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Immigrazione, questione italiana o europea?

Cecile Kyenge al Parlamento europeo: “Sull’immigrazione i tempi sono maturi per strategie alternative. I morti accertati dal 1988 ad oggi sono quasi 20mila”. Così ha aperto il suo discorso alla conferenza “New European Migration Policies” organizzata dall’associazione European Alternatives al Parlamento europeo nel contesto del TransEuropa festival: “Per anni leggi inadeguate hanno generato misure e strumenti inutili, inefficaci ed onerosi”. Riferimento diretto alla legge Bossi-Fini che prevede pene pecuniarie (fino a 10mila euro) per persone che non hanno niente. Ecco che per la Kyenge “i tempi sono maturi per pensare strategie alternative, ovvero ripensare il concetto di sicurezza e le strategie per garantirla”. E “alternative” anche agli attuali Centri di identificazione ed espulsione (Cie) per i quali “la normativa nazionale dovrebbe meglio adeguarsi allo spirito di quella europea”.

Qualche giorno fa la Kyenge aveva detto che “le frontiere dell’Italia sono le frontiere dell’Europa” dicendosi favorevole all’ipotesi di un corridoio umanitario in mare, ipotesi avanzata nei giorni precedenti da Enrico Letta. Ecco che della questione si discuterà al Consiglio europeo della prossima settimana a Bruxelles (24-25 ottobre), la riunione tra i capi di Stato e di Governo dei Paesi europei famosa per durare sempre fino a notte fonda e per non portare a nessuna decisione definitiva.

Difficile che dalla riunione della settimana prossima esca fuori qualcosa di buono visto che l’immigrazione è un tema più che caldo e che il vento in Europa soffia sempre più a favore di partiti e formazioni che le frontiere vorrebbero chiuderle definitivamente. La scorsa settimana i ministri degli Interni Ue hanno trattato sulla creazione di un Frontex comune dalla Grecia alla Spagna. Insomma un rafforzamento dell’attuale Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne, ad oggi ridotta piuttosto al lumicino e con vari dubbi sulla propria condotta – soprattutto lungo il confine tra Grecia e Turchia.

Lo stesso Parlamento europeo la prossima settimana voterà a Strasburgo l’aumento di 2,5 milioni di euro, rispetto agli attuali 8,3 milioni, del bilancio 2014 di Frontex. Ma il vero pomo della discordia resta le competenze dell’agenzia e la cooperazione con i Paesi del Sud. Secondo alcune indiscrezioni, alcuni governi – anche quello italiano? – si sarebbero opposti a un eventuale coordinamento delle operazioni di localizzazione e salvataggio in mare, e questo per mantenere la competenza su queste operazioni a livello nazionale. Insomma, solidarietà e risorse europee ma cabina di regia degli interventi saldamente in mano nazionale, questo sarebbe l’auspicio dei governi, una pretesa piuttosto “sospetta”, giusto per usare un eufemismo.

“Dal mio punto di vista la priorità è l’integrazione come sviluppo e come ringiovanimento della nostra Europa. Il mio mandato è unire e condividere”. Con queste parole la Kyenge ha chiuso il suo intervento al Parlamento, lasciando intendere una logica personale del tutto diversa. Peccato che la reale competenza all’immigrazione resta al Ministero dell’Interno, quindi ad Angelino Alfano (una contraddizione in termini se allo stesso tempo si dice che l’immigrazione è una questione europea).

Ecco che ancora una volta il problema, oltre alle competenze e risorse, è tutto culturale: quale approccio vogliamo per l’immigrazione? E come l’Europa vuole gestire la sua politica immigratoria? La paura è che questa Europa si infili ancora una volta in discussioni lunghe e inconcludenti, mentre la soluzione sarebbe non solo “strategie alternative”, come dice la Kyenge, ma un’idea stessa di “Europa alternativa”, da cui deriva il nome stesso dell’associazione organizzatrice della conferenza.

Al vertice della settimana prossima avremo delle risposta. Intanto ecco come la Kyenge, insieme ad Anna Lodeserto di European Alternatives, incoraggia i cittadini europei ad adottare “una nuova immagine dell’Europa”.

Twitter @AlessioPisano, ww.alessiopisano.com