
Il titolo crolla del 17% in Borsa. Morpheus Research sostiene che il marchio umbro continua a vendere beni di lusso nonostante il divieto. L'azienda di Tolomeo: "Prodotti spediti in Russia entro i limiti comunitari. L'incidenza del mercato russo sul fatturato si è ridotta di oltre due terzi rispetto al 2021"
Seduta da incubo a Piazza Affari per il gruppo del cachemire di alta gamma Brunello Cucinelli, che ha chiuso a -17% dopo una sospensione dalle contrattazioni. A scatenare il crollo un report di Morpheus Research, società fondata nel 2025 da un gruppo di analisti che puntano a portare alla luce comportamenti scorretti sui mercati finanziari: il documento accusa il marchio umbro di continuare a vendere beni di lusso in Russia in violazione delle sanzioni europee decise in seguito all’invasione dell’Ucraina, che vietano l’esportazione di beni di valore superiore a 300 euro. Il marchio di Tolomeo ha diffuso un comunicato in cui “conferma con fermezza il pieno rispetto delle regole comunitarie” ed esclude “qualsiasi ipotesi su un utilizzo del mercato russo per la riduzione del magazzino e lo smaltimento delle rimanenze”. Brunello Cucinelli “sta valutando azioni legali a tutela della sua reputazione e degli interessi di tutti i suoi stakeholder”.
Secondo l’indagine, durata oltre tre mesi, Cucinelli avrebbe mantenuto aperti diversi negozi a Mosca, nonostante dichiari di averli chiusi tre anni fa. Morpheus sostiene di aver inviato “acquirenti in incognito” che avrebbero trovato boutique operative e in grado di offrire capi e accessori con etichette che riportano produzioni del 2024 e 2025, ben successive all’imposizione del divieto Ue. La società del lusso italiana, stando al report, attuerebbe una politica di “sconti aggressivi” per smaltire un “magazzino gonfio” che rischia “di indebolire il posizionamento esclusivo del marchio”. Va detto che Morpheus detiene posizioni corte sul titolo, il che significa che guadagna se le azioni crollano. Ma se le accuse si rivelassero inconsistenti perderebbe credibilità.
L’analisi si basa su interviste a ex dipendenti, partner commerciali e sui bilanci della filiale russa del gruppo, che mostrerebbero ricavi stabili intorno ai 15 milioni di euro sia nel 2023 sia nel 2024. Nei documenti, la società avrebbe delineato una strategia per “ridurre l’impatto delle sanzioni” attraverso il commercio a distanza e le consegne a domicilio. “Il presidente Cucinelli discute spesso del concetto di sostenibilità morale, soffermandosi anche su come ‘bisogna vivere con onestà’. Nello spirito di questa etica, crediamo che gli azionisti meritino maggiore onestà per quanto riguarda le attività russe di Cucinelli e la gestione delle scorte”, afferma nelle conclusioni Morpheus Research, che invita gli investitori a “valutare attentamente” le affermazioni di Cucinelli sulla riduzione delle esportazioni in Russia e paventa il rischio che la “continua e apparente espansione” dell’export possa “essere un tentativo di compensare problemi più profondi all’interno dell’azienda, tra cui l’aumento vertiginoso delle scorte“.
Già la scorsa settimana il Financial Times aveva riferito di accuse di un altro hedge fund, Pertento Partners, a cui Cucinelli aveva risposto affermando che le sue boutique in Russia sono chiuse, che le vendite sono scese dal 9% del fatturato totale del 2021 al 2% attuale e che le operazioni residue rispettano pienamente le normative.
“All’inizio del conflitto, abbiamo scelto di mantenere inalterata la nostra struttura locale continuando a garantire salari pieni ai dipendenti e venditori e onorare i contratti di affitto, come sempre fatto in ogni parte del mondo anche in situazioni straordinarie”, sottolinea una nota della società, aggiungendo che “attualmente il nostro personale offre, su richiesta dei clienti finali, un servizio di assistenza all’interno del nostro showroom. Il prodotto utilizzato è quello regolarmente spedito in Russia entro i limiti stabiliti dall’Unione Europea e la parte residuale dell’inventario consegnato prima dell’introduzione delle sanzioni”. Invece “Gli spazi dedicati al marchio all’interno di più ampie strutture multi-brand rimangono operativi” ma “agiamo nel pieno rispetto delle regole comunitarie fornendo loro solo la parte di collezione consentita entro i limiti di valore fissati”. Inoltre “le verifiche effettuate dall’Agenzia delle Dogane Italiane hanno accertato il pieno rispetto delle procedure così come non sono state rilevate segnalazioni da autorità doganali straniere che potessero prefigurare triangolazioni commerciali”. Poi la conferma che “l’incidenza del mercato russo sul nostro fatturato si è ridotta di oltre due terzi rispetto al 2021 risultando oggi intorno al 2%, il valore delle esportazioni verso la nostra filiale russa è passato dai 16 milioni di euro del 2021 ai 5 milioni euro del 2024”.