
“Sono più di 500 le malattie neurologiche” spiega Giuseppe Lauria, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, a Ilfattoquotidiano.it. E se le nuove tecnologie non sono da demonizzare, è importante educare sin da piccoli a un corretto uso dei device: “L’uso equilibrato è un modo fondamentale di prendersi cura del cervello e di prevenire sue disfunzioni”
È l’organo più complesso e affascinante del nostro organismo, ma sappiamo come mantenerlo in salute? Il 22 luglio è la giornata mondiale del cervello, un’occasione preziosa per prendere consapevolezza su come proteggerlo a ogni età ma anche per sostenere la ricerca scientifica, l’accesso equo alle cure e richiamare le istituzioni a collaborare contro le malattie neurologiche. Ilfattoquotidiano.it ne ha parlato con Giuseppe Lauria, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano.
Quanto e perché è ancora importante sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema?
Prendersi cura del cervello significa prendersi cura di se stessi, delle persone che ci circondano, della società. Perché se funziona bene il cervello, funzionano bene tutte le componenti di una persona, inclusi gli aspetti emozionali e relazionali. Questo è possibile se c’è un equilibrio tra ciò che possiamo fare individualmente e ciò che la medicina può fare per noi. In buona misura, questo avviene grazie al nostro Sistema Sanitario pubblico. Ecco, mi piacerebbe che in questa giornata il prendersi cura del cervello fosse sentito anche come una metafora della responsabilità che ognuno di noi deve avere nel prendersi cura del nostro Sistema Sanitario pubblico. Ognuno con il proprio ruolo: chi lo governa e vi opera affinché l’accesso sia equo e della migliore qualità per tutti, chi ne usufruisce affinché ricordi che ha il dovere di utilizzarlo con l’attenzione e il rispetto che un bene pubblico merita.
Come ci possiamo prendere cura del nostro cervello?
Adottando uno stile di vita sano ed equilibrato, una dieta bilanciata e senza eccessi, non fumando, limitando l‘assunzione di alcolici, facendo attività motoria regolare, impegnandoci dal punto di vista intellettuale, evitando di assumere farmaci non prescritti dal medico. Questo è utile a prevenire molte patologie e a migliorare la qualità di vita delle persone affette da malattie anche neurologiche, riducendone l’impatto nella vita quotidiana.
Un uso eccessivo dello smartphone ha un impatto sulla salute del cervello?
Utilizzare strumenti di comunicazione digitale, che sono parte integrante della nostra vista, ritengo sia un’opportunità e non un rischio. Per essere più chiari, nessuno studio dice che il cervello si “atrofizza” perché si usa lo smartphone. Ma quando l’uso diviene un eccesso, o addirittura una dipendenza, allora si può passare da una situazione ormai comune da dover gestire – penso ai figli che passano troppo tempo sullo smartphone – ad espressione di una psicopatologia con importanti effetti sul funzionamento del cervello. L’età alla quale i bambini iniziano a usare lo smartphone si è abbassata e questo ha effetti rilevanti sul loro sviluppo, determinando ad esempio la comparsa di disturbi dell’umore e del comportamento che vari studi hanno associato ad alterazioni neurobiologiche e di connettività tra le aree del cervello. Quindi, l’uso equilibrato dei device digitali, in particolare nei bambini e negli adolescenti, ma anche negli adulti, è un modo oggi fondamentale di prendersi cura del cervello e di prevenire sue disfunzioni. Questo è un argomento che dovrebbe essere introdotto nelle scuole dove, ad esempio, non penso ci sia alcun bisogno che un ragazzo abbia con sé il cellulare nelle ore di lezione. Educare all’uso dello smartphone sin da piccoli i ragazzi può prevenire disturbi e migliorare le loro capacità di comunicazione.
Quali sono le principali malattie del cervello e quali i campanelli d’allarme che ci devono preoccupare?
Le malattie neurologiche che interessano il cervello sono oltre 500 ed includono patologie vascolari, degenerative, immunologiche, tumorali, metaboliche e con varie altre cause. Possono essere acute, cioè comparire nell’arco di minuti, come nel caso dell’ictus, o di secondi, come una crisi epilettica, oppure essere croniche e progressive, come il Parkinson. Molte compaiono nei bambini e molte altre in età adulta o associate all’invecchiamento, come le demenze. I campanelli d’allarme sono i sintomi che ci stanno dicendo che qualcosa non sta funzionando in modo normale nel nostro cervello, come un deficit di memoria, cambiamenti comportamentali, difficoltà nel cammino, perdita dell’equilibrio, alterazione della sensibilità, disturbi della vista, solo per fare qualche esempio. In questi casi bisogna rivolgersi al neurologo, che è in grado di categorizzare i sintomi, definire gli esami necessarie per raggiungere una diagnosi e quindi prescrivere una terapia.
L’intelligenza artificiale sta già dando una mano o potrà aiutare nella diagnosi precoce di malattie neurologiche?
L’intelligenza artificiale sta dando dei contributi straordinari in ambito scientifico. Nell’area medica, il desiderio di tutti sarebbe poterla utilizzare per avere uno strumento in grado di predire in modo accurato la diagnosi, la terapia e la prognosi di ogni singolo paziente. I campi applicativi oggi sono ancora limitati anche perché la quantità e la qualità dei dati necessaria a nutrire gli algoritmi sono ancora molto limitate. Ci saranno evoluzioni di certo, anche sugli aspetti etici e legali che sono molto rilevanti per l’applicazione in ambito clinico.
Ovvero?
Introdurre uno strumento che definisce cosa fare in un singolo paziente significa anche introdurre una variabile la cui specificità deve equivalere, quantomeno in termini concettuali, a quella del singolo medico che può sbagliare e se sbaglia si deve confrontare con l’errore. In queste circostanze, invece, è ancora tutto da definire cosa significherà confrontarsi con un errore causato da un algoritmo.
Che consigli pratici può dare soprattutto agli anziani per tenere in salute il cervello in questo periodo estivo?
Le persone anziane tipicamente bevono poca acqua e questo diventa un problema in estate: quindi il primo consiglio è ricordarsi di berne almeno 1 litro e mezzo al giorno. Essere ben idratati fa funzionare meglio il cervello. Un’attività motoria costante è importante per abituare il cervello a utilizzare al meglio il corpo: nel corso del tempo, infatti, l’equilibrio può diventare difettoso e la sicurezza nel camminare diminuire. Indossare scarpe da ginnastica e fare mezz’ora di camminata fa molto bene. Seguire una dieta equilibrata e sul piano cognitivo usare il tempo nel modo migliore possibile, rendendolo ricco di contenuti: leggere un libro, un giornale, andare al cinema o a teatro, sentire della musica, parlare con qualcuno. Non per tutti è possibile, e ciò fa parte di quel disagio che interessa la nostra società e rispetto al quale non c’è una singola soluzione. Ci deve essere invece un impegno affinché le persone che lo sperimentano siano il meno sole possibile.