Politica

Gori: “Nessun ticket tra Bersani e Renzi. Il camper? Solo parcheggiato”

Parla lo spin doctor del sindaco di Firenze, che lo ha accompagnato nella campagna per le primarie del centrosinistra. "Quando ho visto D'Alema e la Bindi festeggiare ho pensato: 'rieccoli'. Ma la rottamazione è soltanto un discorso sospeso"

La sconfitta alle primarie non è la fine ma semplicemente “una nuova partenza”. Il camper di Matteo Renzi “è solo parcheggiato” e il silenzio di questi giorni va letto “come umano riposo”. Che la rottamazione sia soltanto un discorso sospeso si comprende ascoltando Giorgio Gori che ieri ha concluso la giornata incontrando in Regione Lombardia il consigliere del Pd Alessandro Alfieri, riferimento renziano nel cuore della Padania e altri coordinatori dei comitati lombardi. Due ore filate a parlare di partito (Gori è iscritto al Pd di Bergamo), primarie perse e sfide da giocare e, magari, vincere. “Come ha detto Matteo era giusto provarci, è stato solo il primo game del primo set”.

E adesso è tornato a fare il sindaco?
Dopo una campagna elettorale a ritmi pazzeschi per tre mesi ha comprensibilmente bisogno di rifiatare, pensare con tranquillità. Il capitale raccolto non si dissolve all’istante e la palla ora è nel campo di Bersani, ha vinto con merito le primarie e deve decidere come valorizzare il contributo di innovazione rappresentato da Matteo, come renderlo visibile agli elettori. Ha detto chiaramente che vuole rinnovare. Vediamo.

Rosy Bindi e Massimo D’Alema sono stati i primi a festeggiare la vittoria di Pier Luigi Bersani.
Sì, ho visto. E ho pensato ‘rieccoli’. Ma il consenso che Bersani ha oggi è molto ampio e se vuole ha la forza di cambiare. Se lo farà capiremo che il messaggio è passato. Basta guardare i sondaggi.

Il Pd ha guadagnato dieci punti.
Molto è merito di Matteo. Ritengo Bersani una persona intelligente, non penso che tornerà indietro presentando vecchi nomi, sarebbe un autogol.

Sembra ormai certo che rimarrà il Porcellum.
Un motivo in più per fare le primarie per scegliere i candidati, questo è l’unico modo per dare la parola agli elettori.

Ma nel Porcellum non ci sono collegi, non c’è rapporto fra candidati e territorio. Come si organizzano le primarie?
Se si vogliono fare si disegnano i collegi, non è impossibile né complicato. Serve la volontà.

Voi presenterete dei candidati immagino, avete già pensato a qualcuno?
Certo, ci sono un sacco di persone valide ma sinceramente ancora non è stato argomento di confronto, ci sarà tempo per ragionarci. Vorremo delle primarie aperte.

Dove avete sbagliato?
Noi abbiamo fatto un errore: non abbiamo enfatizzato abbastanza la data del primo turno, il 25 novembre. Non abbiamo spiegato che chi voleva sostenere Matteo doveva farlo subito, ma onestamente non ci aspettavamo che poi sarebbe stato complicato votare al secondo turno. Hanno cambiato le regole il 26 rendendole invalicabili. Ma se fossero state primarie aperte avremo raggiunto i 500mila elettori, come è venuto con Hollande in Francia.

Il partito ha aiutato il suo segretario in pratica.
Il 98% dell’apparato era con Bersani. Si è visto al Sud, in aree poco inclini al voto d’opinione.

Se Bersani chiamasse Renzi in un futuro governo?
Non credo alla possibilità del ticket, nessun ticket. Matteo è trasparente, quello che dice fa. Ha detto che non si farà coinvolgere, che non vuole alcun premio di consolazione e questo farà.

Lo ha suggerito lei? Sa che si è detto spesso che lei ne è il burattinaio, che lo teleguida.
Si è detto spesso ma è evidentemente una stupidaggine. Matteo non è pilotabile da nessuno, si confronta ma decide da solo e questa è una sua caratteristica, una sua virtù.

C’è stato un periodo in cui vi siete allontanati poco prima delle primarie. Questo è corretto?
No, anche questo è stato scritto e anche questo non è vero. Non abbiamo mai smesso di lavorare insieme, a volte abbiamo osservato con distacco e approcci diversi alcune trovate. Tutto qui.

Alcune trovate? Come la cena milanese con Andrea Serra? Non era d’accordo?
Non c’era ragione di non confrontarsi con la comunità finanziaria , anzi, ma sicuramente quella serata è stata strumentalizzata e, come ha detto Matteo, col senno di poi, avremmo forse dovuto evitare di porgere il fianco a facili speculazioni. Ma non l’ho mai ritenuta un errore.

Vi state organizzando anche per le regionali?
Si, io sono molto motivato a dare una mano a Umberto Ambrosoli dopo le primarie. Nella sua candidatura si riconoscono molti dei volontari che hanno lavorato con noi.

Ormai parla da politico consumato. Ci manca un attacco al Movimento 5 Stelle…
Io ho la convinzione che il consenso che si è raccolto attorno a Grillo sia proporzionale alla difficoltà dei partiti a promuovere innovazione: nei contenuti, nei volti e nello stesso stile della politica. Con una politica meno sorda Grillo non avrebbe mai avuto questi numeri.

I renziani sono un po’ i grillini del Pd…
Dipende dalla capacità dei partiti di rinnovarsi. Vediamo se e come saranno capaci di rendersi presentabili agli elettori.

La vittoria di Bersani ha spinto Silvio Berlusconi a valutare di ricandidarsi…
Se avesse avuto a cuore il destino del centrodestra avrebbe dovuto favorire una successione molto prima, viceversa tende a ostacolare il passaggio a una nuova leadership. Se si ricandida magari raccoglie un pugno di voti in più, ma fa il danno del centrodestra. Manca totalmente la dialettica.

Non ci sono rottamatori in camper. A proposito: che fine ha fatto quello di Renzi?
Non è in garage e non ci andrà, abbiamo ancora molti chilometri da fare.

da Il Fatto Quotidiano del 5 dicembre 2012