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Cassa giornalisti rinnova i vertici. In continuità con la gestione sotto inchiesta

Il nuovo consiglio di amministrazione ha nominato presidente Marina Macelloni, indicata come successore da Andrea Camporese, l'ex numero uno rinviato a giudizio per corruzione e truffa ai danni dell'ente. Rinviata la decisione sulla costituzione di parte civile nei suoi confronti. Per Daniela Stigliano, consigliere generale eletta nella lista Inpgi - La svolta, "è insolito che i rappresentanti degli editori abbiano preso posizione di fronte a candidature contrapposte"

L’elezione di una nuova presidente nel segno della continuità con il predecessore Andrea Camporese, nel frattempo rinviato a giudizio in un filone dell’inchiesta sul crac della holding Sopaf affondata dai fratelli Magnoni. E la decisione di rimandare ancora la discussione sulla costituzione di parte civile nei confronti di quest’ultimo, responsabile secondo l’accusa di corruzione e truffa ai danni dell’istituto, nel processo che si apre il 21 aprile a Milano. E’ il risultato della prima riunione del nuovo consiglio di amministrazione dell’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti, che si è tenuta il 7 aprile e ha eletto presidente e vicepresidenti. Sulla poltrona più alta siederà Marina Macelloni, caporedattore del Sole 24 ore, indicata da tempo da Camporese per la propria successione. Questo dopo che in extremis era sfumata la candidatura di Daniele Cerrato, presidente della Casagit, che non avendo la certezza dell’elezione ha deciso di non presentarsi.

Il cda che ha scelto Macelloni è stato eletto il 22 marzo dai 63 membri del Consiglio generale pescando dalle due sole liste che hanno superato le forche caudine delle regole statutarie dell’istituto, interpretate, secondo la minoranza, a tutto vantaggio della maggioranza rappresentata dal gruppo L’Inpgi siamo noi. Emanazione dell’ex presidente. Invocando una presunta “analogia con le elezioni politiche“, infatti, è stato deciso di permettere a ogni consigliere di firmare una sola lista. Considerato che per presentarne una servono almeno 7 firme e che la maggioranza aveva dalla sua 45 consiglieri generali, questo sbarramento ha fatto sì che solo L’Inpgi siamo noi e Inpgi futuro potessero proporre i propri candidati. La prima ha ottenuto 42 voti e otto seggi, andati alla Macelloni e a Giuseppe Gulletta, Massimo Zennaro, Giuseppe Marzano, Paolo Serventi Longhi, Claudio Scarinzi, Edmondo Rho e Maria Pia Farinella, la seconda ha visto eletti Carlo Chianura e Mario Antolini, che si è poi dimesso e facendo subentrare Paola Cascella.

Nella prima riunione del cda, il 7 aprile, con 12 voti su 14 è stata eletta presidente Macelloni. Da notare che, per la prima volta nella storia dell’Inpgi, i rappresentanti della Fieg Fabrizio Carotti e Francesco Cipriani hanno preso posizione, votando per la Macelloni e Gulletta, invece che per il ticket Giannura-Cascella. Al contrario Mauro Marè, designato dal ministero del Lavoro e della previdenza sociale, e Antonio Funiciello, designato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, non hanno partecipato alle votazioni.

“Ritengo che le regole debbano essere cambiate”, è il commento di Daniela Stigliano, consigliere generale eletta nella lista Inpgi – La svolta, “perché non garantiscono a tutti l’agibilità democratica e sono contraddittorie: da un lato prevedono che una lista possa avere meno voti del quorum necessario per avere un consigliere di amministrazione, dall’altro richiedono che siano presentate più firme di quanti sono i voti necessari per essere eletti, impedendo a un consigliere di sottoscrivere più liste non perché lo statuto lo vieti espressamente ma in base all’interpretazione che dello statuto è stata data durante il consiglio generale del 22 marzo”. Inpgi Futuro contesta invece la decisione di non considerare le schede bianche come voti validi ai fini del quorum, cosa che ha comportato la mancata attribuzione di un consigliere di amministrazione alla lista. Sul fronte politico, fa notare poi Stigliano, “è quantomeno insolito che i rappresentanti degli editori in cda abbiano preso posizione di fronte a candidature contrapposte della parte giornalistica del Consiglio per i ruoli di presidente e vicepresidente vicario”.

Il risultato finale è stato appunto il trionfo della continuità rispetto a una gestione che nel 2014 ha prodotto un disavanzo di 118 milioni di euro nei conti dell’istituto. Buco a fronte del quale il vecchio consiglio di amministrazione ha dato il via a una svendita del patrimonio immobiliare della cassa. Non sorprende dunque se, riguardo alla costituzione di parte civile nel processo a Camporese, che consentirebbe tra l’altro di recuperare le spese legali sostenute dall’istituto anche per la difesa dell’ex presidente, la Macelloni ha spiegato che il cda ne discuterà ma dovrà ascoltare che cosa ne pensano gli avvocati che rappresentano l’Inpgi. Avvocati nominati durante gli otto anni di presidenza di Camporese.