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Crisi: Rehn-Trichet, facciamola finita con le balle sul debito

Olli Rehn, il responsabile europeo per le politiche economiche, in una recente audizione con la nostra Commissione di Bilancio della Camera ha nuovamente ribadito la necessità di osservare strettamente il programma di rigore stabilito dall’Organismo Europeo nel “Patto di Stabilita’”. Pur non essendo un fumatore, ho cominciato a “fumare”, non con le sigarette ma con i nervi. Soprattutto dopo averlo sentito ergersi a gendarme dell’Italia intera, minacciata di essere ricacciata immediatamente nella “procedura del disavanzo” se sforasse di nuovo il tetto del 3% di contenimento del deficit sul Pil.

Ma cosa crede Rehn, che tutti gli italiani siano dei bamboccioni incapaci di capire la portata delle sue dichiarazioni e la consistenza reale dei pericoli che lui porta a giustificazione delle sue minacce? L’Italia ha sempre onorato i suoi debiti fin dalla sua unità nel 1861 dunque come si permette di trattarci come se fossimo dei debitori insolventi? Olli non è Babbo Natale, ma tutta quella sicumera da dove gli arriva? Noi mica lo abbiamo votato. Ci spieghi piuttosto da dove salta fuori questa misura del 3% di contenimento del deficit che non può essere sforato nemmeno se la gente si dà fuoco sulle piazze.

Qualcuno ha deciso (a capocchia, o pressapoco) che quello è il limite necessario per far rientrare dall’ingente debito alcuni paesi europei più esposti, quindi … ecco il gendarme Olli rigidamente impegnato nella guardia ai potenziali trasgressori. Fa niente se il risultato fin qui ottenuto da questo provvedimento, salvo alcuni decimali di poco conto, è stato ottenuto al costo di un disastro economico e sociale che sta sconvolgendo la vita a metà della popolazione europea. Il gendarme prosegue imperterrito nel suo compito. Magari ci capisce poco su quello che sta facendo, oppure lo capisce ma si guarda bene dall’opporsi, in ossequio alla solita gelida inflessibilità nordica.

Eppure manager del suo livello dovrebbero saperlo che l’indebitamento, di per se, non è un problema nei rapporti d’affari, e nemmeno, entro certi limiti, in quelli creditizi. Lo dico dall’alto della mia esperienza professionale. Ci dicono con tono severo che dobbiamo ridurre il debito altrimenti sarà un disastro: i risparmiatori scapperanno tutti dall’Italia!

A parte il fatto che il debito italiano è detenuto in gran parte da italiani (attorno al 70% se non ricordo male), questa è una evidente falsità che essi proferiscono al solo scopo di imporre la loro linea di austerity. La verità è che i risparmiatori guardano unicamente ai rendimenti e, storicamente, alla volontà e capacità del governo italiano di onorare sempre il rimborso del debito. E queste sono cose su cui l’Italia ha una onorabilità impeccabile. Casomai gli investitori scappano quando vedono i piccoli imprenditori darsi fuoco sulle piazze o gli operai protestare disperatamente per la chiusura delle fabbriche. Quindi sono proprio loro, con le loro dissennate regole di austerità, a tener lontano gli investitori e i risparmiatori, non il debito sovrano dell’Italia.

 

Ormai su queste assurde regole arrivano severe critiche persino dall’America, dove la strategia escogitata dagli europei viene ovunque indicata come chiaro esempio da NON seguire. Fin dall’inizio della crisi Bernanke, il numero 1 della Banca Centrale americana, abbassava il tasso di sconto praticamente a zero (lo è tuttora!), poi pian piano faceva scivolare il dollaro da una sostanziale parità con l’euro ad un  livello di quasi un dollaro e mezzo per un euro (adesso, nonostante la crisi in Europa, è ancora a 1,33).

Cosa fa invece Trichet, il suo equivalente alla Banca Europea?  La sua politica sui tassi consiste solo nel seguire, per tutto il 2009 e 2010, a debita distanza, il tasso americano. Ma in quella monetaria fa harakiri, perché lascia salire il dollaro a quasi una volta e mezzo l’euro, favorendo le esportazioni americane in Europa. Poi concede interviste per giustificare il suo operato (cioè niente a parte le chiacchiere) e dice che era ben conscio della crisi in arrivo dall’America, vantandosi che, verso la fine del 2010 Bernanke in persona lo aveva avvisato: “Attento che adesso tocca voi!”.

Probabilmente Bernanke voleva avvisarlo che il quel periodo a Manhattan si stava formando l’InterContinentalExchange Trust (ICE), una “clearinghouse” cioè un luogo dove le banche si incontrano per far transitare e scambiarsi le operazioni sui derivati finanziari, con un ramo particolare chiamato “Ice Clear Europe” al fine di indicizzare i Cds europei.  L’Ice Trust si è costituito fin dall’inizio come circolo esclusivo, e solo queste grandi banche ne sono state ammesse: Bank of America, Barclays Capital, Citi, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC, JP Morgan Chase, Merril Lynch, Morgan Stanley, Nomura, BNP Paribas, RBS e UBS.

Nel 2011 cominciano puntualmente gli attacchi della speculazione internazionale ai debiti sovrani Europei, e Trichet finalmente si muove, e cosa fa? Manco a dirlo! Fa esattamente il contrario di quello che serve a frenare gli attacchi della speculazione: alza il Tasso Ufficiale di Sconto europeo per ben due volte in pochi mesi (adducendo una inesistente inflazione incombente) e mette così in crisi tutte le banche Europee prosciugando gran parte della liquidità necessaria a confrontare gli attacchi della speculazione, infine, tramite gli accordi del Basel III, col pretesto di capitalizzare meglio le banche, ottengono il doppio risultato di mettere in ginocchio contemporaneamente sia le banche che le imprese europee in disperata ricerca di liquidità.    

Fianalmente nel 2011 Trichet se ne va e arriva Draghi, che subito riabbassa i tassi e governa un po’ meglio la Banca Centrale, senza pero’ dare nemmeno lui gli indirizzi corretti per fronteggiare seriamente la crisi.

Si è soliti dare tutta la colpa agli egoismi della Merkel, ma io sono di parere un po’ diverso. Anche la Germania ha un vincolo da rispettare per la riduzione del debito, ma con una economia che tira come la sua quello è un vincolo che disturba poco, anzi, è il momento giusto per occuparsene. Ma non per noi! Per l’Italia questo è il momento più sbagliato per le manovre di riduzione del debito, e lo è tanto di più in quanto non c’è alcuna reale urgenza e necessità a farlo ora. L’entità del debito non spaventa nessuno se l’economia del paese funziona (vedasi il caso Giapponese). Le cose da fare sono altre.

La vera priorità macro-economica per risollevarsi più in fretta da questa tremenda crisi è quella di congelare immediatamente il “Patto di Stabilita’ Europea”, e per la gente è quella di poter scegliere politici onesti e competenti, capaci di scegliere le politiche economiche e finanziarie utili per rilanciare il paese senza aumentare la già grave disuguaglianza sociale, che nei paesi guidati dal capitalismo liberale è in rapida crescita .