
Milano a -2,55%. Torna intanto a rafforzarsi il dollaro, che quest'anno ha perso molto terreno rispetto all'euro rendendo più convenienti i prodotti Usa
A tre mesi dal Liberation Day, Donald Trump affossa nuovamente le Borse fissando con un ordine esecutivo una raffica di dazi dal 15% al 50% per oltre 90 Paesi, confermando sostanzialmente l’accordo con la Ue ma bastonando in particolare, per motivi diversi, Canada, Brasile e Svizzera. Per tutte le nazioni non nominate nel provvedimento scatta una tariffa di base del 10%, compresa la Russia. Una mossa che minaccia di aumentare i costi per le aziende e i prezzi pagati dai consumatori, nonché di rallentare l’economia globale, anche se l’Fmi si è mostrato meno pessimista martedì scorso rispetto a tre mesi fa. La prima reazione dei mercati resta negativa: le Borse europee hanno chiuso in perdita. A Milano Piazza Affari, trainata al ribasso dalle banche, è arrivata a lasciare sul terreno oltre il 2,8% per poi chiudere a -2,55%. Parigi maglia nera a -3%, Francoforte a -2,71%.
Male anche Wall Street, con il Dow Jones a -0,74%, il Nasdaq a -0,03% e lo S&P 500 a -0,37. I listini Usa hanno risentito dei timori per gli effetti dei dazi sull’economia ma anche dei deludenti dati macro: pil in crescita ma meno del previsto, inflazione in aumento e, venerdì, una frenata del mercato del lavoro, con la creazione in luglio di solo 73mila nuovi posti, sotto le stime degli analisti che ne prevedevano 100mila. E’ stato il mese più debole degli ultimi quattro anni.
In questo contesto recupera l’euro sul dollaro: la moneta unica scambia a 1,15 sul biglietto verde. Giù le materie prime, con il prezzo del gas che scivola sotto i 34 euro, così come il petrolio con il wti a 67 dollari e il brent a 69 dollari al barile. Mentre l’oro torna ad apprezzarsi con acquisiti pari all’1,5% a 3.341 dollari l’oncia dopo aver perso oltre il 4,5% nelle ultime sette sedute. I rendimenti dei Treasury a 2 anni sono crollati di 21 punti base e quelli a 10 anni di 14 punti base con i dati più deboli sull’occupazione Usa che spingono gli operatori a incrementare le scommesse sul fatto che la Fed abbasserà i tassi di interesse già da settembre.