Economia

Ue contro Meta, la Commissione: “Continua a violare il Digital Markets Act”. C’è il rischio di nuove multe per Zuckerberg

Per l'esecutivo Ue, "le modifiche proposte dall'azienda sono insufficienti". Ai sensi della legge di Bruxelles sui mercati digitali, la società potrebbe andare incontro a nuove sanzioni, dopo i 200 milioni che le sono già stati comminati ad aprile

Continua lo scontro tra Meta e l’Unione Europea. Le modifiche proposte dall’azienda fondata da Mark Zuckerberg per evitare ulteriori sanzioni da parte della Commissione Ue non sono sufficienti. Motivo per cui, ai sensi del Digital Markets Act, la legge di Bruxelles sui mercati digitali, la società rischia una nuova multa. “Meta – ha detto un portavoce della Commissione – ha proposto solo un numero limitato di modifiche alle sue opzioni pubblicitarie disponibili nell’Ue. Questo non è sufficiente. Le discussioni con Meta sono in corso” e “come stabilito nella decisione di non conformità, le sanzioni periodiche sono ancora sul tavolo”. “Sanzionare – ha aggiunto – non è l’obiettivo finale della Commissione. Il nostro obiettivo finale è la conformità da parte di tutte queste piattaforme”.

Il 23 aprile scorso Meta è stata multata per 200 milioni di euro per via del sistema “pay or consent“, introdotto nel 2023 su Facebook e Instagram, un modello di business in cui agli utenti viene data una scelta: accettare l’utilizzo dei propri dati personali per finalità come la pubblicità mirata o pagare una quota per accedere al servizio digitale senza che i loro dati vengano elaborati. La Commissione fa sapere che se Meta continuerà a non rispettare le norme, ci saranno nuovi provvedimenti: “Continuiamo ad avere uno scambio costruttivo – ha aggiunto il portavoce dell’esecutivo comunitario -. Ma l’impegno deve essere da entrambe le parti a beneficio dei nostri cittadini e delle nostre imprese”.

Le decisioni di Bruxelles hanno un impatto anche sui rapporti tra Europa e Stati Uniti. Per il presidente Donald Trump, il Digital Markets Act non è altro che una barriera commerciale non tariffaria che i suoi dazi mirano a colpire. Poco più di un mese dopo la tregua raggiunta in Scozia, il tycoon ha ribadito il concetto, minacciando ritorsioni contro i Paesi che “discriminano” i gruppi statunitensi. Tra le misure possibili, figurano anche restrizioni all’export di tecnologia avanzata e semiconduttori.

Già ad aprile la Casa Bianca aveva attaccato la Commissione, definendo le multe “una nuova forma di estorsione economica” che “non verrà tollerata”. Il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Brian Hughes aveva affermato che “le normative extraterritoriali che prendono di mira e danneggiano specificatamente le aziende americane soffocano l’innovazione e consentono la censura“. “Verranno riconosciute – aveva aggiunto – come barriere commerciali e una minaccia diretta a una società civile libera”.

Dichiarazioni che sono suonate eccessive alle orecchie di molti osservatori, visto che in realtà l’ammontare delle sanzioni è piuttosto modesto se paragonato alle multe che erano state comminate in passato per violazioni della medesima natura. È possibile però che che la scelta della Commissione sia stata ponderata anche per dare un segnale all’amministrazione Trump: l’Unione, infatti, ha dimostrato di non volersi scontrare apertamente con Washington sulle questioni commerciali.