
Roberto Palumbo, a capo dell'equipe di Nefrologia del Sant'Eugenio incassava mazzette "a carattere mensile". Per il giudice "aveva di fatto il 60%" del centro dialisi
Roberto Palumbo “aveva un controllo della destinazione dei pazienti verso i vari centri” e, secondo il giudice per le indagini preliminari, gli indirizzava “in modo da raggiungere il massimale consentito verso la Dilauer”. Non una struttura a caso, visto che possiede “di fatto il 60% delle quote” del centro dialisi. È racchiusa principalmente in questo […]
Roberto Palumbo “aveva un controllo della destinazione dei pazienti verso i vari centri” e, secondo il giudice per le indagini preliminari, gli indirizzava “in modo da raggiungere il massimale consentito verso la Dilauer”. Non una struttura a caso, visto che possiede “di fatto il 60% delle quote” del centro dialisi. È racchiusa principalmente in questo passaggio, contenuto nell’ordinanza con la quale il gip di Roma ha disposto i domiciliari, l’accusa al primario di Nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio, arrestato in flagranza mentre intascava una tangente dall’imprenditore Maurizio Terra. Stando all’inchiesta, il medico avrebbe avuto a disposizione carte di credito, un appartamento in affitto, il leasing di un’automobile di lusso e sua moglie avrebbe ricevuto un contratto di consulenza da 2.500 euro al mese.
Le mazzette incassate, stando all’inchiesta, erano “a carattere mensile”. Nel provvedimento sono citate una serie di intercettazioni tra Palumbo e l’imprenditore Maurizio Terra. In un dialogo carpito, a detta del giudice, c’è la prova del passaggio di denaro mensile: il primario afferma “è urgente a questo punto, uno come deve fare e basta..” a cui Terra replica “l’unica è cambiare sistema e finisce la storia, sennò ogni mese è così”. Nell’atto il giudice cita alcuni episodi, a partire dall’aprile scorso, in cui il medico avrebbe ricevuto del denaro in contanti.
Il giudice definisce “gravi i fatti contestati” e aggiunge che Terra “ha, sostanzialmente, ammesso i fatti e anche Palumbo, che nel corso dell’interrogatorio reso dinanzi al pm era parso più reticente ha, infine, operato ammissioni di responsabilità nel corso dell’udienza di convalida”. Per il magistrato, il “sinallagma tra la funzione” esercitata dal medico e il “pagamento è evidente”. Non solo: il gip ritiene anche evidente che Palumbo “potesse agevolare l’invio dei pazienti, anche verso la Dialeur, società da lui di fatto detenuta con partecipazione di maggioranza”.
Nel provvedimento il giudice spiega che “Terra ha ammesso, con più trasparenza, le proprie responsabilità, ha fornito elementi atti a ricostruire compiutamente i fatti, ha mostrato, soprattutto all’udienza di convalida, di essere quasi sollevato dall’emersione della vicenda che, in qualche modo, gli ha consentito di sottrarsi a procedure e condotte necessarie per poter svolger e la propria attività ma vissute anche come imposizioni”. E ancora: “Ha chiaramente detto che la titolarità formale del 60% delle quote gli è stata sostanzialmente imposta ed ha avuto uno sviluppo, nel tempo, da lui patito e, certamente, non voluto, non avendogli portato alcun vantaggio”.
Per quanto riguarda Palumbo “ha reso dichiarazioni che, comunque, hanno permesso una più esatta ricostruzione dei fatti e, tuttavia, la sua condotta va valutata come più grave perché la contestazione consente di cogliere una costanza di comportamenti e, dunque, una pervicacia, significative di una personalità incline alla commissione di reati della specie di quello per cui si procede”, scrive il giudice. Palumbo, conclude, “ha dichiarato di non essere interessato a mantenere il ruolo di direttore della struttura, ha dichiarato di voler lasciare il pubblico e, tuttavia, da anni, mantiene la sua posizione di potere e continua e lavorare nella struttura pubblica”.