Speciale legge di bilancio

Rottamazione 5 aperta anche a chi ha aderito alle precedenti e poi ha smesso di pagare. Giorgetti diceva: “Stop agli immeritevoli”

Restano fuori i debiti nati da accertamento, cioè derivanti da controlli sostanziali dell’Agenzia delle Entrate su imposte non dichiarate o su dichiarazioni omesse. Ma sono una quota minoritaria dei 173 milioni di cartelle in gestione al braccio della riscossione

Come da ripetuti annunci, il governo Meloni infila in manovra la quinta rottamazione delle cartelle esattoriali. E il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che aveva assicurato di voler distinguere tra “meritevoli e immeritevoli perché “non è possibile immaginare una rottamazione all’infinito a beneficio di tutti”, non mantiene la parola. Perché l’articolo 23 del ddl di Bilancio non prevede alcun paletto che precluda l’accesso ai recidivi, i circa 2 milioni di contribuenti che sono stati iscritti a ruolo più volte, hanno aderito ad altre offerte di pagamento agevolato con l’abbuono di interessi e sanzioni e poi hanno smesso di pagare le rate. La nuova “pace fiscale” voluta a tutti i costi da Matteo Salvini permetterà anche a loro di presentare domanda e ottenere il blocco immediato di pignoramenti, ipoteche e fermi amministrativi. L’unica novità è che restano fuori i debiti nati da accertamento: cioè quelli derivanti da controlli sostanziali dell’Agenzia delle Entrate su imposte non dichiarate o su dichiarazioni omesse.

Ma gli avvisi di accertamento esecutivo emessi dall’Agenzia sono una quota decisamente minoritaria dei 173 milioni di cartelle di pagamento in gestione al suo braccio che si occupa della riscossione: circa l’1%, stando ai dati ufficiali sull’ultimo quinquennio. Del resto dalla pandemia in poi i controlli sostanziali sono sempre stati meno di 400mila l’anno. Morale: quel limite alla tipologia di carichi rottamabili escluderà solo una piccola fetta degli interessati.

Per il resto, esattamente come le precedenti edizioni la norma cancella sanzioni, interessi, aggio e mora e consente di pagare solo il capitale. Per le multe stradali, al solito, lo sconto riguarda solo interessi e aggio, non la sanzione principale. La novità è che il debito verrà spalmato su un massimo di ben 54 rate bimestrali (nove anni) e che dal 1° agosto 2026 saranno dovuti interessi al tasso del 4% annuo. La decadenza scatterà nel caso non vengano pagate due rate anche non consecutive: su questo fronte la quinta sanatoria è addirittura meno rigida della precedente, che prevedeva l’uscita dal beneficio dopo un solo pagamento mancato.

Non proprio il massimo se l’obiettivo era rafforzare la deterrenza nei confronti di chi approfitta dell’opportunità solo per ottenere un’ulteriore dilazione e continuare a calciare la lattina più in là, come si è puntualmente verificato negli ultimi anni. Basti dire che i tassi di decadenza sono andati dal 45% del saldo e stralcio del 2018 al 70% della rottamazione ter. Poco importa: il comma 18 riapre ancora una volta la porta anche ai decaduti. Chi non ha rispettato i termini della rottamazione quater, prevista dalla prima manovra firmata da Giorgia Meloni, potrà estinguere i debiti relativi ai carichi affidati dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 per i quali ha smesso di versare le rate.

Inascoltate quindi le numerose bocciature dei provvedimenti condonistici arrivate nel corso degli anni dalla Corte dei conti, l’appello della conferenza delle Regioni che aveva chiesto di subordinare nuove iniziative di definizione agevolata a “meccanismi di “disagio” per i contribuenti e da ultimo le analisi dell‘Ufficio parlamentare di bilancio, che esaminando l’originario ddl del Carroccio sulla quinta rottamazione ha sottolineato come “la riproposizione di forme di agevolazione sempre più vantaggiose per il contribuente e di annullamento dei crediti” abbia “effetti negativi sia sulla già scarsa efficienza del sistema di riscossione, sia sulla fedeltà fiscale contribuendo ad alimentare l’aspettativa che il mancato pagamento dei tributi possa essere sanato o condonato in maniera progressivamente più agevolata”.

Accanto alla definizione agevolata nazionale, la manovra lascia agli enti territoriali la possibilità di varare proprie sanatorie locali L’articolo 24 riconosce a Regioni, Province, Comuni e altri enti territoriali la possibilità di deliberare entro il 31 marzo 2026 una propria definizione agevolata dei carichi affidati alla riscossione locale. In sostanza, gli enti potranno decidere di cancellare sanzioni, interessi e aggio sulle entrate di loro competenza (Imu, Tari, Cosap, sanzioni locali). I singoli enti dovranno stabilire con delibera l’ambito dei debiti ammessi, le modalità di adesione e il numero di rate. È quindi prevedibile che, come nelle passate edizioni, molti aderiranno per recuperare almeno una quota dei crediti incagliati e migliorare i saldi di bilancio.