
Oggi per il presidente francese si presenta una nuova occasione per mettersi alla testa dell'Europa, un obiettivo che si è dato fin dall'inizio della crisi con Mosca
Macron il mediatore. Macron il combattente. E oggi, non è chiaro se questa rimarrà l’ultima versione, Macron il pacificatore. Da quando i carri armati russi hanno invaso l’Ucraina, nel febbraio del 2022, il presidente francese, che in patria continua ad affrontare enormi difficoltà politiche e di legittimazione, cerca in tutti i modi di trovare la […]
Macron il mediatore. Macron il combattente. E oggi, non è chiaro se questa rimarrà l’ultima versione, Macron il pacificatore. Da quando i carri armati russi hanno invaso l’Ucraina, nel febbraio del 2022, il presidente francese, che in patria continua ad affrontare enormi difficoltà politiche e di legittimazione, cerca in tutti i modi di trovare la giusta immagine di sé da consegnare alla storia. Ed ecco allora che il capo dell’Eliseo, dopo aver minacciato di mandare i militari francesi al fronte, rispunta tra i leader europei pronti a incontrare Vladimir Putin per dare il via a un processo che porti alla fine delle ostilità tra Ue e Russia.
Questa potrebbe essere finalmente la volta buona. Ad aprire a un incontro tra i due presidenti è stato proprio Putin, colui che quasi quattro anni fa nemmeno rispondeva agli appelli dell’omologo francese. Che però non ha mollato e il 19 dicembre è tornato a lanciare segnali a Mosca: “Tornerà ad essere utile parlare con Vladimir Putin – ha dichiarato mentre si trovava a Bruxelles per prendere parte all’ultimo Consiglio europeo dell’anno – Vedo che ci sono persone che stanno parlando con Vladimir Putin (in riferimento a Donald Trump, ndr). Quindi penso che noi, europei e ucraini, abbiamo interesse a trovare la quadra per riprendere questa discussione nella giusta forma. Altrimenti, discutiamo tra di noi con i negoziatori che discuteranno da soli con i russi, cosa che non è ottimale“.
Non sono mancate, in questi mesi, le occasioni nelle quali dal Cremlino è stato ribadito quanto poco influente fosse l’Europa nel contesto dei colloqui tra Russia e Ucraina mediati dagli Stati Uniti. Non è dato sapere cosa sia cambiato da quando il leader di Mosca e pure Donald Trump sottolineavano la mancanza di peso specifico di Bruxelles, ma è stato il portavoce della Presidenza russa, Dmitry Peskov, a dichiarare che Putin “ha espresso la sua disponibilità a dialogare con Macron“.
A quel punto il presidente francese avrà dovuto rovistare nel suo variegato guardaroba per trovare la veste giusta da indossare, dopo anni di dichiarazioni guerrafondaie e promesse di invio di truppe in Ucraina. Ed ecco che ha tirato fuori gli abiti del pacificatore. Una mise simile a quella sfoggiata nelle settimane immediatamente precedenti e successive all’invasione, quando tentò di sfruttare un’Europa frastornata e una Germania politicamente debolissima (si era nel pieno del mandato di Olaf Scholz) per mettersi alla testa del gruppo dei 27 per il dialogo con Putin. Nella storia rimarrà l’immagine dei due presidenti al Cremlino, il 7 febbraio 2022, seduti ai due estremi di un enorme tavolo che sembrava simboleggiare la distanza di vedute tra i due. Il giorno dopo fu proprio la Russia a sminuire il ruolo di Macron: “Non è lui il leader della Nato”, precisò Peskov mentre da fonti francesi facevano filtrare la notizia che proprio il summit appena concluso era servito a convincere Putin a mettere da parte qualsiasi ambizione espansionistica. “Nessuna intesa“, precisò il portavoce. E infatti, 16 giorni dopo, la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, provando che quell’incontro non solo fu inutile, ma avvenne con la Federazione che aveva già deciso quale strada intraprendere. Una presa in giro per il capo dello Stato francese che, comunque, non abbandonò l’idea di fare da ponte tra Mosca e Bruxelles, senza mai incontrare però la disponibilità di Putin.
La strategia del dialogo non solo non gli ha portato il riconoscimento tanto ambito, ma è servita solo a subire un’umiliazione a livello internazionale. Ecco quindi che il più dialogante dei capi di Stato e di governo europei ha deciso di stravolgere i suoi piani e mettersi alla testa, questa volta, di coloro che sono pronti a dichiarare guerra a Mosca. È a suon di dichiarazioni sempre più aggressive che si arriva, il 2 marzo 2025, al primo vertice dei Volenterosi, a Londra, gruppo di Paesi pronti sulla carta a dare un contributo ancora maggiore per il sostegno all’Ucraina e guidati dal duo Macron-Starmer. Sulla carta, appunto, perché sono bastati pochi summit per capire che le posizioni erano più eterogenee di quanto non si volesse far credere, in un continuo ridimensionamento degli impegni, dall’invio di militari, per poi passare ai peacekeeper e infine solo al supporto logistico e di addestramento, che non ha mai portato a veri e propri accordi.
Oggi, quindi, per Macron si presenta una nuova occasione per mettersi alla testa dell’Europa, di nuovo col ruolo di pacificatore. E il presidente francese non ha alcuna intenzione di farsela sfuggire, proprio pochi giorni dopo essere andato contro alla volontà dello storico alleato tedesco che ha cercato di imporre, fallendo, l’utilizzo degli asset russi congelati come garanzia per il prestito di riparazione per l’Ucraina. Questa volta Macron sembra poter contare anche sul benestare, almeno a parole, dell’Unione europea, la stessa che aveva condannato e preso le distanze dai tentativi di riavvicinamento a Mosca avviati in passato da Viktor Orban, del premier slovacco Robert Fico e soprattutto dall’ex cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Chiamato a commentare l’ipotesi di un vertice Macron-Putin, un portavoce della Commissione ha dichiarato: “Restiamo in coordinamento con i singoli Paesi membri sui loro eventuali contatti bilaterali” con la Russia “per una pace giusta e duratura” e “accogliamo gli sforzi per la pace“. “Non speculiamo su chi potrebbe mai rappresentare l’Ue in futuri, ipotetici, sforzi di pace – ha poi aggiunto – Il percorso di pace non è lineare, ogni sforzo per arrivare ad una pace duratura è il benvenuto“. Macron è già pronto: ha già indossato l’abito del pacificatore e non vede l’ora di diventare il volto, la voce e la testa dell’Europa oltre la nuova Cortina di ferro. Salvo nuove delusioni.