
La multinazionale, multata per violazione della normativa, sostiene che peggiora i servizi forniti agli utenti esponendoli a rischi informatici. Il portavoce della Commissione: "Capiamo che voglia difendere i profitti a tutti i costi, ma il Dma dà ai consumatori più scelta e alle nostre imprese la possibilità di competere equamente"
Nuovo capitolo dello scontro tra Bruxelles e le Big tech statunitensi sostenute da Donald Trump. Al centro del contendere torna il regolamento sui mercati digitali Digital markets act che punta a limitare gli abusi di posizione dominante da parte dei giganti della tecnologia. Apple, che lo scorso aprile è stata multata proprio per violazioni del regolamento, ha esplicitamente chiesto alla Ue di abrogarlo. Ribadendo – è la contestazione fatta fin dall’entrata in vigore della normativa, lo scorso anno – che comporta a suo giudizio un peggioramento dei servizi forniti agli utenti e li espone a rischi da cui erano precedentemente protetti. Nel mirino in particolare le misure che forzano l’apertura dell’ecosistema digitale dell’azienda Usa per garantire l’interoperabilità dei suoi sistemi operativi con prodotti e servizi offerti da altre aziende.
Dura la replica da parte dell’Unione europea, che aveva già nei mesi scorsi contestato a Apple di non rispettare il Dma: un netto no, accompagnato dalla considerazione che la richiesta “mina la narrativa dell’azienda di voler essere pienamente cooperativa con la Commissione”. Si attende la presa di posizione del presidente Usa, che fin dall’inizio del suo secondo mandato si è schierato a difesa delle multinazionali minacciando ritorsioni contro i Paesi che tentano di tassarle o applicare regolamentazioni che le danneggiano. E ha ottenuto dal G7 l’esenzione dei grandi gruppi Usa dalla tassa minima globale del 15%.
“Da quando vige il Digital markets act (Dma), l’interpretazione delle regole da parte della Commissione europea cambia costantemente. E questo rende quasi impossibile per le aziende capire come rispettarle”. È una delle accuse che il gigante della tecnologia rivolge nei confronti del regolamento Ue. “In caso di mancato rispetto dei requisiti del Dma – prosegue la nota di Apple – le aziende devono apportare le modifiche richieste dalla Commissione europea prima che i tribunali si pronuncino, il che può richiedere mesi o anni, anche se ciò comporta un danno irreversibile per gli utenti. E le sanzioni in caso di mancata osservazione sono del tutto arbitrarie. Sono applicate in modo non uniforme e concepite per punire le aziende invece che promuovere la concorrenza”.
Dunque, secondo l’azienda statunitense, le regole stabilite non sono chiare e risultano troppo rigide al punto da rendere “più difficile fare business in Europa” e da ostacolare l’innovazione. Apple sostiene inoltre che, dopo l’entrata in vigore della normativa, sia peggiorata l’esperienza dei suoi utenti anche sul fronte della sicurezza dei dati: “Il Dma li sta esponendo a nuovi rischi e sta compromettendo quella semplice e perfetta integrazione fra i diversi prodotti Apple. E con l’uscita di nuove tecnologie, i prodotti Apple dei nostri utenti europei rimarranno più indietro”. “Ci appelliamo a chi ha creato queste leggi affinché valutino più attentamente le ripercussioni che questa legge ha sui cittadini e sulle cittadine dei Paesi EU che usano i prodotti Apple ogni giorno”, conclude la nota della scoietà di Cupertino.
Nessuna apertura da parte dell’Unione europea. Il portavoce della Commissione Ue Thomas Regnier spiega che “non c’è assolutamente alcuna intenzione da parte della Commissione di abrogare il Digital Markets Act“. “Abbiamo ricevuto e non siamo sorpresi dal documento di lobbying di Apple”, prosegue Regnier sottolineando nella sua replica che l’azienda statunitense “ha contestato ogni singolo aspetto” della legge sui mercati digitali dalla sua entrata in vigore. “Questo mina la narrativa dell’azienda di voler essere pienamente cooperativa con la Commissione”, puntualizza il portavoce. Regnier ha anche ricordato la multa da mezzo miliardo inflitta a Apple lo scorso aprile, aggiungendo che comprende “perfettamente che le aziende vogliono difendere i loro profitti a tutti i costi, ma non è di questo che tratta il Dma: tratta di dare ai consumatori in Ue più scelta e dare alle nostre imprese la possibilità di competere equamente”.