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Corruzione, Visco: “È nemica degli imprenditori onesti italiani e stranieri”

Il governatore della Banca d'Italia ha sottolineato che criminalità organizzata, corruzione ed evasione fiscale sono "incompatibili con un'economia di mercato equa ed efficiente". Poi il numero uno di via Nazionale ha detto che il programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce avrà un effetto limitato nel tempo. Per questo ora servono investimenti che aumentino il potenziale di crescita

La corruzione “scoraggia gli imprenditori onesti” ed è nemica di un’economia che funziona. Anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo in un convegno sulla storia dell’Iri all’Accademia dei Lincei, ha affrontato il tema della legalità e della lotta alla criminalità economica come presupposti per creare un ambiente favorevole allo sviluppo, oltre che rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni: “Un sistema che non è in grado di combattere con decisione, e con successo, la criminalità organizzata, la corruzione, l’evasione fiscale, non è compatibile con un’economia di mercato equa ed efficiente“, ha affermato Visco a pochi giorni dall’approdo nell’aula di Palazzo Madama, dopo 734 giorni di stallo in commissione, del ddl anticorruzione. “La legalità è una risorsa che va tutelata in ogni suo aspetto”.

Visco, dopo aver attestato che si assiste a un “recupero di fiducia” grazie al programma di acquisto di titoli di Stato varato dalla Banca centrale europea, ha poi auspicato un aumento degli investimenti: “Il ritorno a tassi di crescita in grado di generare maggiori posti di lavoro non può essere che graduale e passa necessariamente per un aumento, sostenuto e consapevole, della spesa per gli investimenti, privati e pubblici, nazionali ed europei”. Le politiche monetarie, ha ricordato Visco, non bastano: il quantitative easing “migliora il contesto macro, riduce l’incertezza e sostiene la fiducia, ma è destinato per sua natura a smorzarsi quando avrà raggiunto l’obiettivo” sui prezzi. Per questo “è il momento di intervenire strutturalmente sul potenziale di crescita dell’economia”, occorrono “strumenti che innalzino a un tempo produttività e occupazione, creando nuovo reddito e nuova domanda”. E proprio gli investimenti sono “la cerniera fra domanda e offerta, sospingono il reddito, ristrutturano l’offerta incorporandovi il progresso tecnologico e adeguandola ai nuovi contesti competitivi”.

In questo quadro, il contributo che le politiche pubbliche possono dare “per sostenere un sistema produttivo complessivamente ancora in forte affanno” è soprattutto legato alla qualità dei “servizi offerti dagli apparati pubblici”, che è “in molti modi fondamentale per l’accumulazione, il progresso del capitale umano, l’abbattimento degli oneri delle imprese”. Non solo: “Gli investimenti immateriali sono essenziali per creare un ambiente favorevole alle imprese e per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, il cui buon funzionamento è fattore cruciale per l’economia”, ha ricordato il successore di Mario Draghi in via Nazionale.