Calcio

Dopo due anni le indagini hanno fatto emergere la verità: la storia del ragazzino suicida dopo il furto a casa di Donnarumma

Il 21enne Seyni era sotto ricatto di una banda criminale gestita da 20enni: : fu rapito e torturato, poi le sevizie sono continuate anche dopo il suo arresto. Si è tolto la vita in carcere

Reclutavano giovani utilizzando anche i social media, andando a botta sicura: ragazzi con storie complesse alle spalle e grandi difficoltà economiche. Più facilmente manipolabili e ricattabili, insomma. Era il crudele modus operandi di una organizzazione criminale francese gestita da ventenni, protagonista anche della rapina choc a casa di Gianluigi Donnarumma nella notte tra il 20 e il 21 luglio 2023 nell’VIII Arrondissement di Parigi, in uno dei quartieri di lusso della capitale francese. In quell’occasione, il portiere italiano ex Psg e la compagna Alessia Elefante furono legati e minacciati mentre i ladri svaligiavano la casa.

L’autista e “palo” del furto messa in atto a casa Donnarumma si chiamava Seyni e un anno fa è morto suicida in carcere a 21 anni, dopo essere arrestato proprio con l’accusa di aver partecipato alla rapina. Le indagini però sono andate avanti e pochi giorni fa il quotidiano francese Le Parisien ha svelato le ragioni del suicidio del giovane, originario di Mantes-la-Jolie. Seyni è stato a sua volta una vittima della banda criminale già menzionata.

Qualche giorno prima della rapina, infatti, il giovane era stato sequestrato e torturato da un’organizzazione criminale con a capo Ilyas K. (20enne soprannominato Ganito) e Khyan M. (21enne chiamato anche Kiki). I due hanno costretto il giovane Seyni, che aveva contratto un debito per l’acquisto di una moto, a partecipare alla rapina per coprire così la somma economica. Ma anche il furto non è bastato per liberarlo dai suoi aguzzini, che poi hanno continuano a esercitare intimidazioni e violenza anche da dietro le sbarre, dove erano finiti per altre rapine.

Così facevano anche con altri ragazzi reclutati nella banda, che per uscire da quel tunnel spesso si suicidavano. Le pressioni fisiche e psicologiche erano fortissime: la banda lo faceva per evitare che i soggetti in questioni potessero alzare la testa, chiedere di più o peggio ancora spifferare o rivelare tutto. Quando Seyni è finito in carcere, di fatto si è ritrovato in balia dei suoi aguzzini, che lo hanno torturato e minacciato. Fino al suicidio nel 2024: Seyni è stato infatti trovato morto dietro le sbarre. Così le indagini sulla rapina in casa Donnarumma hanno preso una strada diversa, fino a svelare il terribile modus operandi di questa banda criminale di 20enni.