Lavoro & Precari

Fiat, licenziati 4 operai del polo di Nola. Hanno inscenato “funerale” di Marchionne

Durante le manifestazioni del 5 e 10 giugno sono comparsi un manichino impiccato con la foto dell'ad incollata sul volto e una finta bara. Per l'azienda si tratta di un "incitamento alla violenza" e una "palese violazione dei più elementari doveri discendenti del rapporto di lavoro" che ha "provocato gravissimo nocumento morale". Le proteste erano state organizzate per chiedere il ritorno a Pomigliano dei 300 operai distaccati al polo logistico e in cassa integrazione dal 2008

Dopo il dietro front sul trasferimento di 500 operai cassintegrati da Mirafiori alla Maserati di Grugliasco, Sergio Marchionne torna a usare il pugno di ferro. E i lavoratori rispondono con la proclamazione di un nuovo sciopero. Martedì quattro operai in cig hanno ricevuto dal Lingotto una lettera di licenziamento per motivi disciplinari. L’azienda, secondo il Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat legato ai Cobas, contesta la loro partecipazione alle manifestazioni organizzate il 5 e 10 giugno davanti al polo logistico di Nola per chiedere il ritorno a Pomigliano degli oltre 300 lavoratori distaccati dal 2008 e da allora in cassa integrazione. Proteste durante le quali sono comparsi un manichino impiccato con la foto dell’amministratore delegato incollata al posto del volto e una finta bara, a inscenare una veglia funebre. Un modo, sostengono gli operai, per ricordare i suicidi e tentati suicidi di alcuni lavoratori in cassa integrazione e gli incidenti sul lavoro avvenuti in azienda. Ma secondo Fiat quelle scene, avvenute “alla presenza di giornalisti e fotografi di varie testate che ne hanno dato ampia diffusione”, integrano “un’intollerabile (sic) incitamento alla violenza” e “costituiscono una palese violazione dei più elementari doveri discendenti del rapporto di lavoro”. Non solo: hanno “provocato gravissimo nocumento morale all’azienda ed al suo vertice societario”. Di qui la decisione di licenziare per giusta causa i quattro dipendenti. Quelli che, stando alla lettera, hanno materialmente allestito il finto patibolo e il finto funerale.

Insieme a loro ha ricevuto una lettera di contestazione anche Mimmo Mignano, ex lavoratore del Giambattista Vico che è già in causa con l’azienda per altri due licenziamenti avvenuti nel 2006 e 2007. La sentenza del tribunale di Nola è attesa per il 17 luglio. Fiat, nella missiva recapitata martedì, lo informa che nel caso il giudice gli riconosca il diritto al reintegro verrà nuovamente lasciato a casa per i fatti di giugno. 

Subito dopo aver avuto notizia delle decisioni aziendali il Comitato ha annunciato nuove proteste a Pomigliano, chiedendo anche alla Fiom di aderire. Per mercoledì sono state proclamate due ore di astensione dal lavoro (dalle 13 alle 15) e dalle 12 si terrà un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento.

L’annuncio arriva mentre Fiat è impegnata con i sindacati in una difficile trattativa per il rinnovo del contratto, che si è arenata il 10 giugno sul “nodo” dell’aumento di stipendio una tantum chiesto dai rappresentanti dei lavoratori. Il 19 giugno, poi, Marchionne avrà inviato a tutti i dipendenti del gruppo un’altra missiva in cui definiva “incomprensibile, irrazionale e ingiustificata” la scelta di un gruppo di operai della Maserati di scioperare per protesta contro l’introduzione, da settembre, del 12esimo turno di lavoro.