Economia

Una famiglia su tre anche nel 2024 ha tagliato la spesa per il cibo. Al Sud consumi più bassi di 800 euro all’anno

I dati Istat. Tra le coppie con tre o più figli, cibo e bevande assorbono il 22,2% del budget mensile (819 euro), mentre le coppie giovani senza figli spendono per quelle voci solo 448 euro e destinano più risorse a trasporti, tempo libero e ristorazione

L’inflazione rallenta, ma i portafogli restano troppo leggeri. Quasi una famiglia su tre in Italia continua a tagliare la spesa per il cibo: secondo l’Istat, nel 2024 il 31,1% dei nuclei ha ridotto in quantità o qualità gli acquisti alimentari, una quota solo lievemente inferiore al 31,5% registrato nel 2023. Anche per le bevande la tendenza resta la stessa: il 35,3% ha speso di meno o scelto prodotti più economici. Nel complesso la spesa media mensile per consumi è stata di 2.755 euro, praticamente stabile rispetto ai 2.738 del 2023. Ma dietro la cifra piatta c’è la perdita di potere d’acquisto: con i prezzi ancora alti e i redditi fermi, le famiglie continuano a comprimere i consumi reali.

Il divario territoriale resta marcato: nel Nord Est si spendono in media 834 euro in più rispetto al Sud, una differenza del 37,9%. Nel Mezzogiorno, oltre metà delle famiglie (57,6%) dichiara di aver ridotto la spesa per abbigliamento e calzature, contro il 47,5% a livello nazionale. Le regioni con la spesa media mensile più elevata si confermano Trentino-Alto Adige (3.584 euro) e Lombardia (3.162 euro), mentre Calabria e Puglia sono quelle con la spesa più contenuta, rispettivamente 2.075 e 2.000 euro mensili.

Le voci essenziali, invece, pesano sempre di più. Tra le coppie con tre o più figli, cibo e bevande assorbono il 22,2% del budget mensile (819 euro), mentre le coppie giovani senza figli spendono per quelle voci solo 448 euro e destinano più risorse a trasporti, tempo libero e ristorazione. La tipologia familiare che destina maggiori risorse alle spese per Servizi di ristorazione e di alloggio è quella costituita da persone sole tra i 18 e i 34 anni (9,4%, pari a 178 euro al mese), seguita dalle coppie senza figli con persona di riferimento nella stessa classe d’età (8,9%, pari a 291 euro al mese). Queste ultime hanno anche la quota di spesa più elevata per Ricreazione, sport e cultura (5,3%, 171 euro mensili). La quota di spesa più elevata per la sanità riguarda le famiglie degli over 65, sia in coppia senza figli (5,8%, 164 euro al mese) sia soli (5,7%, 103 euro).

La spesa media mensile ovviamente aumenta al crescere dell’ampiezza familiare: i single spendono 1.932 euro, il 68% circa rispetto all’esborso delle famiglie di due componenti e il 58% circa di quella delle famiglie di tre componenti. All’aumentare dell’ampiezza familiare cresce il peso delle voci meno suscettibili di economie di scala (come i prodotti alimentari e le bevande analcoliche) e diminuisce quello di voci come abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, che passa dal 43,9% delle famiglie monocomponente al 28,6% di quelle con cinque o più componenti.

Le voci di spesa cambiano anche a seconda della regione. In Lombardia si registra la quota più elevata destinata a servizi di ristorazione e alloggio (7,5%, contro il 5,9% nazionale), mentre in Trentino-Alto Adige la voce abitazione — che comprende affitti, luce e gas — pesa per il 40% del totale, anche per effetto degli affitti figurativi, soprattutto nella Provincia di Bolzano. All’estremo opposto la Calabria, dove quasi un terzo del bilancio familiare (28,2%) se ne va in alimentari e bevande, contro una media italiana del 19,3% e il minimo del 14,6% registrato in Trentino-Alto Adige.

La spesa media mensile delle famiglie composte soltanto da italiani continua a essere superiore di quasi un terzo (+31,8%) rispetto a quella delle famiglie con stranieri.