
Durante il primo conflitto mondiale, il 25/12/1914, tedeschi e inglesi uscirono dalle rispettive trincee per scambiarsi gli auguri. Pare che sia stata giocata persino una partita di calcio
di Rosamaria Fumarola
Una storia diversa sarebbe possibile? Sebbene per molti la risposta non possa che essere negativa, sarebbe ingiusto non tener conto che vi sono aspetti vissuti oggi in maniera diversa, rispetto ad esempio ad una civiltà quale fu quella greca antica. Pericle dava infatti per scontato che gli ateniesi dovessero mettere quanti più figli al mondo per consentire all’esercito di contare sul maggior numero possibile di uomini e consolarsi essi stessi nella malaugurata ma frequente eventualità che qualcuno morisse in battaglia. Né Pericle, né gli ateniesi immaginavano che tale fondamento della società potesse o dovesse essere messo in discussione. Qualcosa è cambiato, ciò nondimeno non possiamo affermare di saper vivere senza la guerra.
In tempi relativamente recenti siamo stati tuttavia capaci di esprimere il nostro dissenso. Emblematico fu quanto accadde per la guerra in Vietnam negli anni 60 del secolo scorso o la più recente mobilitazione mondiale a sostegno del cessate il fuoco a Gaza. Ma prima della guerra del Vietnam, episodi antimilitaristi, nei quali l’uomo abbia inteso prevalere sul soldato, hanno avuto luogo? Solo di uno è rimasta forte traccia nella memoria collettiva.
Si tratta della cosiddetta “tregua di Natale” che vide coinvolti durante il primo conflitto mondiale, tedeschi ed inglesi, i quali il 25 dicembre 1914 decisero di uscire dalle rispettive trincee per scambiarsi auguri e piccoli doni, facendosi beffe delle ostilità imposte. Pare che durante lo straordinario accadimento sia stata giocata persino una partita di calcio (in foto il memoriale che si trova a Arlewas, Staffordshire). Tale tregua terminò il 26, giorno nel quale gli scontri ripresero puntualmente con la stessa regolarità e ferocia con cui fino a due giorni prima avevano avuto luogo.
I fatti in oggetto sono stati più volte messi in dubbio dagli storici, sebbene attualmente si tenda a considerarli come veritieri. Che si sia verificata o meno la tregua del 1914 entrò subito nel mito, diventando una delle memorie sacre del primo conflitto mondiale, nonché la prova (supposta) che gli uomini tutti desiderano la pace e che per natura siano portati a fraternizzare più che a odiarsi su un campo di battaglia.
Per quel che mi riguarda devo confessare che i fatti veri o presunti riferibili a quella notte del 1914 hanno sempre suscitato in me una certa diffidenza. Ciò è dovuto forse ad una interpretazione troppo radicale degli atti e dell’animo umani, che mi hanno indotta a leggere la momentanea cessazione delle ostilità come espressione di tutta l’ambiguità di cui sappiamo essere capaci e che in quanto tale non possa considerarsi moralmente esemplare. Forse giudico troppo severamente un episodio di autentica fratellanza tra uomini “gettati a vivere” e combattere loro malgrado in una trincea, contro altri uomini nella medesima condizione, per soddisfare le ambizioni strategiche e di potere di chi li considerava solo carne da macello.
Che si trattasse di uomini che ammazzassero e morissero per volontà altrui, costretti a compiere atti che forse non avrebbero mai compiuto, non vi può essere dubbio alcuno. L’interrogativo che però mi preme sollevare è se, pur ammettendo ciò, siamo sicuri che gli esseri umani non vogliano la guerra, che desiderino solo vivere in pace? Quale dato ci dà prova di ciò se al contrario la storia umana è soprattutto un elenco sconfinato di conflitti? L’individuo è da considerarsi cioè solo la pedina della sete di potere di politici cinici ed arroganti (come se quei politici non fossero poi essi stessi uomini)?
Forse la verità è che tutti gli esseri umani desiderano la pace, ma solo dopo la guerra e che si fanno la guerra dopo periodi brevi o lunghi di pace. Prova ne siano le parole del generale inglese che, nella lettera alla moglie, dopo aver riferito della tregua di Natale aggiunse: “Uno dei miei ha fumato un sigaro con il miglior cecchino dell’esercito tedesco, non più che diciottenne. Dicono che ha ucciso più uomini di tutti, ma ora sappiamo da dove spara e spero di abbatterlo domani”.