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Francia, Germania e Ue contro gli Usa per il divieto di ingresso a Breton: “Intimidazione contro la nostra sovranità digitale, risponderemo”

Commissione, Consiglio e Parlamento condannano la misura decisa contro l'ex commissario, che ha messo a punto le nuove regole del mercato digitale: "Inaccettabile tra alleati". Macron e il ministro degli Esteri tedesco: "La normativa digitale è stata adottata a seguito di un processo democratico e sovrano"

Il divieto di ingresso negli Usa imposto dall’amministrazione di Donald Trump all’ex commissario Ue Thierry Breton e ad altri quattro funzionari europei apre uno scontro politico con pochi precedenti tra Stati Uniti e Unione europea. Con la Commissione, il Consiglio e il Parlamento Ue che all’unisono condannano la decisione dell’alleato. Mentre il governo francese e […]

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Il divieto di ingresso negli Usa imposto dall’amministrazione di Donald Trump all’ex commissario Ue Thierry Breton e ad altri quattro funzionari europei apre uno scontro politico con pochi precedenti tra Stati Uniti e Unione europea. Con la Commissione, il Consiglio e il Parlamento Ue che all’unisono condannano la decisione dell’alleato. Mentre il governo francese e quello tedesco rispediscono al mittente la decisione statunitense e in Francia a favore di Breton si compatta un fronte trasversale che va dalla sinistra al Rassemblement National. Il bando contro uno dei principali artefici della regolazione europea dei colossi del web viene letta come un attacco diretto alla sovranità normativa dell’Ue e un segnale politico che va ben oltre il caso individuale.

La reazione di Commissione e Consiglio: “Inaccettabile”

“La Commissione Europea condanna fermamente la decisione degli Stati Uniti”, scrive l’esecutivo Ue in una nota. “L’Ue è un mercato unico aperto e basato su regole, con il diritto sovrano di regolamentare l’attività economica in linea con i nostri valori democratici e gli impegni internazionali. Le nostre regole digitali garantiscono condizioni di parità, sicurezza e correttezza per tutte le aziende, applicate in modo equo e senza discriminazioni. Se necessario, risponderemo rapidamente e con decisione per difendere la nostra autonomia normativa da misure ingiustificate”. “La libertà di parola è il fondamento della nostra forte e vibrante democrazia europea”, aggiunge via X Ursula von der Leyen. “Ne siamo orgogliosi. La proteggeremo”. Sulla stessa linea il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, che rincara: “Tali misure sono inaccettabili tra alleati, partner e amici. L’Ue difende con fermezza la libertà di espressione, regole digitali eque e la propria sovranità normativa”. Parole simili arrivano poco dopo dalla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola. “È inaccettabile imporre un divieto di viaggio all’ex commissario europeo Thierry Breton per aver svolto il suo lavoro di commissario europeo, così come ad altri. A nome del Parlamento Europeo esorto a revocarlo rapidamente”.

Macron: “Intimidazione e coercizione alla nostra sovranità digitale”

Il presidente francese, Emmanuel Macron, sui social parla senza mezzi termini di “intimidazione e coercizione nei confronti della sovranità digitale europea”. Evocando, tra le righe, la possibilità di ricorrere al mai utilizzato strumento anti coercizione che consentirebbe di limitare l’accesso dei gruppi Usa ai mercati finanziari europei e persino introdurre restrizioni sui diritti di proprietà intellettuale. “La normativa digitale dell’Unione Europea è stata adottata a seguito di un processo democratico e sovrano dal Parlamento europeo e dal Consiglio”, ricorda Macron. “Si applica in Europa per garantire una concorrenza leale tra le piattaforme, senza prendere di mira alcun paese terzo, e per far rispettare online le regole che già si applicano offline”. Poi fa sapere di aver parlato con Breton e ribadisce: “Non cederemo e proteggeremo l’indipendenza dell’Europa e la libertà degli europei”.

Intanto interviene da Berlino il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, che attacca a sua volta: “Inaccettabile il divieto di ingresso”. Poi usa parole quasi identiche a quelle scritte da Macron, segno che la risposta è coordinata: “Il Dsa è stato approvato democraticamente dall’Ue per l’Ue e non ha effetto extraterritoriale”.

Breton: “Torna la caccia alle streghe?”

In un messaggio pubblicato su X, l’ex commissario colpevole di aver identificato 6 compagnie “gatekeepers” (da Amazon fino a Apple e Meta, 5 statunitensi e una cinese) che dovevano attenersi alle nuove regole del mercato digitale evoca dal canto suo il ritorno della “caccia alle streghe di McCarthy”. E ricorda che il Digital Services Act è stato approvato “dal 90% del Parlamento europeo e all’unanimità dai 27 Stati membri”. “Ai nostri amici americani – aggiunge – la censura non è dove pensate che sia”. Itervistato da Le Figaro insieme all’ex ministro Arnaud Montebourg, Breton – che lo scorso anno si era dimesso dal suo ruolo nella Commissione in polemica con Ursula von der Leyen – dice che “l’Europa e le sue istituzioni sono sotto attacco. Leggendo la Strategia per la sicurezza nazionale americana, tornano alla mente le dichiarazioni di J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: una visione molto dura, a tratti caricaturale, dell’Europa. Oggi quella visione è diventata dottrina scritta dell’amministrazione Usa”, afferma l’ex commissario, secondo cui “quando un Paese esplicita ciò che si aspetta dai suoi alleati – o vassalli – va preso sul serio”. Breton respinge l’accusa americana – il presunto danno arrecato agli interessi americani dal Digital Services Act: “Bisogna dire le cose come stanno: siamo circondati da potenze dalla logica imperiale“.

In Francia fronte trasversale dalla sinistra al Rassemblement National

Le reazioni politiche in Francia sono state immediate e trasversali. “Non siamo una colonia degli Stati Uniti. Siamo europei e dobbiamo difendere le nostre leggi, i nostri principi e i nostri interessi”, scrive su X Raphael Glucksman, eurodeputato di Place Publique. Per il segretario generale del Partito socialista, Pierre Jouvet, la decisione americana è “di una gravità estrema” e richiede “una risposta immediata della Francia e dell’Unione europea”. Sulla stessa linea l’eurodeputata centrista Nathalie Loiseau (Horizons), secondo cui “dietro questa misura è in gioco la sovranità degli europei nel decidere e applicare le proprie leggi”. Anche il Rassemblement National prende le distanze dalla scelta di Washington. “L’amministrazione Trump non solo si sbaglia nel merito, ma anche nell’immagine degli Stati Uniti che invia al mondo”, afferma il vicepresidente del partito, Sébastien Chenu, parlando a Rtl.

I precedenti e le minacce di Trump

La seconda amministrazione Trump ha più volte chiesto modifiche alle normative tecnologiche dell’Ue minacciando in caso contrario di imporre dazi come ritorsione per misure accusate di danneggiare Big tech. La tensione è ulteriormente salita nei mesi scorsi, quando la Commissione ha avviato indagini sulla posizione dominante di Amazon e Microsoft nel cloud, sull’IA di Google e su quella integrata in WhatsApp di Meta e da ultimo ha multato per 120 milioni di euro X di Elon Musk per violazione delle norme sulla trasparenza digitale.