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Bruxelles chiede di rinviare (di nuovo) il regolamento contro la deforestazione. Ecco cosa c’è dietro il “nodo informatico”

Le pressioni politiche, soprattutto del Partito popolare europeo, e dell'industria danno i loro frutti. In Italia, soddisfatti Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega. Attacchi da M5S e Verdi.

Il rinvio della legge anti-deforestazione è (quasi) servito e Bruxelles – che sulla carta dovrebbe essere in prima fila nella difesa delle foreste – dietro i discorsi lavora invece per rimandare di un bel po’ l’imposizione di vincoli alle importazioni di materie prime – dalla soia al caffè passando per il cacao – legate alla loro distruzione. La Commissione europea intende proporre all’Europarlamento e ai Paesi membri di rinviare di un altro anno l’entrata in vigore del regolamento contro la deforestazione importata. Non sarebbe bastato il primo rinvio dell’applicazione del testo chiesto e ottenuto in nome della semplificazione. Le norme, che si prevedeva dovessero essere applicate originariamente dal 30 dicembre 2024 per le grandi aziende e sei mesi dopo per le piccole e medie imprese ora dovrebbero essere effettive dal 30 dicembre 2025 alle prime e dal 30 giugno 2026 alle seconde. Le pressioni del centrodestra all’Eurocamera e delle industrie non si sono fermate. Il risultato? È stata la commissaria Ue all’Ambiente, Jessika Roswall ad annunciare le intenzioni di Bruxelles, tra l’altro poche ore dopo la sigla dell’accordo commerciale con Giacarta, che elimina il 98,5% dei dazi e dovrebbe far risparmiare agli esportatori europei circa 600 milioni di euro all’anno in tariffe pagate sulle merci che entrano in Indonesia, tra i principali esportatori di materie prime legate alla deforestazione. “Nonostante i nostri sforzi di semplificazione, siamo preoccupati per il sistema informatico, data la quantità di dati da inserire” ha spiegato Roswall. Ma per molti il nodo informatico è una scusa dietro cui si cela l’interessa ad accontentare lobby e partner commerciali. E così c’è chi festeggia il rinvio sempre più vicino, come il Partito popolare europeo (con gli europarlamentari di Forza Italia) che ha condotto una vera e propria battaglia, Ecr con Fratelli d’Italia e Patrioti con la Lega.

Legge anti-deforestazione, non sono bastati 12 mesi di rinvio – Da Palazzo Berlaymont spiegano che il problema sarebbe puramente tecnico. Roswall ha fatto sapere di aver inviato una lettera sul rinvio alla presidenza danese del Consiglio Ue e alla commissione Ambiente (Envi) e ha smentito che la mossa sia legata in all’accordo commerciale con l’Indonesia. Sono stati programmati i colloqui con l’Eurocamera e il Consiglio Ue. “Spero che i co-legislatori ci aiutino a trovare il tempo necessario per ottenere la capacità informatica di cui abbiamo bisogno” ha spiegato la commissaria, secondo cui la legge resta “un’iniziativa fondamentale per combattere la deforestazione”. Rimarrebbero, però, “disagi per le nostre imprese e catene di approvvigionamento”. In particolare, l’Esecutivo europeo si dice preoccupato per la raccolta dei dati relativi alle deforestazione da Paesi terzi attraverso il sistema informatico. Da circa un anno la Commissione Ue ha implementato un sistema informatico su cui sia gli importatori di materie come caffè, cacao, legno e soia, sia le aziende che acquistano prodotti dagli importatori devono caricare una serie di dichiarazioni per dimostrare che non sono legati a processi di deforestazione. Nel confronto con aziende e portatori di interesse, però, è emerso il problema delle troppe dichiarazioni di conformità richieste agli operatori. Si stimano circa 100 milioni di dichiarazioni l’anno solo all’inizio ma, a quanto pare, potrebbero essere anche di più. Contro la norma europea i partner commerciali, dagli Stati Uniti di Donald Trump, al Brasile, fino all’Indonesia. Appunto. Adeguarsi alle nuove regole comporterebbe costi tanto elevati, da penare a una riduzione dei volumi di esportazione verso il Continente. Bruxelles intende presentare a breve una proposta di emendamento per rinviare di almeno un anno l’attuazione del regolamento, lasciando tre mesi di tempo a Eurocamera e Consiglio per raggiungere un compromesso.

Il Ppe punta a una revisione – Il gruppo del Partito popolare europeo ha accolto “con favore” l’annuncio. “I problemi del regolamento sono profondi. Un passo fondamentale per una necessaria revisione del regolamento è l’introduzione di una categoria a rischio zero” ha commentato l’eurodeputata negoziatrice per il dossier, Christine Schneider. “Se il regolamento sulla deforestazione fosse entrato invigore senza modifiche dal primo gennaio, avrebbe causato problemi irrisolvibili a molti piccoli silvicoltori, agricoltorie piccole e medie imprese” ha detto il portavoce del gruppo per l’ambiente Peter Liese, secondo cui “l’obiettivo di fermare la deforestazione globale è e rimane quello giusto, ma un mostro burocratico indebolisce l’accettazione della politica ambientale europea”. “Il Regolamento Deforestazione Eudr non può entrare in vigore alle condizioni attuali poichéavrebbe un impatto economico assolutamente insostenibile per l’intera filiera del legno e per il mondo agricolo” ha dichiarato Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia e coordinatore del gruppo Eco in Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Lo ha fatto, tra l’altro, a margine dell’evento ‘Eudr: semplificazionee competitività delle filiere del lego e forestale’, da lui stesso ospitato a Bruxelles insieme a Confagricoltura e FederlegnoArredo, con la partecipazione di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste. Va oltre il vicepresidente del Senato e senatore della Lega, Gian Marco Centinaio: “La proposta di rinvio dimostra che l’Europa si sta rendendo conto che i suoi tecnocrati hanno preso tante cantonate sull’agricoltura. Ora la Commissione fermi anche laprossima Pac, che è da cancellare e riscrivere da capo”.

Il fronte del no in Parlamento Ue e fuori – Sul piede di guerra gli eurodeputati di Movimento 5 Stelle e i Verdi Ue. “Con una duplice mossa la Commissione europea fa scacco matto al Green Deal. Prima arriva la notizia dell’accordo commerciale con l’Indonesia che azzera i dazi su un certo numero di prodotti che contengono l’olio di palma, una delle principali cause della deforestazione nel mondo, e poi la decisione di posticipare il varo del tanto atteso regolamento anti-deforestazione” commenta Valentina Palmisano, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. E ricorda: “Fra due settimane a Strasburgo verrà messa ai voti la mozione di censura del movimento. Sostenerla sarebbe la storica occasione per mandare a casa Von der Leyen e rimediare a tutti i disastri che sta combinando”. Duro attacco anche da Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi eletta nelle liste di Avs e componente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, secondo cui i problemi informatici sono solo una scusa. Quella della Commissione Ue è una “mossa imbarazzante” per il Wwf secondo cui il rinvio, invece, comporterà costi ingenti per le aziende che hanno già investito nella conformità al Regolamento e, soprattutto, a un’ulteriore perdita di credibilità per la presidente von der Leyen”. Va sottolineato che la decisione di rinviare l’applicazione del regolamento arriva “nonostante solo due settimane fa quasi 200mila europei abbiano chiesto alla Commissione di mantenere integre le leggi europee sulla natura”, compreso l’Eudr.

Soddisfatte le associazioni di categoria – Anche Confagricoltura e FederlegnoArredoaccolgono positivamente la decisione della Commissione europea che accoglie le istanze ribadite il giorno prima al Parlamento europeo. “L’Eudr – commenta Massimiliano Giansanti, presidente diConfagricoltura – è stato ripetutamente e fortemente criticato dalla filiera del legno-arredo italiana ed europea. Le ragionisono la previsione di oneri amministrativi per gli operatoridella Ue sproporzionati e che non tengono presente delle realidimensioni delle imprese agricole e dei proprietari forestali”. Soddisfatti anche Coldiretti e Filiera Italia che in una lettera ai ministri, in vista del Consiglio Agrifish, avevano sottolineato “i punti critici di una misura che rischiava di alimentare distorsioni sul mercato interno e degli scambi commercialipenalizzando agricoltori, allevatori e silvicoltori europei senza raggiungere gli obiettivi ambientali”. Coldiretti e Filiera Italia, inoltre, avevano criticato anche l’inserimento del Brasile nella categoria a “rischio standard”,una classificazione che – secondo Coldiretti e Filiera Italia – rischia di compromettere gli obiettivi dichiarati in materia di sostenibilità e reciprocità, “considerando che si tratta di un Paese con standard ambientali e sanitari non allineati a quelli dell’Unione Europea e già al centro di controversie ricorrenti, in particolare nel quadro deinegoziati sull’accordo con il Mercosur”.