Cronaca

Mario Ciancio, la corsa al capezzale dell’indagato

Mancava solo lui, il ministro dell’Interno nella collezione di reverenti ossequi che Mario Ciancio Sanfilippo, il potente editore catanese indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, può esibire. Il trofeo mancante è arrivato grazie ad Angelino Alfano che, come ha puntualmente raccontato il Fatto Quotidiano, non ha voluto mancare all’appuntamento con il vero padrone di Catania. Alfano ha piantato in asso i militanti e i dirigenti del Ncd che lo aspettavano impazienti, accumulando ben due ore di ritardo, che ha speso nella sede di Ciancio tra interviste e brillanti conversazioni. Essendo uomo di parola Alfano ha tenuto fede all’impegno assunto col padrone dei media siciliani. Nessun altro avrebbe beneficiato del bene del suo verbo. Dopo l’intervista ad Antenna Sicilia il ministro con gli altri venti giornalisti che lo aspettavano alla manifestazione non ha detto letteralmente aperto bocca.

Di fronte alle dichiarazioni sdegnate di Claudio Fava che ha pesantemente attaccato il ministro per la sua visita ad un indagato per mafia, Ciancio ha deciso di dire la sua con una surreale precisazione: non gli risulta essere indagato per turbativa d’asta, ma “solo” per concorso esterno in associazione mafiosa.

Anche in occasione della visita del ministro la  scusa, ormai becera, è quella dell’intervista. Di solito l’incaricato è Tony Zermo, ma questa volta l’onore è toccato alla direttrice di Antenna Sicilia,  Michela Giuffrida nota ai catanesi per non essersi opposta al licenziamento di sei suoi colleghi di Telecolor quando Ciancio compì la pulizia etnica di quella redazione che, come dire, gli stava un po’ sui cabbassisi. Michela Giuffrida restò al suo posto, invece, e accettò l’incarico di direttore.

Ma restiamo all’oggi. La scusa, dicevamo, è sempre un’intervista alla quale segue subito dopo o subito prima il rito dell’ossequio, del bacio della pantofola. La genuflessione si compie nella sala riunioni. L’ospite e il suo seguito vengono ricevuti da Ciancio attorniato dai suoi fidi  tra i mobili scuri e le antiche ceramiche di Caltagirone. Ciancio offre il caffè (che non beve) e  si va avanti in convenevoli e chiacchiere su varia umanità per un’oretta. Poi la foto di rito e i saluti. Il giorno seguente lo scatto viene pubblicato in bell’evidenza su La Sicilia a corredo dell’intervista. La foto è un trofeo, come le teste dei cervi abbattuti nelle Manor House britanniche. Tutti sanno cosa vuol dire quella visita: è una  legittimazione, un riconoscimento del potere e dell’intoccabilità di Ciancio. Un dire so chi sei, so che questo territorio è tuo e che qui comandi tu. Un rituale dalla simbologia mafiosa, al quale nessuno dei politici, ma anche delle istituzioni che ruotano su Catania si è mai sottratto.

Tra gli episodi più emblematici di questa consuetudine miserabile, la visita compiuta a rotta di collo, subito dopo i risultati elettorali, dal neo Governatore Rosario Crocetta che, dopo essersi impudentemente proclamato il nuovo Giuseppe Fava, non ha avuto altro pensiero se non quello di correre a rendere omaggio all’indagato per mafia Mario Ciancio.

 Non solo Crocetta. L’elenco sarebbe lunghissimo ed è un elenco assolutamente bipartisan: in visita all’indagato Ciancio sono andato persino il nuovo comandante dei carabinieri di Catania e l’ex pm antimafia Antonio Ingroia in qualità di capo dell’agenzia regionale di riscossione nella quale lo ha insediato il buon Crocetta.

Ma non ci sono solo le visite. Il leader degli industriali antimafia, Ivan Lo Bello, ha fatto di più. Accompagnato dalla scorta che dovrebbe difenderlo dai mafiosi, se ne è andato a cena con Ciancio lo scorso 1 febbraio scorso in un ristorante alle pendici dell’Etna. La cosa è finita in Parlamento perché il senatore 5 Stelle, Mario Giarrusso ha presentato un’interrogazione chiedendo come mai uno sotto scorta vada a cena con un indagato per mafia. A chi l’ha presentata l’interpellanza? Ma al ministro dell’Interno. Sì, proprio ad Angelino Alfano che ha pensato di rispondere a strettissimo giro al senatore grillino e lo ha fatto in modo inequivocabile: con un voscenza benedica a Mario Ciancio…