
L'arrivo delle feste coincide con l'inizio del picco dell'influenza. Ecco come tutelarsi e come curarsi al meglio
Continua a crescere la curva delle sindromi respiratorie acute, definizione all’interno della quale ricade l’influenza stagionale. Secondo l’ultimo rapporto della sorveglianza RespiVirNet, appena pubblicato, l’incidenza totale, nella settimana dall’8 al 14 dicembre, è stata pari a 14,7 casi per 1.000 assistiti (vs 12,4 nel bollettino precedente), in aumento rispetto alla settimana precedente come atteso per […]
Continua a crescere la curva delle sindromi respiratorie acute, definizione all’interno della quale ricade l’influenza stagionale. Secondo l’ultimo rapporto della sorveglianza RespiVirNet, appena pubblicato, l’incidenza totale, nella settimana dall’8 al 14 dicembre, è stata pari a 14,7 casi per 1.000 assistiti (vs 12,4 nel bollettino precedente), in aumento rispetto alla settimana precedente come atteso per il periodo. Sono stati stimati circa 817mila nuovi casi, con un totale dall’inizio della sorveglianza di circa 4,9 milioni di casi. A preoccupare è l’aumento delle polmoniti, segnalato dal virologo Matteo Bassetti. Il virus di quest’anno non è solo più numeroso in termini di casi, ma appare più aggressivo, con sintomi che durano più a lungo (fino a 8-9 giorni) e un caratteristico andamento bifasico: un primo picco di febbre alta (39-40°C), un breve miglioramento e poi il ritorno della febbre forte. È proprio questo il segnale che il virus sta colpendo duro, puntando dritto ai polmoni.
“Che l’influenza sia una malattia grave è ben noto”, spiega Ivan Gentile, professore ordinario di Malattie infettive e direttore del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia della Federico II. “Le stime ci consegnano il dato di circa mezzo milione di morti nel mondo ogni anno per le sue complicanze, concentrate soprattutto nelle persone a rischio: over 65 o soggetti con malattie croniche”, aggiunge. Ma quest’anno, a causa della variante K, che risulta essere prevalente nell’ultimo rapporto RespiVirNet, si teme una maggiore aggressività. “È un tipo di virus che ha circolata meno negli anni precedenti”, spiega Gentile. “Per cui c’è meno copertura e meno immunità di popolazione. La popolazione – continua – è più vulnerabile e i casi non sono solo di più, ma sono più concentrati temporalmente. Anche se non è dimostrata una maggiore severità nel singolo, se il denominatore aumenta (cioè se ci sono molti più malati), aumenteranno inevitabilmente anche i casi gravi, le ospedalizzazioni e i decessi.
Ma è il nostro sistema sanitario il “paziente” più fragile di tutti e anche quello più trascurato. “Quando i pronto soccorso vengono presi d’assalto, si crea una pressione tale per cui si ha meno personale disponibile per gestire emergenze come ictus, infarti o traumi”, evidenzia Gentile. Se medici, infermieri e addetti ai servizi pubblici si ammalano tutti insieme, si blocca la vita quotidiana del Paese. Per evitare che il Natale è bene non esitare e vaccinarsi al più presto. “Siamo ancora in tempo a farlo”, ricorda Gentile. “Il vaccino previene l’ospedalizzazione e la morte. Magari ci si ammala lo stesso – continua – ma il rischio di forme gravi crolla. Esistono poi farmaci specifici diretti contro il virus influenzale che funzionano anche contro le varianti attuali.
Il buon senso poi dovrebbe aiutarci a gestire l’influenza in caso di contagio. Tra gli errori da evitare c’è quello di evitare l’antibiotico “fai-da-te” che, è bene ricordare, non cura i virus. “L’unica cosa che fa è dare eventi avversi e stimolare la resistenza batterica”, avverte Gentile. No al paracetamolo a orari fissi: va usato solo quando la febbre supera i 38-38,5°C. E non bisogna correre in ospedale per la sola febbre: se non ci sono difficoltà respiratorie, il pronto soccorso non è il luogo adatto; meglio consultare il medico di base per non intasare le urgenze.