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Asset russi congelati, “la Bce apre all’uso della clausola d’emergenza sul debito comune per l’Ucraina”. Fonti Ue smentiscono

"I politici liberali e i burocrati di Bruxelles hanno creato l’illusione che ci fosse la possibilità di sostenere finanziariamente una guerra in Ucraina senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini dell’Unione europea, basandosi solo sui cosiddetti beni congelati. È stato un imbroglio. State imbrogliando", ha dichiarato il premier magiaro

Trovare un modo legale per usare gli asset russi congelati e, allo stesso tempo, convincere tutti gli Stati membri a dare il proprio assenso. Il tutto in soli due giorni. A Bruxelles è corsa contro il tempo tra tecnici, vertici delle istituzioni Ue e capi di Stato e di governo per cercare di arrivare a […]

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Trovare un modo legale per usare gli asset russi congelati e, allo stesso tempo, convincere tutti gli Stati membri a dare il proprio assenso. Il tutto in soli due giorni. A Bruxelles è corsa contro il tempo tra tecnici, vertici delle istituzioni Ue e capi di Stato e di governo per cercare di arrivare a un’intesa la più condivisa possibile sull’utilizzo dei 210 miliardi di euro immobilizzati dall’Ue come sanzione per l’invasione russa dell’Ucraina. La deadline è il Consiglio europeo del 18-19 dicembre, anche se il presidente Antonio Costa non ha escluso sedute a oltranza per arrivare a un’intesa prima del 2026. Perché col disimpegno americano, le trattative che vanno a rilento e la guerra che non accenna a placarsi, per l’Europa quei soldi sono una delle pochissime, se non l’unica speranza di continuare a sostenere Kiev oggi e in futuro.

La strada intrapresa dall’Ue è piena di ostacoli. L’obiettivo è quello di utilizzare questi soldi come garanzia di un prestito da circa 140 miliardi di euro all’Ucraina. Il problema è che, nel caso in cui la guerra dovesse terminare e le sanzioni venissero allentate, è possibile che i proprietari di quei beni li richiedano indietro. E a quel punto, se fossero stati usati per ripagare il debito, toccherebbe agli Stati risarcire. E non tutti in parti uguali, almeno sulla carta: il principale ostacolo è convincere il Belgio che, tramite Euroclear, detiene 185 dei 210 miliardi totali e che, in caso di richiesta di rimborso, come spiegato dal governo di Bruxelles, rischierebbe “la bancarotta“. Redistribuire il rischio, invece, non sembra essere una strada praticabile per più di una cancelleria, Italia compresa.

Per questo a Bruxelles si cerca una soluzione per evitare che quei soldi possano essere utilizzati senza il rischio di maxi-risarcimenti futuri, addossandosi solo il rischio di un danno d’immagine per futuri investitori internazionali. Uno spiraglio sembra aprirlo, secondo fonti anonime citate dall’Ansa, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che solo poche settimane fa aveva escluso la possibilità di offrire garanzie Bce per il prestito. La capa della massima istituzione bancaria europea avrebbe detto che, se si è usata la procedura di emergenza prevista dall’articolo 122 per immobilizzare gli asset russi a tempo indeterminato, allora sarebbe possibile procedere nello stesso modo anche nell’emissione del debito comune, aggirando così il veto dell’Ungheria di Viktor Orban. Altre fonti sostengono, però, che l’ipotesi sia già stata esclusa: “Non si tratta solo di adottare una legislazione, che altrimenti verrebbe adottata secondo normali procedure e alle condizioni stabilite dall’articolo 122 che riguarda la crisi economica. Votare debito comune interferirebbe con alcuni dei principi fondamentali dei trattati che non possono essere modificati dalla legislazione secondaria. Questo è il nocciolo della questione”.

Proprio il premier magiaro ha ribadito la sua posizione: “I politici liberali e i burocrati di Bruxelles hanno creato l’illusione che ci fosse la possibilità di sostenere finanziariamente una guerra in Ucraina senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini dell’Unione europea, basandosi solo sui cosiddetti beni congelati. È stato un imbroglio. State imbrogliando“, ha dichiarato arrivando al vertice dei Patrioti a Bruxelles. “In Europa centrale nessuno ci ha pensato seriamente – ha aggiunto – Non siamo stupidi. Pensiamo che se si vuole finanziare una guerra, bisogna pagarla”. E dopo aver avvisato di aver parlato con Vladimir Putin, pronto a “rispondere con la forza” se dovessero essere usati gli asset russi, ha annunciato che l’Ungheria non ha alcuna intenzione di appoggiare la scelta di Bruxelles: “Pagherete voi. Pagheremo tutti. È una cattiva strategia, un errore enorme e lo pagheremo tutti. Ciò per cui mi batto è tenere gli ungheresi fuori da questa follia e da questa folle strategia. Mi oppongo fermamente all’invio di denaro degli ungheresi in Ucraina”.

La sua attenzione si è poi spostata su Euroclear: “È una società belga. Sono in pericolo. Se l’idea folle dell’Unione europea di confiscare i beni russi congelati” dovesse andare a buon fine, “ciò avrebbe un impatto tremendamente negativo sulla società”. Lettura che al momento trova conferma nella reazione di Ficth che ha messo i rating di default a lungo termine (Idr) di Euroclear Bank ed Euroclear Holding (Eh), entrambi “AA”, sotto osservazione con implicazioni negative, tecnicamente Rating Watch Negative (Rwn). La decisione è legata, spiegano, a un “potenziale aumento dei rischi di liquidità e legali” per Euroclear Bank ed Eh (congiuntamente Euroclear) “derivanti dai piani della Commissione europea di utilizzare le attività immobilizzate della Banca Centrale della Federazione Russa (Cbr) per un prestito di riparazione all’Ucraina”, nonché dalla decisione di “avvalersi dei poteri di emergenza ai sensi dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea del 12 dicembre”.

Il Belgio, per l’appunto, rimane perplesso sulle soluzioni offerte dai vertici Ue, fortemente sostenuti dalla Germania. Fonti diplomatiche hanno rivelato che Bruxelles “insiste nel chiedere una discussione approfondita di entrambe le opzioni domani, quella sul tavolo” del prestito sugli asset russi “e quella in sospeso” sul prestito garantito dal bilancio Ue. E “continua a credere che il prestito di riparazione non sia l’unica opzione per aiutare l’Ucraina”, ma “preferirebbe l’opzione di un prestito garantito dal margine di bilancio dell’Ue“. Questo perché questa seconda opzione “offre piena chiarezza e prevedibilità” garantendo un metodo “più economico, più rapido e più trasparente e che offre, sempre di più, maggiore chiarezza. È un esercizio ben noto e rappresenterebbe una forte dichiarazione di sostegno all’Ucraina. Nelle proposte della Commissione del 3 dicembre c’erano due opzioni. Ne abbiamo discusso diverse volte e, a un certo punto, la presidenza danese ha deciso di accantonare la prima opzione, sostenendo che non vi è unanimità. Da allora, non abbiamo avuto alcun dibattito, alcuna discussione su tale opzione, e ci siamo concentrati sull’altra opzione, ovvero il prestito di riparazione a fronte degli asset russi mobilitati”. Dopo una giornata intera di contrattazioni, la posizione del Belgio rimane però la stessa: “Tutto ciò che è applicabile al Belgio deve essere applicabile a tutti gli altri Paesi dell’Ue”, con tutti i rischi coperti e neutralizzati “senza limitazioni, integralmente e sin dal primo giorno”.

Dubbi su questo, però, sono stati espressi anche da Malta, Bulgaria, Slovacchia e persino Italia. Roma, pressata dai continui avvertimenti di Washington che invita l’Europa a non utilizzare gli asset russi congelati come garanzia per il prestito di riparazione per l’Ucraina, cerca di mantenere una posizione di equilibrio. Da un lato non chiude totalmente al loro possibile utilizzo, come invece fa un altro governo dell’est Europa, la Repubblica Ceca, che ha negato la propria disponibilità a fare da garante, ma ribadisce, anche col discorso di Giorgia Meloni alla Camera, che si può dare il via libera “se la base giuridica è solida. Non perché siamo amici di Putin ma per l’esatto contrario. Se la base giuridica di questa iniziativa non fosse solida, noi regaleremmo alla Russia la prima vittoria vera dall’inizio del questo conflitto. Bisogna sì puntare a utilizzare gli asset sovrani russi, perché è giusto che sia la Russia a ripagare per la guerra di aggressione che ha mosso, ma bisogna essere sicuri di fare la cosa giusta”.