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Ilaria Salis, la Commissione Juri dice no alla revoca dell’immunità: “Difendermi è proteggermi dalla persecuzione di Orbán”

La Commissione Affari giuridici del Parlamento Ue era chiamata a deliberare sulla misura chiesta dall'Ungheria per l'eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra. Il voto non è definitivo: la decisione finale spetterà all’Aula di Strasburgo

La Commissione Affari giuridici dell’Eurocamera ha respinto la revoca dell’immunità all’eurodeputata di Avs Ilaria Salis con 13 voti contro 12. L’organismo era chiamato a deliberare sulla revoca dell’immunità chiesta dall’Ungheria per l’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra, accusata da Budapest di aver aggredito due neonazisti in occasione della giornata dell’onore, un raduno che commemora il tentativo fallito dei militari del Terzo Reich e dell’esercito ungherese alleato di Adolf Hitler di rompere l’assedio dell’Armata Rossa a Budapest nel 1945. Mistero su chi siano le due “manine” che all’ultimo hanno ribaltato il risultato del voto. Tra le ipotesi in campo c’è quella di due defezioni nel Partito popolare europeo, che in commissione contano 7 eurodeputati. I tabulati tuttavia non saranno disponibili in quanto lo scrutinio è avvenuto con voto segreto dopo una richiesta del gruppo dei Socialisti e Democratici.

“Difendere la mia immunità non significa sottrarmi alla giustizia, ma proteggermi dalla persecuzione politica del regime di Orbán – il primo commento di Salis -. È per questo che la sua tutela è essenziale. Le autorità italiane restano libere di aprire un procedimento a mio carico, come io stessa auspico e chiedo con forza”. “Il Parlamento Europeo difendendo oggi la sua immunità ha difeso lo Stato di Diritto in Europa, per tutte e tutti i cittadini”, esulta il co-presidente del gruppo The Left (del quale è membro l’eurodeputata italiana) Martin Schirdewan in una nota dal titolo: “Salis 1, Orban 0”. “I nostri colleghi della commissione giuridica hanno preso oggi una decisione in linea con i valori fondamentali dell’Unione europea. La democrazia e lo Stato di diritto sono pilastri fondamentali della nostra coesione europea. È importante che questi principi siano rispettati in tutti gli Stati membri, e anche Orban deve comprenderlo”.

Furioso, invece, il popolare spagnolo Adrián Vázquez Lázara, relatore della richiesta di revoca dell’immunità: “Questo voto rappresenta un pericoloso e brutto precedente: sul caso Salis si sta giocando una partita politica ma andando contro le regole che prevedono che l’immunità copra i reati presuntamente compiuti durante il mandato, non prima”. “Prevedo che l’Ungheria presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea“, ha aggiunto. Critico anche Matteo Salvini: “Chi sbaglia, non paga”, ha scritto su X il leader della Lega allegando una foto della Salis con la scritta “Vergogna, vergogna, vergogna. Poltrona salva, dignità persa”.

La Commissione ha respinto anche le richieste di revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese e leader dell’opposizione anti-Orbán, Péter Magyar. Le tre richieste a suo carico, tutte respinte, riguardavano casi differenti: da un presunto furto di telefono in una discoteca a due cause per diffamazione intentate dall’ex parlamentare György Simonka e dal movimento di estrema destra Nostra Patria. Un insieme di accuse che Magyar ha definito come “persecuzione politica”. Il partito emergente di centrodestra, Tisza, guidato da Magyar, si è affermato come principale sfidante del partito populista Fidesz di Orbán e al momento guida i sondaggi in Ungheria in vista del voto previsto per aprile.

A poche ore dal verdetto in un’intervista al Corriere, Salis si era lanciata in un ultimo appello: “Voglio essere processata, ma in Italia“. Per Salis, infatti, quello in Ungheria sarebbe un iter giudiziario già scritto. Da qui la richiesta indirizzata direttamente al governo di Giorgia Meloni: “Sono convinta che sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. E’ quello che chiedo con forza”, sono state le sue parole. L’insegnante monzese, militante dell’estrema sinistra, è stata arrestata in Ungheria, detenuta per oltre un anno in condizioni degradanti, migliorate solo quando il suo caso è finito sui media, ed accompagnata in Aula con le catene ai piedi e un guinzaglio al collo. Immagini che, trasmesse dalla Rai, hanno sollevato una diffusa indignazione, in Italia e non solo. E’ stata rilasciata dagli ungheresi solo quando è stata eletta eurodeputata.

“Siamo un pochino più sereni ma molto felici, ma il voto ufficiale sarà a ottobre – ha commentato Roberto Salis, padre di Ilaria – . Per fortuna, finora le indicazioni della Commissione non sono mai state smentite dalla plenaria quindi speriamo”. Il voto di oggi, infatti, non è quello quello definitivo: la decisione finale spetterà all’Aula di Strasburgo, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre. La plenaria tradizionalmente conferma il parere della commissione.