
Ritratto del governatore in cerca di bis. Incline alle gaffe, ex socialista non craxiano, si è conquistato la popolarità spuntando ovunque, "te lo ritrovi al matrimonio e non sai perché" dice Schlein. E anche i sindaci di destra plaudono: "Che risolva i problemi è un conto. Ma se lo chiami c'è sempre"
A Firenze dicono: il Giani è nella stessa situazione della Fiorentina. In caduta libera i viola così come lo è il Campo largo, dopo le batoste nelle Marche e in Calabria. Domenica alle regionali in Toscana Eugenio Giani – 66 anni, nato a Empoli, ma originario della vicina San Miniato, laurea in giurisprudenza e primi passi di praticantato legale nello studio di Alberto Predieri, sposato con Angela Guasti, due figli – riuscirà nell’impresa di far brindare Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli? E la domenica successiva la Fiorentina riuscirà finalmente a vincere, a Milano, con il Milan del livornese Massimiliano Allegri?
Incroci di destini politici e calcistici. Che attraversano da vicino Giani. Tifosissimo viola. E dalla fede calcistica bisogna partire per raccontare in tre foto il governatore della Toscana. Ma prima un passo di lato. Domenica e lunedì votazioni regionali. Tre i candidati. Uno è Giani. L’avversario più importante (e insidioso) Alessandro Tomasi, 46 anni, sindaco di Pistoia dal 2017, responsabile regionale di Fratelli d’Italia. Terza incomoda, Antonella Bundu, 56 anni, padre della Sierra Leone e madre italiana, ex compagna del cantante Piero Pelù, sinistra radicale, che si definisce “una donna nera, fiorentina e di sinistra”. Cinque anni fa questi i risultati: Giani vinse con il 48,62 per cento sull’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi con il 40,46. Terza arrivò Irene Galletti con il 6,40, voti che ora, in teoria dovrebbero confluire in quelli di Giani. La sinistra radicale con Tommaso Fattori prese il 2,23 per cento. Dunque, sulla carta, Giani alla guida del Campo largo è di gran lunga favorito.
Ma torniamo al suo album fotografico. Dal quale estraiamo intanto la foto del 1 agosto 2002 quando la Fiorentina, dopo il fallimento, viene acquistata dai Della Valle. Imprenditore già molto noto, ma non a Giani, allora assessore al sport del comune di Firenze, che lo scambiò per il proprietario delle scarpe Valleverde. Dal quartiere generale del gruppo Della Valle inviarono subito un sms: “Gentilissimo assessore, non c’entra niente Valleverde, Della Valle è Tod’s”. Giani ammise di dover essere andato sui siti internet per cercare notizie. La tendenza di Giani alle gaffe è stata confermata anche in questi giorni quando, ospite della trasmissione Un giorno da pecora, ha incluso la Lombardia tra le regioni confinanti con la Toscana.
Includere è in fondo un verbo caro a Giani. Socialista non craxiano. Dal senso politico vagamente democristiano. Racconta Giovanni Galli – seconda foto – che estromesso da capogruppo della Lega si è sentito dire da Giani: “Peccato, se lo sapevo prima ti avrei candidato io”. Giani non conosce nemici, ama piacere, nel suo esercito politico includerebbe tutti. “Eugenio c’è sempre, te lo trovi anche al matrimonio di tua cugina senza sapere il perché” ha scherzato Elly Schlein dal palco del Teatro Cartiere Carrara di Firenze. “Giani è così – ha continuato Schlein – è sempre in mezzo alla gente ed è innamorato della sua terra”.
Ed eccoci alla terza foto: il territorio, i comuni, la Toscana. Giani chiude cinque anni di governo regionale senza rilevanti successi sul piano delle grandi opere, a cominciare dall’Autostrada Tirrenica e dalla superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Il suo successo è invece aver costituito una sorta di partito dei sindaci. Lo hanno ribattezzato il governatore ubiquo: è dappertutto, basta chiamarlo. Anche i sindaci di destra plaudono: “E’ sempre presente. Poi che risolva i problemi è un altro conto. Ma intanto lui c’è”. Quindi niente grandi opere, ma tante piccole opere: scuole, strade, palestre, reparti di ospedali. Giani finanzia e benedice. E ora passa all’incasso.
Giorgia Meloni ha chiuso venerdì 10 ottobre a Firenze la campagna elettorale di Tommasi ben consapevole che la vera partita nel centrodestra non è contro Giani, ma dentro lo schieramento, tra l’ex generale Roberto Vannacci e Matteo Salvini. Nella Lega i candidati alle regionali sono stati “vannaccizzati”. Vincerà il generale o il capitano? Meloni osserva, preoccupata.