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Attualità

La fenomenologia del porno e il declino del sesso esibito - 4/6

Anni fa, le edicole furono sommerse da riviste che in una decina d’anni ebbero una trasformazione assolutamente radicale. Oggi i filmati pornografici circolanti in rete superano i 5.000.000

Gli anni Ottanta. Le pornostar

Nei quotidiani, la pagina del cinema, era divisa in due parti: film mainstream e cinema a luci rosse, in un rapporto quasi di uno a uno. Nei cinema porno non c’era orario. Spesso c’era chi entrava al mattino e usciva la sera. Ogni tanto qualcuno ci restava secco. Tutti fumavano. Tutti si masturbavano. E le affermate star del settore (“pornostar” è un neologismo dell’epoca aveva proprio in Italia il suo apogeo. Storie di donne che si emancipavano, si arricchivano e talvolta si rovinavano. Storie che vanno dall’entusiasmo perverso della “figlia dei fiori” Ilona Staller alla parabola desolante di Karin Schubert, che iniziò la sua carriera con Visconti e finì con una serie di atti autolesionistici e ricoveri. E poi l’icona porno nazionale per eccellenza, Moana Pozzi. Artefice di tutto, il fotografo Riccardo Schicchi. Intanto, noi ragazzini di allora frugavamo nelle discarica nell’attesa di un’agnizione genitale: un foglio strappato, qualche pagina di Le Ore. Intanto, le prime tv private, nell’anarchia delle regole, trasmettono, a ore improbabili, fuori palinsesto, film porno.