Economia

L’Antitrust: Meta smetta di escludere da WhatsApp i chatbot AI concorrenti. Il gruppo annuncia ricorso

Secondo l'authority il comportamento della società californiana rischia di limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di Chatbot AI, a danno dei consumatori

L’Antitrust ha imposto a Meta la sospensione delle condizioni che escludono Chatbot AI concorrenti da WhatsApp. La misura cautelare è stata adottata nell’ambito dell’istruttoria avviata a luglio 2025 per presunto abuso di posizione dominante, dopo che il gruppo fondato da Mark Zuckerberg ha integrato il servizio Meta AI nell’app di messaggistica WhatsApp “in posizione preminente […]

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L’Antitrust ha imposto a Meta la sospensione delle condizioni che escludono Chatbot AI concorrenti da WhatsApp. La misura cautelare è stata adottata nell’ambito dell’istruttoria avviata a luglio 2025 per presunto abuso di posizione dominante, dopo che il gruppo fondato da Mark Zuckerberg ha integrato il servizio Meta AI nell’app di messaggistica WhatsApp “in posizione preminente rispetto ai servizi dei concorrenti”.

Il procedimento è stato ampliato il 25 novembre scorso, con contestuale avvio del sub-procedimento cautelare in merito all’applicazione delle nuove condizioni contrattuali previste dai WhatsApp Business Solution Terms, che escludono del tutto dalla piattaforma WhatsApp le imprese concorrenti di Meta AI nel mercato dei servizi di Chatbot AI.

Sentite le parti, l’Autorità ha ritenuto che sussistano i requisiti necessari per l’adozione della misura cautelare in relazione agli effetti della condotta sul territorio italiano. In pratica il comportamento della società californiana rischia di limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di Chatbot AI, a danno dei consumatori. Inoltre, può arrecare “un danno grave e irreparabile, durante il tempo necessario per lo svolgimento dell’istruttoria, alle dinamiche competitive nel mercato interessato”, pregiudicandone la contendibilità.

Per Meta “la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è infondata. L’emergere di chatbot di intelligenza artificiale sulle nostre Business API ha messo sotto pressione i nostri sistemi, che non erano stati progettati per supportare questo tipo di utilizzo. L’Autorità italiana parte dal presupposto che WhatsApp sia, in qualche modo, un app store di fatto. I canali di accesso al mercato per le aziende di IA sono gli app store, i loro siti web e le partnership di settore, non la piattaforma WhatsApp Business. Faremo ricorso“, fa sapere.