Governo

Pennetta-Vinci, Renzi a New York con volo di Stato. Emiliano: “Mi sarebbe piaciuto, il dovere me lo impedisce”

Per la sfida tutta italiana agli Us Open il capo del governo ha deciso di utilizzare l’aereo a disposizione per impegni istituzionali. Salta l’agenda italiana: niente Fiera del Levante. E scoppia la polemica. Salvini: "Una vergogna"

Volo di Stato per missione istituzionale. Quale? Presenziare alla finale tutta italiana degli Us Open di tennis tra la brindisina Flavia Pennetta e la tarantina Roberta Vinci. La competizione sportiva, seppur storica per tutto il movimento azzurro, diventa un impegno per il quale esercitare la prerogativa di utilizzare l’aereo a disposizione per gli impegni istituzionali. E, soprattutto, la presenza alla partita cancella la partecipazione del capo del governo a un evento strategico per l’economia del Mezzogiorno. Per atterrare a spese dei contribuenti in quel di New York, infatti, il segretario del Pd ha cancellato tutti gli impegni di giornata, primo fra tutti l’inaugurazione della Fiera del Levante di Bari, dove ha mandato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Il padrone di casa non l’ha presa benissimo: “Mi sarebbe tanto piaciuto andare e festeggiare questo evento, ma il mio dovere me lo impedisce”  la battuta al vetriolo di Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia e negli ultimi tempi sempre più in dissidio con il presidente del Consiglio (riforma della scuola, trivellazioni in Adriatico e treni ad alta velocità i temi del contrasto), tanto che quest’ultimo da Vespa lo ha indicato come uno dei suoi nemici.

Volo di Stato last minute (in compagnia di Malagò)
Evidentemente, però, per Renzi il cemento di Flushing Meadows è più importante della campionaria pugliese, dove è rappresentata gran parte dell’economia del Sud Italia. Dopo la vittoria di Roberta Vinci su Serena Williams – e con la finale tutta italiana divenuta incredibilmente realtà – il premier ha comunicato la sua soddisfazione alla solita maniera, con un tweet: “Meravigliose Flavia e Roberta”. Poi deve averci ripensato e invece che godersi lo spettacolo del tennis azzurro in poltrona ha preferito andare di persona nella Grande Mela. La macchina organizzativa si è messa in moto immediatamente. I primi ad essere informati, al di là del Giglio magico, sono state le collaboratrici del presidente del Coni Giovanni Malagò, al cui nome era stato prenotato un volo di linea Roma-New York. Prenotazione cancellata una volta appresa la disponibilità dell’aereo di Stato. Il Coni ha – giustamente – risparmiato. Lo Stato no.

Il programma del volo e i possibili costi (a spese dei contribuenti)
Renzi e Malagò (con loro anche il presidente della Federtennis Angelo Binaghi) rientreranno in Italia immediatamente dopo la fine del match. Un dettaglio non da poco sul costo complessivo della già costosa ‘missione istituzionale’. Difficile, tuttavia, calcolare con esattezza quanto ha speso lo Stato per permettere al primo ministro di andare agli Us Open. Una stima per forza di cose approssimativa è possibile analizzando un rapporto realizzato dal colonnello Giovanni Bardelli (coordinatore del servizio per i voli di Stato) per Palazzo Chigi nel 2014. Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al 2013 (il premier era Enrico Letta, colui che dopo Mario Monti ha operato una vera spendig review sui voli blu, tornati prepotentemente a viaggiare con l’avvento dell’ex sindaco di Firenze a Palazzo Chigi): 5378 ore complessive di volo sono costate alle casse pubbliche 26milioni e 890mila euro, quindi in media 5mila euro all’ora. In questo caso, considerando che per la tratta Roma-New York è prevista una durata di circa 8 ore, il volo andata-ritorno costerebbe allo Stato circa 80mila euro. Tale cifra, tuttavia, è giocoforza per difetto e non tiene in considerazione alcuni parametri importanti, primo fra tutti il tipo di aereo utilizzato per il viaggio. In tal caso, se Renzi fosse andato negli States a bordo di un Falcon (poco probabile) la cifra spesa non sarebbe molto superiore a quella calcolata; se invece si trattasse di un aereo più grande (ad esempio l’Airbus A319) il costo complessivo potrebbe anche raddoppiare, sfiorando i 160mila euro. Entrambe le stime, inoltre, non tengono in considerazione le altre spese a corredo del viaggio. Importante, ad esempio, anche il tempo di permanenza in aeroporto. Per quest’ultimo fattore c’è il rischio beffa. Le previsioni meteo, infatti, non escludono che su New York possa piovere proprio nelle ore in cui è prevista la finale. Se così fosse, il match sarebbe rinviato a domenica, condizioni climatiche permettendo. In tal caso il costo finale della missione istituzionale salirebbe ulteriormente.

I precedenti: dalla settimana bianca a Courmayeur ai comizi delle amministrative in Trentino
Matteo Renzi, del resto, non è nuovo a polemiche sull’utilizzo dei voli di Stato. L’ultima in ordine di tempo è quella del maggio scorso, quando il premier ha utilizzato aerei delle Repubblica per presenziare ai comizi degli esponenti dem in occasione della campagna elettorale precedente alle elezioni amministrative in Trentino Alto Adige. “La sua propaganda ci costa 26mila euro l’ora” denunciò all’epoca il Movimento 5 Stelle, che a gennaio 2015 ha sollevato un’altra bufera per il viaggio in Falcon di Renzi e famiglia a Courmayeur. In quel caso la missione istituzionale era la settimana bianca in occasione del Capodanno. Di questi giorni, invece, l’ultimo capitolo del rapporto tra Renzi e gli aerei di Stato: il presidente del Consiglio, infatti, ha da poco ordinato (in leasing) un jet per voli della Repubblica a raggio ‘ultra-lungo’. Il nuovo aereo può volare per 15 ore senza fare scali e sarà accessoriato di tutto, dal wi-fi alla sala riunioni. Primo viaggio a ottobre in Sudamerica.

La polemica politica: da “spot sicuro” a “fuga dai problemi del Mezzogiorno”
Il “blitz” di Matteo Renzi a New York ha scatenato l’ira dei suoi oppositori, con il centrodestra che ha parlato di spot sicuro (non ci potranno essere delusioni nella finale tutta italiana) e ha visto nell’assenza del premier alla Fiera del Levante una “fuga dal Mezzogiorno e dagli impegni che anche nel Pd vengono chiesti con insistenza per il Sud a Palazzo Chigi”. Il cui massimo rappresentante, non andando a Bari, ha evitato la contestazione di un gruppo di sindaci salentini, contrari all’approdo del gasdotto Tap nella loro zona (è toccato a Claudio De Vincenti sorbirsi fischi e urla). “Che la finale Vinci-Pennetta a New York sia un grande momento per l’Italia è evidente. Che il premier voli lì per l’ennesimo spot pubblicitario a spese del contribuente, disertando un impegno istituzionale al Sud, è tipico del personaggio” ha detto Maurizio Gasparri, mentre Renato Brunetta ha accusato Renzi di farsi “uno spot ‘win-win'”.

Salvini: “Vergogna”. La difesa di Cuperlo: “Matteo come Pertini”
Durissimo il commento di Matteo Salvini: “Quando ho saputo che Renzi ha preso un aereo al volo per andare a vedere la finale di tennis tra Vinci e Pennetta mi è venuto un vaffa… Renzi se la guardi in televisione la partita”. Per Raffaele Fitto, ex governatore pugliese e leader di Conservatori e riformisti, Renzi “ha colto la palla al balzo per non essere a Bari. Forse per non dire con chiarezza qualcosa sul Mezzogiorno“. Renzi, tuttavia, ha scontentato anche una città del Nord importante come Verona, dove era attesa per una manifestazione culturale. “Ci faccia una cortesia: non torni più da noi e dedichi le sue chiacchiere da attore navigato ai 100 teatri di altre città. Che si vergogni” ha attaccato il senatore della Lega Paolo Tosato. Dal Pd, invece, hanno abbozzato una difesa d’ufficio del premier, con Gianni Cuperlo che ha citato un precedente illustre, ovvero quando Pertini volò a Madrid per la finalissima del ‘Mundial’ di calcio. Nel 1982, però, Pertini andò a vedere una partita della nazionale perché era stato invitato, tornò in Italia con la squadra e, soprattutto, era il Presidente della Repubblica Italiana.