Cronaca

Castello di Narni, monsignor Paglia indagato per associazione a delinquere

L'ex vescovo di Terni, rimosso da Ratzinger dopo avere lasciato un buco da 20 milioni alle casse della curia avrebbe partecipato attivamente alla compravendita del Castello di San Girolamo, distraendo più di un milione di euro alla diocesi

Monsignor Vincenzo Paglia indagato per associazione a delinquere. Secondo quanto riporta il Corriere, il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, è indagato dalla procura di Terni per la compravendita del castello di Narni. Secondo i magistrati, infatti, la gara pubblica si sarebbe svolta in modo irregolare. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere alla turbata libertà degli incanti, truffa ai danni del Comune di Narni, abusivo esercizio del credito, appropriazione indebita.

Paglia, esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio fondata dall’ex ministro Andrea Riccardi, prima di diventare presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia nel 2012, per 12 anni era stato vescovo di Terni-Narni-Amelia dove ha lasciato un buco da 20 milioni di euro. Una situazione economica disastrosa tanto da richiedere l’intervento di Papa Francesco che aveva autorizzato un prestito infruttifero di 12 milioni di euro dello Ior alla diocesi umbra. Prestito che aveva inciso negativamente sul bilancio del 2013 della banca vaticana.

Una situazione che aveva portato alla rimozione di Paglia dalla guida della diocesi di Terni, decisa, nel febbraio 2013, da Benedetto XVI pochi giorni prima delle sue dimissioni. Fu sempre Ratzinger a scegliere come amministratore apostolico per risanare i conti della Curia umbra, monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna. Dopo l’operazione di risanamento finanziario durata due anni, con il prestito dello Ior voluto da Bergoglio, Papa Francesco aveva scelto come nuovo vescovo di Terni il francescano padre Giuseppe Piemontese, ex custode del Sacro convento di Assisi.

Ora per Paglia arriva una nuova tegola dalla procura di Terni. Al centro delle indagini, infatti, c’è la compravendita avvenuta quattro anni fa del castello di San Girolamo a Narni, formalmente da parte della Imi immobiliare Srl, ma che in realtà sarebbe stata realizzata utilizzando indebitamente denaro della diocesi di Terni. Secondo i magistrati sarebbe stato lo stesso Paglia uno dei promotori dell’affare. Il presule avrebbe agito in concorso con altri soggetti tra cui Paolo Zappelli, amministratore unico della Imi Immobiliare ed economo della diocesi umbra, Luca Galletti, direttore dell’ufficio tecnico della diocesi e Francesco De Santis vicario episcopale e portavoce del vescovo. Sotto indagine ci sono anche Stefano Bigaroni, sindaco di Narni all’epoca dei fatti, gli amministratori del comune umbro Antonio Zitti, Alessia Almadori e Alessandra Trionfetti e i componenti del cda di società immobiliari Gian Luca Pasqualini e Giampaolo Cianchetta. Quest’ultimo anche presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi.

Secondo gli inquirenti, la compravendita del Castello di San Girolamo, oggi in stato di abbandono, sarebbe costata alla diocesi di Terni più di un milione di euro. L’operazione sarebbe stata realizzata utilizzando due conti correnti della Curia umbra che erano nella disponibilità dei due collaboratori di monsignor Paglia, Galletti e Zappelli, i quali avrebbero poi beneficiato del business immobiliare. Sempre secondo i magistrati, l’allora sindaco di Narni comunicò al vescovo l’intenzione del Comune di vendere il castello prima ancora della pubblicazione dell’elenco delle aree del Comune di Narni poste in vendita, prevedendo nel bando di gara un prezzo di 1 milione e 760mila euro, una somma largamente inferiore al valore reale stimato di oltre 5 milioni e mezzo di euro. Da qui una serie di carteggi, che il pm giudica illeciti, fino all’aggiudicazione del bene a una società non solo diversa dalla vincitrice della gara, ma che non aveva nemmeno i requisiti per parteciparvi.

Twitter: @FrancescoGrana

IL LEGALE: “MONSIGNOR PAGLIA PROSCIOLTO, NON PROVOCO’ IL BUCO”
Monsignor Paglia non è responsabile della causazione del cosiddetto “buco” nel bilancio della Diocesi di Terni-Narni-Amelia e non è stato rimosso dal suo incarico di Vescovo per tali ragioni, bensì elevato alla dignità di Arcivescovo essendo stato nominato presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il gip di Terni, inoltre ha archiviato l’indagine nei confronti di Monsignor Vincenzo Paglia. A chiedere il proscioglimento è stata la stessa Procura. Nel decreto di archiviazione il gip Simona Tordelli definisce certa la totale estraneità  di Monsignor Paglia, il quale risulta aver agito sempre nell’espletamento del suo mandato pastorale, con l’unico obiettivo di assicurare alla realtà cittadina un riscatto in termini sociali e culturali.
Avv. Gianni Scarpato