Politica

L’Università del Salento si spacca su Eka, la società dell’ex golden boy di Emiliano: gli intrecci con gli uomini dell’ateneo

Il Senato accademico litiga sulla vendita delle quote della partecipata, legata all'ex assessore regionale Delli Noci. Tutto ruota attorno a un progetto, il cui referente aveva un ruolo nelle società di cui era socio proprio Delli Noci

L’Università del Salento si spacca su Eka, l’azienda fondata dal golden boy di Emiliano, Alessandro Delli Noci, e gestita da Maurizio Laforgia, figlio dell’ex rettore Domenico, azienda che ha percepito 6,5 milioni di euro di fondi pubblici negli ultimi anni, anche dalla Regione Puglia. Entrambi sono indagati per corruzione e anche questo ha infiammato la […]

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L’Università del Salento si spacca su Eka, l’azienda fondata dal golden boy di Emiliano, Alessandro Delli Noci, e gestita da Maurizio Laforgia, figlio dell’ex rettore Domenico, azienda che ha percepito 6,5 milioni di euro di fondi pubblici negli ultimi anni, anche dalla Regione Puglia. Entrambi sono indagati per corruzione e anche questo ha infiammato la discussione nel senato accademico. Eka è del tutto estranea all’inchiesta giudiziaria ma è anche grazie agli atti di indagine che emergono gli interessi, spesso in conflitto, tra pubblico e privato.

Il 10% dell’ateneo, l’assessore e il giro d’affari

Tutto ruota intorno al 10% di Eka detenuto fin dal 2010 dall’Università del Salento mentre la quota di maggioranza è detenuta da Amema, una srl di cui era socio Alessandro Delli Noci, e che tornerà più avanti in questa storia. La quota del 10% in mano all’ateneo fa di Eka uno spin-off universitario, cioè una società partecipata da un ente di ricerca pubblica. Una condizione redditizia perché assicura una premialità nei bandi pubblici: più punti, più fondi. È anche così che la società è cresciuta a passi da gigante. L’anno da tenere d’occhio è il 2020: quell’anno il fondatore Delli Noci (che nel frattempo ha dismesso le sue quote, vendendole a un consigliere comunale di area) diventa l’assessore allo Sviluppo economico nella giunta di Michele Emiliano. Il 2020 è anche l’anno in cui Eka decolla: il giro d’affari si triplica nel giro di quattro anni passando dai 3 milioni del bilancio 2020 agli 8,6 milioni del bilancio 2024; così come cresce il patrimonio netto, da 2,3 milioni a 4,4 milioni; e l’utile annuo che passa da 315mila euro a 520mila euro.

I sindacati al senato accademico: “Inchiesta interna”

Nel 2020 però succede anche che l’Università del Salento delibera la vendita della sua quota. È un atto dovuto: il regolamento interno fissa in sei anni la permanenza massima in uno spin-off, dopo di che si può derogare per un massimo di cinque anni. Ma anche un danno potenziale per la società, che così perderebbe la vantaggiosa qualifica di spin-off universitario. Peccato che a quella delibera non sia seguito alcun atto concreto per cinque anni, fino a venerdì scorso. Come mai l’Università del Salento ha derogato a un obbligo normativo per un lustro, con enormi vantaggi per la società fondata dall’ex assessore regionale e amministrata dal figlio dell’ex rettore? È quello che si sono chiesti i sindacati dell’ateneo salentino: Anief, Flc-Cgil e Snals/Confsal in una nota hanno parlato di “profonda preoccupazione per le vicende portate alla luce nei giorni scorsi dalle inchieste giornalistiche e da alcune segnalazioni interne” e hanno chiesto “che possa essere fatta completa luce su questa oscura pagina dell’Ateneo salentino” auspicando che il senato accademico “non si limiti alla sola vendita della quota di partecipazione, ma si faccia promotore di una inchiesta interna approfondita sull’intera gestione dello spin-off, chiarendo chi ha la responsabilità dell’inerzia amministrativa”.

Lo scontro sul progetto Hint

È in questo clima teso che si arriva alla seduta del senato accademico di venerdì scorso. Maria Antonietta Aiello, che da pochi mesi è la prima rettrice dell’Università del Salento, ha difeso l’operato dell’ateneo, assicurando “la piena aderenza ai principi di legalità e il rispetto delle procedure seguite per il mantenimento temporaneo delle partecipazioni”. E i cinque anni in cui l’Università del Salento aveva deliberato la vendita della quota di Eka ma poi non aveva agito? “Non un atto di favore ma un atto dovuto”, ha affermato Aiello. “L’uscita da una compagine societaria che ha ottenuto e gestisce finanziamenti pubblici potrebbe causare il blocco o la revoca dei fondi, recando un danno diretto anche alla ricerca”. Ecco il punto cruciale: Eka e Università del Salento hanno avuto un progetto in comune e sciogliere la società poteva portare alla revoca dei finanziamenti con un danno anche alle casse pubbliche. Il progetto in questione si chiama Hint, attiene alla telemedicina e il suo coordinatore scientifico è il professor Angelo Corallo: è Hint il chiodo a cui è rimasta appesa la partecipazione dell’Università dentro Eka fino al 2025. Ed è anche il punto su cui è nato lo scontro in senato accademico: secondo Luigi Melica, direttore del dipartimento di Giurisprudenza e autore dell’esposto che ha messo in moto le polemiche, le attività di Hint sarebbero terminate nel 2021; secondo la rettrice Aiello invece i pagamenti si sono protratti fino al 2025. Difficile dire chi abbia ragione tra Aiello e Melica.

I legami tra Hint e Amema

Una cosa è certa: Eka non è mai citata tra i partner del progetto Hint. Né nelle determine regionali né tanto meno nei bilanci di Eka: nei documenti dal 2020 al 2025, sono citati tutti i progetti nazionali e regionali a cui lo spin-off ha partecipato. Hint però non è mai menzionato, come se Eka non vi avesse mai avuto niente a che fare. Dai bilanci emerge invece un altro tipo di legame: Angelo Corallo, il professore che è responsabile di Hint, compare nel bilancio 2022 come “advisor scientifico” dell’amministratore Maurizio Laforgia e nel bilancio 2024 come rappresentante di Amema, cioè la srl che ha in pancia la maggioranza di Eka. Una coincidenza strabiliante. A parlare di Corallo, in realtà, era stato lo stesso amministratore di Eka, Maurizio Laforgia, nel suo interrogatorio davanti al gip: “Noi abbiamo costituito una nostra holding” le sue parole a verbale “che si chiamava AMEMA perché erano le iniziali nostre, dei nostri amici: Alessandro (Delli Noci, ndr), Maurizio (Laforgia, ndr), Enza, Marco, e Angelo Corallo, un professore che è con noi fin dall’inizio”. Uno strano corto circuito: il coordinatore scientifico di Hint, il progetto universitario a cui sono appesi gli interessi di Eka, è in rapporti di affari con la stessa Eka. Difficile distinguere dove inizi il ruolo pubblico e dove cominci l’interesse privato. Ma non è finita qui.

Chi stabilirà il valore? Il prof vicino a Delli Noci

Lo scontro in senato accademico tra la rettrice Aiello e il professor Melica culmina con l’abbandono dell’aula da parte di otto componenti dell’organo, che avrebbero voluto una inchiesta interna per chiarire i punti oscuri. I componenti rimasti votano per la vendita della partecipazione dell’Università. Ma quanto vale quel 10%? Per valutare il valore della quota, il Senato accademico nomina una commissione di cui è coordinatore Antonio Del Prete. Non un professore qualunque: è il delegato alle partecipate della rettrice Aiello. E, sui circa 500 docenti di ruolo di cui l’Università del Salento dispone, è anche l’unico che era stato delegato in un altro spin-off fondato e amministrato direttamente da Alessandro Delli Noci, Advantech, in società con Amema. E Del Prete, come aveva spiegato ancora Maurizio Laforgia nel suo interrogatorio al gip, era stato molto di più: un sodale politico di Delli Noci e Laforgia, componente dell’associazione che ha supportato la scalata dell’ex assessore alla Regione Puglia, che aveva anche finanziato con donazioni private. Oggi quel professore è l’uomo che deve valutare quanto valga la quota dell’Università del Salento in Eka cioè quanto sia il vantaggio per le casse pubbliche e il costo per i bilanci privati. “Non vedo il problema”, commenta Del Prete, che conferma tutte le attività fin qui descritte. “Non mi sento in conflitto di interessi e d’altronde saremo in tre a svolgere questo compito: io, insieme ai miei colleghi, farò gli interessi dell’Università come ho sempre fatto”. Nessun reato, è bene ribadirlo, è al momento ipotizzato in questa vicenda; nella quale però la divisione tra pubblico e privato è labile e il confine tra politico, imprenditoriale e universitario è quasi impossibile da distinguere.