Cronaca

Funerale al sindaco De Magistris. La minaccia è vera, nessuno dice niente

Un carro funebre. Una bara. Una croce di legno alla cui sommità compare un cero acceso, al centro c’è la foto del sindaco di Napoli Luigi de Magistris e nella parte inferiore, in bella evidenza, un fiocco e una ghirlanda di fiori viola in segno di lutto. La macabra manifestazione è andata in scena lunedì sera al Vomero, quartiere d’origine del primo cittadino, non interessato – chiariamo – ad alcun provvedimento di Ztl (zona a traffico limitato).

Strane facce qualificatesi come “commercianti esasperati” hanno inscenato – a nome della città – per le strade dello shopping un funerale. “A noi del signor sindaco non interessa proprio niente, anzi non gli facciamo neppure le esequie, in questa bara ci sono tutti i napoletani stufi della sua amministrazione”. Il feretro funebre sfila in spalla e attraversa – a passo d’uomo – le vie del quartiere sotto lo sguardo compiaciuto di alcuni titolari di esercizi commerciali.

Chiariamo, la protesta è legittima. Le manifestazioni sacrosante. La contrapposizione, anche se spigolosa, utile per chi governa. Non tocca a me difendere il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e la sua traballante Giunta. Una cosa è dissentire, altra, invece, è scatenare un fuoco di fila. E’ fuor di dubbio constatare strane coincidenze e iniziative di piazza che per modalità, organizzazione e violenza fanno pensare a una regia attenta di entità non meglio identificate.

Portare una cassa da morto in corteo e scandire il nome e il cognome del primo cittadino non mi sembra proprio uno sfottò alla napoletana. Non si tratta neppure di una manifestazione pittoresca a tinte forti. Mi sembra, invece, un’intimidazione. Una minaccia. Un messaggio dall’indubbia mafiosità. Ciò che mi ha colpito, però, è vedere dei negozianti ammiccare, fare la risatina, battere le mani al passaggio della bara. Un compiacimento grave. Una non reazione, a quella provocazione di cattivo gusto, che mi inquieta. Un ossequioso e tacito rispetto che mi fa rabbrividire.

Voglio ricordare che nonostante le tante passeggiate per la legalità nei quartieri Vomero – Arenella, l’affollata associazione dei commercianti non è mai riuscita a costituire uno sportello antiracket e usura. Proprio nel rione collinare c’è un elevato cambio d’intestazioni di attività commerciali, aperture e chiusure di negozi, fallimenti pilotati, sequestri e amministrazioni giudiziarie di esercizi ricollegabili ad attività legate a camorristi e riciclaggio.

A proposito di anniversari, voglio ricordare che nell’aprile di tre anni fa si concluse il processo in primo grado con pesanti condanne sulla camorra del Vomero. I giudici della sesta sezione penale inflissero ventisei anni di reclusione ad Antonio Caiazzo, ventidue a Maurizio Brandi e sedici a Giovanni Alfano, ritenuti i capi delle organizzazioni criminali attive nel cuore del quartiere collinare. Alfano era già stato condannato all’ergastolo per l’ omicidio di Silvia Ruotolo, uccisa per errore durante un sparatoria in Salita Arenella l’11 giugno 1997. L’allora pm Raffaele Marino, adesso procuratore aggiunto a Torre Annunziata, nel corso della sua voluminosa inchiesta sottolineò l’assoluta reticenza e omertà dei titolari dei negozi dei due quartieri dello shopping che pagavano abitualmente il racket dell’estorsione. I titolari degli esercizi chiamati dall’autorità giudiziaria in fase istruttoria e al dibattimento hanno sempre negato di sborsare la tangente in favore dei clan. Bugie dalle gambe corte come poi hanno mostrato le risultanze investigative.

Lo scrissi pochi giorni fa: a Napoli c’è un clima pesante. Ci sono poteri che si saldano e che vogliono determinare situazioni di caos e accendere focolai. Lo stesso sindaco lo ha denunciato: “C’è un tentativo di destabilizzare la città da parte di ambienti che si servono di delinquenti di strada, il cui obiettivo è far entrare, nei ruoli in cui si decide, chi vuole mettere le mani sulla città”. C’è un’apnea come se tutti aspettassero ai bordi del fiume il passaggio del cadavere trascinato dalla corrente.

Ribadisco il concetto, la Napoli dell’antica malattia meridionale del “nonsipuotismo”, dev’essere ricacciata via nelle fogne. Napoli è dei napoletani onesti che vogliono addosso il sole caldo della legalità e respirare aria pulita.       

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