Emilia Romagna

Aldrovandi: basta insultare la memoria di Federico, lo Stato onori la famiglia

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Il 25 settembre del 2015 È stato morto un ragazzo, per riprendere il titolo del film di Filippo Vendemmiati, si chiamava Federico Aldrovandi.
In questi giorni lo ricordano papà Lino, mamma Patrizia, il fratello Stefano, gli amici di sempre che, con lui, condividevano amori, curiosità e una grande passione per la squadra del cuore: la Spal, storica e gloriosa società di Ferrara.

Lo ricordano a modo loro, senza retorica, ma continuando a reclamare verità e giustizia non solo per Federico, ma anche per le famiglie Magherini, Cucchi, Ferrulli, Uva…

Con loro Luigi Manconi e l’avvocato Fabio Anselmo, da sempre dalla parte delle vittime, garantisti della prima ora, di quelli che non scelgono in base al colore e al reddito delle persone coinvolte.

“Quello che è accaduto a nostro figlio non dovrà accadere ad altri”, questo il pensiero che ha guidato in questi anni l’azione della famiglia di Federico e l’associazione Giustizia per Aldro”.
In questi 10 anni hanno subito oltraggi, depistaggi, veline di regime, silenzi omertosi, sino alla condanna dei 4 agenti che, scontata la pena, hanno ripreso la divisa, lavorano a Ferrara e magari un giorno potrebbero pure controllare i documenti a Patrizia e a Lino.

Alcuni di costoro hanno continuato ad insultare la memoria di Federico, anche dopo la condanna, e hanno osato molestare Patrizia, a pochi metri da casa sua.
Lei ha risposto con la dignità di una donna ferita, ma non vinta, così ha continuato nelle sue denunce, ha difeso le famiglie di altri ragazzi morti, mentre erano nelle “mani dello stato”, ha animato iniziative ovunque e sempre nel segno dell’interesse collettivo.

Poi li ha mandati tutti a quel paese, ha deciso di ritirare le querele, pur di non vedere mai più i Giovanardi di turno, confermando di essere una donna ricca di passione civile, una che ha il senso della giustizia, ama la Costituzione e ancora si indigna quando assiste ad una strage di legalità e di senso civico.

Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi non amano le luci della ribalta e tanto meno le onorificenze; ma lo Stato, quello con la S maiuscola, dovrebbe essere onorato di ospitarli sul territorio nazionale e dovrebbe donare loro le massimo onorificenze pubbliche, quelle che spettano a chi ha davvero onorato la Repubblica, difendendola da funzionari che hanno tradito giuramento, divisa e onore.

Di recente si è anche liberato un posto da Cavaliere, in seguito alla condanna di un ex presidente del Consiglio.
Che bello sarebbe poter vivere in uno Stato, sempre con la S maiuscola, capace di trasferire quella onorificenza alla famiglia di Federico Aldrovandi!

Chi, infine, volesse ripercorrere il calvario di Federico veda o riveda il film È stato morto un ragazzo che l’autore Filippo Vendemmiati, con gesto di raffinata sensibilità umana e professionale, ha messo a disposizione di chiunque non voglia dimenticare una delle pagine più sporche della nostra storia repubblicana.