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Puglia, statale Maglie-Leuca – L’Anas revoca il mega appalto “piegato a interessi di parte”

A bocca asciutta rimangono sia i bolognesi di Ccc che Matarrese: la statale Maglie-Leuca non andrà in porto secondo quel progetto milionario che, per l’Anticorruzione, è stato piegato a interessi di parte. Si procederà per lotti e si rifarà la gara per l’opera più grande attesa in Puglia.

Anas revoca il mega appalto per il raddoppio della statale 275, la Maglie-S.M.di Leuca. Toglie il piatto ricco 288 milioni di euro dalle mani di due colossi, la coop rossa Ccc prima e il gruppo Matarrese poi. Così 22 anni di tira e molla sulla più grande opera pubblica che la Puglia attendeva si sono schiantati contro il muro dellemacroscopiche illegittimità” rilevate dal Consiglio di Stato e delle incredibili anomalie portate a galla dall’Autorità nazionale anticorruzione, per la quale quel progetto è stato piegato a “interessi di parte”.

Il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani lo ribadisce: “nella doverosa osservanza della sentenza del Consiglio di Stato del 5 maggio scorso (in cui è stata riconosciuta la possibilità di procedere con l’annullamento in autotutela del contratto già firmato con Ccc, ndr) e delle risultanze del procedimento avviato dall’Anac (delibera del 31 agosto 2016)”, si è “valutato che, per garantire il migliore utilizzo delle risorse pubbliche, il massimo livello di trasparenza e il più ampio livello di partecipazione, si debba procedere alla revoca, in via di autotutela, di tutti gli atti del procedimento concorsuale per l’affidamento dei lavori di ammodernamento e adeguamento della SS 275 Maglie-S. Maria di Leuca, previo annullamento dell’aggiudicazione all’ati Ccc-Aleandri-Igeco ed esclusione dell’ati Matarrese Coedisal per le motivazioni contenute nei relativi provvedimenti”.

Il riferimento è alle fideiussioni false presentate da quest’ultimo raggruppamento ritenuto così “inaffidabile”; è al pasticcio sulla coop bolognese, arrivata prima nella procedura di gara dalla quale, invece, avrebbe dovuto essere esclusa per mancanza dei requisiti; fino ad andare a ritroso, al punto di partenza, vale a dire all’affidamento della progettazione, senza alcun bando pubblico, dal Consorzio Sisri di Lecce alla società Pro.Sal. dell’ingegnere Angelo Sticchi Damiani, attuale numero uno dell’Aci. La gran parte di questi rilievi erano stati più volte denunciati, nelle sedi della giustizia amministrativa, contabile e penale, dagli attivisti salentini, rimasti Cassandre per anni.

Profetica è stata Antonella Accroglianò, la “dama nera di Anas”, in quell’intercettazione in cui, l’8 gennaio 2015, annunciò: “Quella è la prossima bomba che arriva… è Santa Maria di Leuca. È la vergogna delle vergogne”. E la bomba è deflagrata nelle mani della società pubblica, il cui ex presidente Pietro Ciucci è indagato per abuso d’ufficio proprio per questa vicenda. È scoppiata nelle mani delle società private che si sono fatte la guerra per anni. È esplosa, però, anche in quelle di un centinaio di operai, che da agosto presidiano la statale, dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento collettivo dall’azienda Coedisal.

Ora, cosa succederà? “Anas – è riportato in una nota ufficiale – procederà subito dopo all’indizione di una o più procedure di gara, previa suddivisione in lotti dell’opera che consentirà di individuare parti di intervento idonee ad essere avviate nei minori tempi tecnici possibili, rispondendo, nel contempo, alle urgenze del territorio e alla tutela dell’ambiente”. C’è anche questo, infatti, ad agitare le acque. Non si tratta solo degli impatti di un maxi cantiere in una lingua di terra dal consumo di suolo degno di una metropoli, ma anche della scoperta di più discariche di rifiuti tossici interrate lungo quello che avrebbe dovuto essere il futuro tragitto.

“Anas – ha dichiarato Armani – ha orientato le proprie scelte non solo al fine di perseguire il ripristino della regolarità dell’appalto, nel rispetto delle pronunce giurisprudenziali susseguitesi nel corso degli anni, ma, attraverso un’oculata project review dell’intervento, anche al fine di rispondere alle mutate esigenze progettuali nel frattempo emerse sotto il profilo della sostenibilità tecnico/economica/ambientale, cercando di garantire, nel contempo, il più celere avvio dei lavori e il contenimento della spesa pubblica”.
Si è rischiato grosso, tra costi lievitati e possibili risarcimenti. Si rischia ancora. La nuova battaglia legale delle società è dietro l’angolo.