
I tre Paesi hanno rinunciato al veto in cambio dell'opt out. Il premier ungherese rivendica il successo della sua trattativa a Bruxelles, sfociata nell’accordo senza metter mano agli asset russi immobilizzati
Non tutti in Europa hanno deciso di partecipare al prestito europeo da 90 miliardi di euro a favore dell’Ucraina. A rimanerne fuori sono Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. “Abbiamo sopportato una notte lunga e difficile. Siamo riusciti a scongiurare il rischio immediato di una guerra – ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orban, che rivendica […]
Non tutti in Europa hanno deciso di partecipare al prestito europeo da 90 miliardi di euro a favore dell’Ucraina. A rimanerne fuori sono Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. “Abbiamo sopportato una notte lunga e difficile. Siamo riusciti a scongiurare il rischio immediato di una guerra – ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orban, che rivendica il successo della sua trattativa a Bruxelles sfociata nell’accordo sul prestito senza metter mano agli asset russi immobilizzati, che ha concesso un opt out, un’esenzione dei tre Paesi dell’Est -. Non abbiamo permesso all’Europa di dichiarare guerra alla Russia utilizzando asset russi. Questo piano avrebbe trascinato l’Europa in guerra e imposto un onere finanziario di mille miliardi di fiorini all’Ungheria. Siamo riusciti a proteggere le famiglie ungheresi da questo. Allo stesso tempo, 24 Stati membri hanno deciso di concedere un prestito di guerra all’Ucraina per i prossimi due anni. Se l’Ucraina non sarà in grado di rimborsare il prestito, quei Paesi europei dovranno provvedere al rimborso”.
Poi ha sottolineato che fortunatamente “la cooperazione V3 (ossia del gruppo dei paesi Visegrad con l’assenza della Polonia, ndr) è di nuovo attiva: Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno deciso di non salire su quel treno. Così facendo, abbiamo risparmiato ai nostri figli e nipoti il peso di questo ingente prestito di 90 miliardi di euro. La quota ungherese del prestito di guerra sarebbe stata di oltre 400 miliardi di fiorini”. E continua: “La cattiva notizia è che i preparativi per la guerra continuano chiaramente a Bruxelles. L’Ungheria rimane la voce della pace in Europa e non permetterà che il denaro dei contribuenti ungheresi venga utilizzato per finanziare l’Ucraina” aggiunge ancora il leader ungherese, che tocca la questione anche in chiave interna con un riferimento implicito al partito d’opposizione Tisza in vista delle elezioni di aprile. “Solo un governo di patrioti – dice – può garantire la pace e assicurare che i fondi ungheresi non vengano inviati all’Ucraina. Se in Ungheria ci fosse un governo brussellese, spingerebbe l’Ungheria alla guerra e spenderebbe fino all’ultimo centesimo per sostenere l’Ucraina. Non possiamo e non permetteremo che ciò accada!”.