Calcio

Chapecoense, la società multata per non aver giocato tre giorni dopo la tragedia

La Federcalcio brasiliana ha deciso di punirla insieme alla squadra avversaria, l'Atletico Mineiro, con 100mila reis di multa, la sconfitta a tavolino e due punti di penalizzazione. Intanto è cominciata la ricostruzione con la scelta dell'allenatore, Vagner Mancini. Ma il dramma continua: si è svegliato il difensore Neto, uno dei superstiti, che ancora non sa nulla della morte dei compagni

Dopo l’incidente aereo in Colombia del 28 novembre scorso, in cui morirono 71 persone e fra loro praticamente tutta la rosa della squadra Chapecoense, il 1 dicembre i dirigenti del club avevano deciso di non giocare l’ultima partita del campionato brasiliano, in accordo con la squadra avversaria, l’Atletico Mineiro. Una decisione parsa a tutti ragionevole, che ha avuto però una conseguenza inaspettata: la Federcalcio brasiliana ha deciso di punire le due formazioni con una multa di 100mila reais (circa 28mila euro), la sconfitta 3-0 a tavolino per entrambe e due punti ulteriori di penalizzazione.

Già nelle ore successive alla decisione presa da Chapecoense e Atletico Mineiro, la Federcalcio aveva fatto pressioni per giocare comunque la partita, con in campo le due formazioni giovanili Under 20. L’intento era farlo diventare una sorta di match commemorativo. A poche ore dalla tragedia, i dirigenti si sono però rifiutati di disputare la partita. In accordo con la società ospite, che aveva una classifica già definita e la qualificazione alla Copa Libertadores in tasca, lo stadio è rimasto chiuso e nessuna delle due squadre si è presentata. Si sono invece presentati i quattro arbitri mandati dalla federazione, che applicando il regolamento hanno penalizzato e multato le società.

Una notizia che arriva mentre la Chapecoense sta cominciando la faticosa ricostruzione, a partire dal nuovo tecnico Vagner Mancini, 50 anni. “Inutile dire quanto sarà difficile ricostruire completamente la squadra. E partecipare a competizioni importanti”, ha detto l’ex allenatore di Gremio, Santos, Cruzeiro, Botafogo e Vitoria. “Ma non ho dubbi che saremo forti in campo e fuori, la nostra famiglia è forte. Oggi la Chape ha tifosi in tutto il mondo”, ha aggiunto Mancini. Molti club della seria A brasiliana hanno offerto per la prossima stagione il prestito gratuito di alcuni giocatori e la Confederazione sudamericana di calcio (Conmebol) ha assegnato la Coppa Sudamericana alla Chapecoense, che ha così acquisito il diritto a disputare per la prima volta nella sua storia la Copa Libertadores, l’equivalente di quella che in Europa è la Champions League.

I superstiti – Nell’incidente aereo hanno perso la vita 19 calciatori, l’allenatore, il presidente e gli accompagnatori. La tragedia non è ancora una realtà per il difensore Neto, uno dei sei superstiti. Il giocatore si è svegliato sabato 10 novembre e anche se continua a restare in gravi condizioni riesce a respirare da solo, senza l’ausilio di macchinari. Ma non ricorda nulla e non sa ancora dell’incidente aereo. A seguirlo costantemente, oltre a uno dei medici della Chapecoense, Carlos Mendonca e allo staff medico dell’ospedale di Medellin, anche una squadra di psicologi. Il consiglio è di non raccontare ancora nulla a Neto per evitare che possa “generarsi uno choc emozionale che in questo momento potrebbe pregiudicare il recupero clinico del ragazzo”, ha spiegato Mendonca a Globoesporte.

Nuovi particolari li ha raccontati invece alla trasmissione ‘Fantastico‘ un altro dei superstiti del volo, il giornalista brasiliano Rafael Henzel. “In nessun momento qualcuno dalla cabina o un commissario di bordo ci ha avvisato di allacciare le cinture perché stavamo correndo dei rischi. Abbiamo continuato a volare senza sapere assolutamente niente su quello che sarebbe successo”, ha spiegato Henzel. “Chiedevamo ai commissari quanto tempo restava all’atterraggio. Poi all’improvviso si sono spente le luci e i motori. Ci siamo tutti allarmati, ma nessuno – ha aggiunto il giornalista – avrebbe immaginato che avremmo sbattuto contro quella montagna“.

Le indagini – Continua la ricerca delle ragioni e dei responsabili dello schianto. Nei giorni scorsi era emerso come l’aereo non disponesse della quantità di carburante necessaria per effettuare il volo. E in Bolivia era stato arrestato Gustavo Vargas, direttore generale della LaMia, la compagnia aerea del velivolo precipitato. Con lui erano finiti in manette anche il responsabile della manutenzione e un’impiegata amministrativa, mentre la giustizia boliviana aveva chiesto all’Interpol di arrestare Celia Castanedo Monasterio, la funzionaria dell’amministrazione nazionale degli aeroporti che ha autorizzato il piano di volo. Ora in carcere è finito l’ex direttore del Registro aeronautico nazionale della Direzione generale aeronautica civile (Dgac), Gustavo Vargas Villegas, figlio del direttore generale di LaMia. L’ex funzionario della Dgac è stato accusato per i presunti reati di “abuso di influenza, negoziazioni incompatibili con l’esercizio delle funzioni pubbliche e inadempienza di doveri”, ha fatto sapere il procuratore distrettuale di La Paz, Edwin Blanco.