
E se una parolaccia facesse bene al corpo? La scienza ha rivelato che imprecare fa stare meglio, ma attenzione a non esagerare
Sarà pure una reazione volgare, ma imprecare può fare davvero bene. Un recente studio pubblicato sul Journal of Applied Physiology rivela che l’uso di un linguaggio scurrile non è solo uno sfogo emotivo, ma un vero e proprio “turbo” per le prestazioni fisiche. Non si tratta di maleducazione gratuita, ma di neuropsicologia applicata. I ricercatori […]
Sarà pure una reazione volgare, ma imprecare può fare davvero bene. Un recente studio pubblicato sul Journal of Applied Physiology rivela che l’uso di un linguaggio scurrile non è solo uno sfogo emotivo, ma un vero e proprio “turbo” per le prestazioni fisiche. Non si tratta di maleducazione gratuita, ma di neuropsicologia applicata. I ricercatori hanno scoperto che imprecare agisce su due fronti principali: la riduzione delle inibizione e la promozione di un effetto analgesico. Secondo i ricercatori, l’imprecazione fungerebbe da interruttore psicologico che disattiva i freni inibitori: quando “lasciamo andare” il linguaggio, il nostro cervello autorizza il corpo a fare lo stesso, liberando una forza che spesso teniamo repressa per autocontrollo sociale
Inoltre, è stato ampiamente dimostrato che imprecare aumenta la tolleranza al dolore. In un contesto sportivo, questo significa riuscire a spingere quel chilometro in più o sollevare quell’ultimo chilo nonostante i muscoli stiano gridando pietà. Gli scienziati hanno testato un gruppo di volontari in prove di forza e potenza. I risultati? Chi era autorizzato a imprecare liberamente ha mostrato un incremento significativo della performance rispetto a chi doveva limitarsi a parole neutre (come “tavolo” o “mela”). Il segreto risiederebbe nello stato di eccitazione del sistema nervoso simpatico. L’imprecazione innesca una risposta di “attacco o fuga” in miniatura, che mobilita le riserve di energia del corpo più velocemente di qualsiasi discorso motivazionale pacato.
Ovviamente, questo non significa che le maratone debbano trasformarsi in un coro di insulti degno di un porto di mare. Del resto anche la scienza ha tracciato dei limiti da non superare per non vedere svanire l’effetto positivo dell’imprecazione. Gli esperti sottolineano che se si impreca continuamente, l’effetto “shock” svanisce. La parolaccia va conservata per il momento del bisogno, come un colpo di nitro in un motore. Inoltre, funziona meglio se l’imprecazione è sentita e catartica, non puramente meccanica.
La scienza parla di auto-incitamento. Urlare contro l’arbitro o l’avversario rimane cattiva educazione; urlare contro il proprio bilanciere è, tecnicamente, biohacking. In conclusione, la prossima volta che vi scappa un’imprecazione dopo aver sbattuto il mignolo contro lo spigolo o durante l’ultima serie di squat, non sentitevi in colpa. Il vostro cervello sta semplicemente cercando di rendervi più forti. Il segreto del successo, a quanto pare, non è solo nel cuore o nei muscoli, ma anche in un vocabolario… colorito.