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Mondiali 2018 in Russia, S&P: “Molte città a rischio bancarotta per costruire gli stadi”

La competizione fortemente voluta da Putin non creerà danni economici solo a Mosca, San Pietroburgo, Kazan e Sochi. Per il resto delle sedi scelte per le gare c'è il pericolo del crack finanziario. Ne è convinta l'agenzia di rating statunitense Standard & Poor's

Vladimir Putin ha fortemente voluto, e ottenuto, l’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2014 e i Mondiali di calcio del 2018 per promuovere l’immagine della Russia nel mondo. Ma queste velleità di grandeur potrebbero costare caro al Paese: per ospitare la Coppa del Mondo di calcio, infatti, molte città rischiano di finire in bancarotta. A lanciare l’allarme è la nota agenzia di rating Standard & Poor’s, che in un report di recente pubblicazione avanza dubbi pesanti sulle cifre dell’organizzazione della manifestazione, e sulle sue possibili conseguenze.

“La maggior parte delle regioni ospitanti avranno difficoltà a reperire o generare i fondi necessari, a causa del previsto indebolimento delle finanze locali per la lenta crescita economica”, scrive S&P. Anche perché sui costi della manifestazione continua ad esserci poca chiarezza. La spesa prevista è già raddoppiata negli ultimi tre anni: nel 2010 Putin in persona aveva parlato di un budget tra i 7 e gli 8 miliardi di euro, mentre di recente Vitaly Mutko – ministro dello Sport nonché presidente del Comitato organizzatore della Fifa World Cup 2018 – ha quantificato il costo in 15 miliardi. Anche questa stima maggiorata, però, non trova d’accordo le amministrazioni locali, secondo cui, tenendo conto di tutti i lavori accessori, i miliardi necessari saranno almeno 33.

Se i numeri dovessero essere davvero questi, solo le amministrazioni più ricche potranno permetterseli. A non avere problemi – a detta di Standard & Poor’s – saranno infatti le due “capitali” Mosca e San Pietroburgo; Kazan, tra i centri più facoltosi del Paese; e Sochi, che arriverà preparata all’evento ospitando il prossimo febbraio le Olimpiadi invernali (saranno i Giochi più costosi della storia, con un investimento di circa 50 miliardi di dollari, più del doppio di Londra 2012).

Per le altre sette città ospitanti (Ekaterinburg, Samara, Saransk, Rostov-on-Don, Nizhny Novgorod, Volgograd e Kaliningrad) S&P prevede grossi problemi. In alcuni casi, come a Kaliningrad, lo stadio va costruito da zero e per farlo ci vorranno svariate centinaia di milioni; in altri, come a Samara o Saransk, gli impianti sono da ristrutturare quasi interamente. E a questi investimenti bisognerà aggiungere quelli, ingenti, necessari a potenziare i sistemi di trasporto, fondamentali per la buona riuscita della manifestazione in un Paese con l’estensione territoriale della Russia. Proprio per la mancanza di fondi, il Governo ha già accantonato il piano di lavori alla rete ferroviaria ad alta velocità sui monti Urali.

Le previsioni, insomma, non sono delle più rosee. Per far fronte a tutte le spese, anche se il contributo del Governo centrale dovesse essere superiore a quello preventivato, queste città potrebbero essere costrette a indebitarsi pesantemente, e a mettere a repentaglio il proprio potere creditizio nel prossimo futuro. E se non si troverà una soluzione – avvisa l’agenzia di rating – il livello delle infrastrutture dei Mondiali 2018 rischia di essere inferiore a quello delle precedenti edizioni. Nella conclusione del suo rapporto, Standard & Poor’s aggiunge anche che il governo deve aver sottostimato il costo della Coppa del mondo, ignorando il fatto che “i budget per le grandi opere, in Russia, spesso superano le stime iniziali”. E la causa di ciò sarebbe soprattutto nella corruzione dilagante nel Paese. Ma questa, davvero, non è una novità.