, benché importanti, perché riguardano truffe e reati ambientali. Ora gli imputati, almeno sul fronte risarcimenti, possono sperare nella clemenza di un Pirellone in versione garantista.