
L'INL doveva essere il luogo in cui unificare l'attività ispettiva, compresa quella previdenziale e assicurativa. Dieci anni dopo "rischia la consunzione", denunciano i sindacati
In dieci anni l’Italia è riuscita a creare, mortificare e infine consumare l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), danneggiando l’intera attività ispettiva, quella che dovrebbe contrastare lo sfruttamento e tutelare i lavoratori. Nato nel 2015 da uno dei decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del governo Renzi per rendere più flessibile il mercato del lavoro, l’INL doveva essere il luogo nel quale unificare tutta l’attività ispettiva: quella lavoristica, ma anche quella previdenziale e assicurativa in capo a Inps e Inail, dove nel frattempo era stato imposto il blocco delle assunzioni. Al contrario, dieci anni dopo gli ispettori fuggono dall’INL sperando di essere assunti all’Inps e all’Inail, soprattutto al Centro-Nord dove lo stipendio non basta e negli organici mancano già fino a due terzi del personale. Un altro miracolo italiano e del resto Giorgia Meloni l’aveva detto chiaro e tondo: “Non si disturba chi produce ricchezza, lo Stato non deve vessare le aziende”. E allora che farne di quei rompiscatole degli ispettori? Lo vorrebbero sapere anche le rappresentanze sindacali dell’INL, che da tempo chiedono un incontro alla ministra del Lavoro, l’ex presidente dei consulenti del lavoro Marina Elvira Calderone, che invece non ne vuol sapere. Al contrario, si bandiscono concorsi che non riempiono nemmeno i posti a bando e i pochi assunti se li portano via le aziende private o altre amministrazioni pubbliche con migliori stipendi e prospettive. E adesso anche il nuovo concorso per ispettori Inps e Inail, che dopo la condanna del ruolo a esaurimento tornano ad assumere e si riprendono l’attività ispettiva, definitiva conferma del fallimento di un progetto decennale che ha ridotto organici e ispezioni, alla faccia della sicurezza sul lavoro.
“Conosco decine e decine di colleghi che me lo hanno detto: ai concorsi Inps e Inail ci candidiamo in massa”, conferma al Fatto Giorgio Dell’Erba, dirigente del coordinamento nazionale dell’Unione sindacale di base (Usb). Che se l’è sentito ripetere anche durante l’assemblea indetta il 12 novembre da Usb Pubblico impiego, Fp Cgil e Uilp per chiedere ancora una volta il rinnovo dei contratti, aumenti salariali reali, welfare aziendale e indennità ispettiva per valorizzare il personale INL. Insomma, per non farlo scappare. “Non serve potenziare l’organico con altri 300 posti, come è stato annunciato per l’anno prossimo, se alla prima occasione ne perdiamo altrettanti”, va ripetendo, da anni, Dell’Erba. Due anni fa l’INL ha messo a bando 1149 posti da ispettore tecnico: ne sono entrati 850 e ne sono rimasti 600, meno della metà di quelli necessari, con fughe verso altri ministeri, l’Agenzia delle entrate e non solo. “Alle attuali condizioni, solo un pazzo preferirebbe lavorare all’INL piuttosto che all’Inps o all’Inail”, taglia corto il sindacalista. Ma la politica non ci sente e dopo i pasticci sulla perequazione siamo sempre al palo, con sedi dove il costo della vita ha la meglio: “A Milano dovrebbe esserci un organico di 370 persone. Ce ne sono 130”. Ad aprile è stato bandito un altro concorso. Per 34 posti, in Friuli Venezia Giulia si sono presentati in dieci e gli idonei sono appena 6. In Liguria 6 posti, 17 candidati e 11 idonei. In Lombardia 190 posti, 89 candidati e appena 55 vincitori. Sempre che decidano davvero di firmare il contratto, cosa che all’INL non è più scontata viste le passate esperienze.
“Tranne uno, nell’ufficio dove lavoro parteciperemo tutti al concorso Inps-Inail, compresi i colleghi che hanno già maturato qualche scatto di anzianità e all’Inps come all’Inail dovrebbero fare qualche sacrificio iniziale”, racconta al Fatto un ispettore del Piemonte che preferisce restare anonimo. E ricorda che il Pnrr ha ridotto la lotta al sommerso a una questione di numeri, con Calderone che ha promesso più ispezioni finendo per incentivare interventi veloci a scapito di tante altre violazioni, di tanti lavoratori che a volerli tutelare serve il tempo di indagare sugli appalti e i subappalti, sull’applicazione del contratto e dell’orario di lavoro. Ma anche a scapito dell’Ispettorato stesso, “dove facciamo i conti con uno scarto tra la retribuzione e la responsabilità di firmare a nome proprio verbali che devono reggere in tribunale”, ripetono da anni gli ispettori. Per questo i 448 posti da ispettore di vigilanza (355 Inps, 93 Inail) potrebbero assorbire centinaia di funzionari INL. “Se oggi Inps e Inail assumono di nuovo, mentre a lungo i loro ispettori andavano in pensione senza essere sostituiti, vuol dire che in questi anni abbiamo indebolito l’attività ispettiva”, ragiona il segretario nazionale Fp Cgil, Florindo Oliverio. Le sigle sindacali riunite in assemblea hanno annunciato presidi davanti al ministero entro fine novembre, contro il Dl sicurezza che, hanno scritto, offre misure minime senza risolvere i problemi strutturali. Non solo: “C’è l’incertezza per il futuro, il rischio paventato di rientrare sotto il ministero del Lavoro, di perdere terzietà ed essere sempre più assoggettati e assoggettabili alla politica”, spiega Oliverio. E mentre le risposte non arrivano, i funzionari se ne vanno. “Rischiamo che le cose si risolvano per consunzione”.