Economia

Pil in calo nel secondo trimestre: consumi al palo e effetto dazi. Pd e M5s: “Rischio recessione ma il governo pensa a mancette”

L'Istat nella stima completa dei conti economici trimestrali rileva contributi nulli da consumi delle famiglie e spesa pubblica, a fronte di un pesante segno meno della domanda estera netta (-0,7 punti)

Il pil italiano va lievemente sotto zero nel secondo trimestre, stretto da una parte dai dazi di Trump e dal dollaro debole, dall’altra dai consumi piatti complici i continui rincari del ‘carrello della spesa’. La stima completa dei conti economici trimestrali, diffusa dall’Istat, conferma una flessione dello 0,1% che riflette i contributi nulli dei consumi delle famiglie e della spesa pubblica, il sostegno degli investimenti (+0,2 punti percentuali) e delle scorte (+0,4 punti), a fronte di un pesante segno meno della domanda estera netta (-0,7 punti). Dal lato della produzione, sono risultate in calo sia l’agricoltura (-0,6%) sia l’industria (-0,3%), mentre i servizi restano stabili. A complicare il quadro è arrivato anche il dato sull’inflazione: ad agosto il “carrello della spesa” ha registrato un aumento annuo del 3,5% (dal +3,2% di luglio), mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto sono saliti del 2,4%. Un mix che mette ulteriormente sotto pressione i bilanci delle famiglie. Le associazioni dei consumatori e le opposizioni attaccano.

Consumatori preoccupati

“Consumi al palo: si conferma il rischio recessione tecnica, ossia due trimestri consecutivi di Pil negativo”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “A salvarci potranno essere solo i servizi, se vi sarà un buon andamento del turismo durante l’estate. Inoltre, pende come una spada di Damocle il problema dei dazi che, anche se secondo le previsioni del Mef avrà un impatto sul Pil di 0,5 punti nel 2026, in questo contesto di crescita bene che vada asfittica, potrebbe significare il colpo di grazia alla nostra economia”.

Le opposizioni all’attacco

Durissimo il giudizio del Partito Democratico. “L’Italia rischia seriamente la recessione, aggravata dalla folle politica protezionistica di Trump che mette a rischio le nostre esportazioni”, dichiara in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd. “In questo scenario fosco, il governo Meloni si dimostra ancora una volta incapace e distratto: le forze di maggioranza pensano di cavarsela con le mancette di un mini-taglio Irpef e con un fantomatico piano casa, mentre il piano anti-dazi annunciato ad aprile è sparito nel nulla. Intanto la destra continua a dire no al salario minimo e a ignorare completamente il tema della sanità pubblica, ormai al collasso”. Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle. “Oggi arrivano due dati che, letti insieme, fotografano la vera emergenza sociale ed economica del Paese, in netto contrasto con il Paese delle meraviglie raccontato recentemente da Giorgia Meloni”, scrive il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5s e responsabile del comitato Economia, Lavoro e Imprese del partito. “Il paradosso è evidente: l’economia rallenta, i prezzi dei beni essenziali continuano a crescere, i salari reali restano fermi o addirittura in riduzione, perché non c’è stata alcuna politica di sostegno al potere d’acquisto, come il contrasto al fiscal drag. Il risultato è una recessione sociale: i cittadini lavorano di più, guadagnano uguale o meno, e pagano molto di più per mangiare, vestirsi e curarsi. Questo è il vero bilancio del governo Meloni-Giorgetti”.

Obiettivo Pil 2025 a rischio

Nonostante i segnali di frenata, l’obiettivo del governo per il 2025 – una crescita del Pil dello 0,6% – resta formalmente a portata, grazie a una crescita acquisita dello 0,5%. Ma per raggiungerlo sarà necessario un recupero nei prossimi trimestri, in un contesto segnato dall’incertezza sui mercati internazionali e dall’impatto dei dazi Usa sulle esportazioni italiane.