Società

Pokémon Go, tutti pazzi per l’app del momento, compreso il capo dello Stato  

Cronaca di un successo non annunciato

Le discussioni sul referendum, ha detto il presidente Mattarella alla cerimonia del Ventaglio, “mi sono apparse surreali, come la caccia ai Pokémon”. Ebbene sì: anche il capo dello Stato è stato folgorato sulla via del videogioco già scaricato 7 milioni e mezzo di volte.

Il 14 luglio, alla vigilia dell’uscita in Italia su Android e iOS, era già pokémania nei paesi (Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda) in cui l’applicazione, otto giorni prima, era stata lanciata, e il sito YouPorn si era pubblicamente congratulato con l’azienda giapponese Nintendo (co-produttrice e socia in affari, per l’occasione, della californiana Niantic): sui motori di ricerca l’espressione “Pokémon Go” era riuscita a superare per popolarità la parola porn.

È proprio Pokémon Go il nome dell’app che, collegando uno smartphone al sistema satellitare di geolocalizzazione Gps, permette di trastullarsi in Ar (Augmented reality, “Realtà aumentata”) con i piccoli “mostri tascabili” (pocket monsters) ideati dalla Nintendo nel 1996, e allora protagonisti di un videogioco per la consolle portatile Game boy. Nel gioco si dovevano catturare, allenare in palestra, far combattere i propri pokémon contro quelli degli avversari. Scopo del gioco era arrivare a completare il pokédex, l’enciclopedia digitale che li raccoglieva tutti e 151. Negli anni sarebbero diventati 720.

Il più famoso dei pokémon, Pikachu, ha spopolato ovunque. In Giappone il piccolo roditore, come molti altri personaggi di manga o anime (DoraemonNaruto, Detective Conan, etc.), è stato addirittura riprodotto in un francobollo. Ora, con l’arrivo sul mercato di Pokémon Go, la concorrenza si è fatta spietata. Con Gengar, che abita il buio e si nutre dei sogni delle persone, una venticinquenne cresciuta a pane e pokémon, Valeria Girardi (alias Hypnotic Soul) vorrebbe addirittura passare le proprie notti. Il simpatico Diglett, che vive sottoterra e, quando affiora in superficie, mostra solo la testa marrone, simile a un salsicciotto vagamente fallico, lo si vede fuoriuscire, in alcune foto circolanti su internet, dalla patta dei jeans, di una tuta, dei pantaloni del pigiama. E poi ci sono Gastly, Krabby, Magneton, Ponyta, Rattata, TentacruelWeedle… Potrebbe presto dare del filo da torcere a Pikachu perfino Magikarp, il pesce rosso e arancio che nessuno vorrebbe allenare: riesce a sopravvivere anche in acque inquinatissime, ma ha un rendimento imbarazzante. Pokémon Go, in ogni caso, non è un granché. Anzi, detto francamente, è piuttosto noioso.

A caccia di pokémon, dovunque e a ogni ora

Molti “pokémongomani”, per aggiungere alla loro collezione anche un solo mostriciattolo, farebbero di tutto. C’è chi si avventura nei luoghi più pericolosi o impensabili nei quali possono essersi nel frattempo concentrati altri giocatori alla ricerca di una palestra oppure di un pokéstop, luogo di stazionamento per rifornirsi, acquistando la merce con le pokécoins, di tutto il necessario: le indispensabili sfere (pokéball, megaball, ultraball) per la cattura dei pokémon; esche varie, alcune deliziosamente profumate, con le quali attirarli; una borsa più capiente per contenerli; medicamenti per curare i pokémon feriti (dopo un combattimento); uova da far dischiudere durante il tragitto.

Intanto chi ha fiutato l’affare si attrezza, fra neoproprietari di sedicenti palestre, cacciatori e allenatori di mostriciattoli a pagamento, proprietari di bar e ristoranti che si fanno pubblicità per favorire i raduni dei pokémaniaci nei pressi dei loro locali informando che gli esercizi sono situati nei pressi di un pokéstop (al momento non se ne possono creare di nuovi), una meta tanto agognata da aver indotto quattro malviventi del Missouri ad attirarvi alcuni adolescenti, al fine di derubarli.

In rete, di aneddoti e storie surreali, demenziali, assurde su Pokémon Go, ne circolano ormai a centinaia: in molti casi si tratta delle solite bufale, o di notizie parzialmente false o gonfiate a dismisura, in molti altri il racconto è invece autentico. Sembra intanto che un giovane americano abbia completato la sua raccolta, catturando 142 pokemon dei 151 (lo stesso numero della serie iniziale) teoricamente disponibili. Il ragazzo non avrebbe potuto fare di più (alcuni di quei 151 pokemon, fra cui l’ambitissimo Mewtwo, non sono stati ancora immessi sul mercato statunitense). Per portare a termine l’impresa ha catturato 4.269 pokémon, e per far schiudere le sue oltre 300 uova ha dovuto camminare, in due settimane, per più di 150 km. Un maratoneta.

Di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani