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Storica sentenza su Google: scampata la vendita di Chrome, ma deve condividere informazioni con i concorrenti

Il giudice federale Amit Mehta ha respinto la richiesta del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di "spezzare" il gruppo

Una sentenza storica scuote la Silicon Valley e fa tirare un sospiro di sollievo a Google. Il giudice federale Amit Mehta ha respinto la richiesta del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di “spezzare” Google, permettendo all’azienda di mantenere il controllo su asset strategici come il sistema operativo Android e il browser Chrome. La decisione, arrivata dopo anni di indagini e un processo che ha riconosciuto Google come monopolista nel settore della ricerca online, segna la prima sentenza di rilievo nell’era moderna di internet e la più significativa dal caso Microsoft di vent’anni fa.

La decisione del giudice Mehta, vista come un “primo manuale” per i tribunali che si stanno occupando di altri giganti del settore tech, offre una soluzione più moderata rispetto alle richieste del governo. Se da un lato Google non sarà costretta a cedere le sue piattaforme chiave, dall’altro dovrà rispettare nuove regole. In particolare, le è fatto divieto di stipulare accordi di distribuzione esclusivi e dovrà condividere alcuni dati con le aziende rivali. Per esempio una parte dell’indice di ricerca che Google crea scansionando il web e informazioni sulle interazioni degli utenti. L’obiettivo è aiutare concorrenti come Bing, DuckDuckGo e aziende di intelligenza artificiale come OpenAI a sviluppare prodotti competitivi.

Un compromesso che non soddisfa tutti

La sentenza di 230 pagine, pur evitando il peggio per Google, non è una vittoria totale. L’azienda ha già annunciato che farà ricorso, segno che la battaglia legale è ben lontana dall’essere conclusa. Il giudice ha specificato che sebbene Google possa continuare a pagare terzi, come Apple e Mozilla, per rendere Google Search il motore di ricerca predefinito, non potrà più stipulare accordi che escludono la concorrenza. Documenti emersi nell’ambito del processo hanno rivelato che Apple ha ricevuto miliardi di dollari per preinstallare Google Search sugli iPhone, evidenziando l’importanza di questi accordi.

Per il governo americano, la decisione di Mehta rappresenta una sconfitta. Sia l’amministrazione Biden che quella Trump avevano spinto per rimedi più drastici per inviare un segnale forte all’intero settore tech. Il compromesso raggiunto dal giudice è visto come un duro colpo agli sforzi di regolamentare le big tech.

Wall Street esulta

Il verdetto ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari. Il titolo di Alphabet, la holding che controlla Google, è volato del 7% a Wall Street dopo l’annuncio. La sentenza ha rassicurato gli investitori rimuovendo l’incertezza legata a un possibile smantellamento dell’azienda, e l’effetto positivo si è esteso anche ad altri colossi della Silicon Valley, con il titolo di Apple che ha registrato un incremento del 3%.