
In una lettera aperta al sindaco, uno dei fondatori del Comitato Sì Meazza aveva rivelato che insieme ad altri operatori dello spettacolo dal vivo avrebbe voluto fare una offerta per lo stadio, ma che era stato impossibile per le tempistiche troppo strette
Era dall’estate scorso che sullo stadio San Siro aleggiava l’ipotesi di un’inchiesta. Dopo che la procura di Milano aveva annunciato l’inchiesta sulla speculazione urbanistica, erano emersi anche accertamenti sull’area intorno al Meazza. E oggi – nel giorno in cui è stata firmata la vendita a Milan e Inter – la notizia che bisogna registrare è l’indagine dei pm per turbativa d’asta. Mercoledì mattina – come apprende l‘Ansa – è stato sentito dai pm Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi il promoter Claudio Trotta, tra i fondatori del comitato Sì Meazza. In una lettera aperta al sindaco, Trotta aveva rivelato che insieme ad altri operatori dello spettacolo dal vivo avrebbe voluto fare una offerta per lo stadio, ma che era stato impossibile partecipare al bando del Comune per le tempistiche troppo strette.
Trotta è stato sentito come testimone in quanto assieme all’ex assessore e negli anni ’80 vicesindaco di Milano Luigi Corbani è uno dei fondatori de ‘Il Comitato Sì Meazza’ nato per salvaguardare ed eventualmente ammodernare la struttura e recuperare a verde l’area circostante. Il promoter musicale, convinto che San Siro possa essere polifunzionale, già nel 2019, come lui stesso ha raccontato, era intervenuto sulla vicenda con la proposta di un bando internazionale per la ristrutturazione e la futura gestione dello stadio dopo la fine della concessione nel 2030. Il progetto aveva tre punti principali: “Abbandonare il terzo anello e fare una struttura portante e di quelle apribili” per usare lo Stadio “365 giorni all’anno” in modo da migliorare “l’acustica sia per chi è dentro che per chi abita fuori”. Installare “un prato retrattile” per consentire un giorno una partita di rugby , un altro giorno un concerto e così via. Il terzo punto è “il miglioramento dei servizi per pubblico. Nessuna necessità di aumentare gli spazi corporate” ossia quelli per i club.
L’imprenditore nel campo musicale aveva portato il general manager della Asm Global, dal sindaco Giuseppe Sala e dal dg di Palazzo Marino Christian Malangone. Gli avevamo “detto ‘vogliamo un bando pubblico e noi parteciperemo per la ristrutturazione e la gestione futura con o senza le due squadre’ e ciò significava che lo stadio poteva stare in piedi comunque con o senza il calcio”. Un piano messo nero su bianco anche in una lettera pubblica al primo cittadino Il quale, ha invece “fatto un avviso di interesse pubblico che non era un bando e si parlava di una area per fare un’operazione immobiliare”.
Per le tempistiche, 37 giorni dalla pubblicazione il 24 marzo scorso fino al 30 aprile, giorno della chiusura, e per le modalità che riguardavano non solo lo stadio ma anche le aree circostanti, quell’avviso di interesse pubblico per San Siro, predisposto dal Comune di Milano, era già ritagliato su “un’operazione di speculazione immobiliare” con cui, in sostanza, tagliare fuori altri partecipanti che potevano avere altre proposte secondo il testimone.
In sostanza, Trotta, storico promoter milanese che ha organizzato negli anni i più importanti concerti a San Siro avrebbe messo a verbale di non aver potuto partecipare di fatto a quell’avviso di interesse pubblico tra fine marzo e aprile, che “non era nemmeno un bando”, perché ciò che si voleva portare avanti era un’operazione di speculazione immobiliare, attraverso la vendita ai club, già confezionata. Trotta avrebbe raccontato che più volte lui, dal 2019 in avanti e in più fasi, si era, invece, interfacciato con Sala e i dirigenti di Palazzo Marino per una soluzione diversa dalla demolizione dello stadio e dalla cessione dell’area che interessava a Milan e Inter, ossia proponendo un progetto di “ristrutturazione e futura gestione dello stadio”, che poteva rimanere in piedi “con o senza le squadre”.