Salute

Se le liste di attesa si allungano, i grandi gruppi privati guadagnano: ci voleva uno studio per saperlo?

Secondo il rapporto del centro studi di Mediobanca, gli incassi ed i profitti dei 34 gruppi privati della sanità italiana sono cresciuti del 15,5% in cinque anni

Secondo il rapporto del centro studi di Mediobanca, gli incassi ed i profitti dei 34 gruppi privati della sanità italiana sono cresciuti del 15,5% in cinque anni superando i 12 miliardi di euro. Lo stesso studio ci dice che circa l’84% degli italiani, a causa delle lunghe liste di attesa del Sistema Sanitario Nazionale, getta la spugna e si rivolge al privato mentre il 13% rinuncia a curarsi.

Già a maggio scorso, nel rapporto annuale dell’Istat, avevamo saputo che sei milioni di italiani, circa uno su dieci, avevano rinunciato ad esami medici o visite specialistiche nei dodici mesi precedenti. Il ricorso al privato, senza rimborso assicurativo, è salito dal 19,9% al 23,9% rispetto al 2023. Le regole per i tempi massimi di attesa non vengono rispettati nel 52% delle visite e nel 36% degli esami che hanno un tempo di attesa medio di 105 giorni.

Il 30% dei cittadini italiani che hanno deciso di rivolgersi alla sanità privata hanno speso in media 138 euro.

Per colmare il divario tra investimenti pubblici e privati l’Italia e gli italiani dovrebbero spendere circa settanta miliardi di euro in più all’anno.

Questi i numeri, inconfutabili, poi ci sono le possibilità per provare a cambiare questi numeri per salvare il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Ma qui purtroppo arrivano i problemi. Nessuno vuole ascoltare. Eppure avremmo dovuto capire con la terribile esperienza del Covid quanto sia importante avere un Sistema universalistico, come recita la Costituzione Italiana, per salvaguardare la salute di tutti. L’intento ormai radicato è invece quello di salvaguardare la salute economica delle “sette sorelle”, con in testa il Gruppo San Donato, che hanno investito i loro soldi nella salute e nella malattie dei cittadini che possono permettersi di curarsi a proprie spese.

Questo sono andato a spiegare ai Nas il 20 maggio scorso. Loro dovrebbero aiutare la Regione Lombardia a risolvere il problema delle liste di attesa e mi hanno almeno ascoltato. Spero che mi richiamino a settembre per sperimentare quello che ho detto al Comandante e che vi riporto qui.

“Io non sono qui, lei me lo ha chiesto al telefono, per fare una denuncia. Io sono qua per spiegare che ci sono le possibilità per cambiare, ci vuole la volontà per farlo. Come voi sapete se un cittadino italiano vuole fare una visita oculistica a Milano ha tre possibilità. La prima, ovviamente in una struttura pubblica o privata accreditata, facendola in modo privato riesce a farla in qualche giorno. Se la fa con il SSN deve attendere a Milano circa un anno e mezzo. Tutti voi credo sappiate che esiste un’altra possibilità che è la cosiddetta tariffa smart che è il peggio del peggio che si possa avere. Se io fossi l’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia la cancellerei e controllerei che fosse cancellata ieri. Perché con la tariffa smart, rispetto alla tariffa privata, viene chiesto al cittadino, ancora peggio se onesto e che paga le tasse, di pagare un contributo ridotto e la fa in 20-30 giorni. La tariffa smart costa circa 30 euro che è più o meno la cifra che la Regione Lombardia deve destinare per quella prestazione se fosse fatta con il SSN. Quindi stanno tutti in silenzio.

Il cittadino che crede di aver fatto un affare perché non ha pagato 100 per la visita privata, non attende un anno e mezzo per quella pubblica, la fa in circa un mese con una cifra comunque accettabile. La struttura silenzio perché prende soldi immediati e non deve aspettare i rimborsi. La Regione ancora di più in silenzio perché quella prestazione non dovrà pagarla. E la tariffa smart, applicata a qualunque prestazione, allunga mostruosamente la lista di attesa soprattutto a quelli che non possono sborsare nemmeno questa cifra. Ovviamente le tariffe private e smart sono eseguite nella stessa struttura, con gli stessi medici, con gli stessi apparecchi e negli stessi spazi che dovrebbero essere, a mio avviso, usati prima per il SSN. In Regione Lombardia ormai il 75% delle prestazioni vengono eseguite dal privato accreditato.

Io non ho assolutamente nulla contro il privato accreditato a patto che facciano le stesse cose del pubblico. Questa commistione fra pubblico e privato nella stessa struttura dove gli stessi medici faranno sempre di più prestazioni private e poche pubbliche tanto nessuno controlla. Perché io so che voi andate a controllare la congruità economica pubblica della prestazione non come è stata eseguita e perché.

L’alternativa è che la politica abbia la decenza di dire a tutti i dipendenti ed ai pensionati che non devono più pagare una quota per il SSN che non hanno, altrimenti li autorizziamo a stimolare l’evasione per usare quei soldi per curarsi.

Ora le dico come togliere le liste di attesa domani mattina aiutati dai computer. Facciamo decidere alle società specialistiche qual’è l’attesa equa per una visita e per tutte le prestazioni sanitarie pubbliche, esami ed interventi. Poniamo per la visita oculistica 40 giorni. Bene. Qualunque struttura pubblica o privata accreditata finché non rispetti realmente dal quarantunesimo giorno non può fare più niente di privato. Abbiamo aspettato tanto che i Direttori Generali facessero qualcosa invano perché ormai gli ospedali si chiamano aziende sanitarie e devono avere i conti in ordine ed anche la regione deve far finta di averli facendo pagare due volte ai cittadini. Bisogna scardinare il sistema. Perché o lo cambiamo oppure anche voi, mi permetta, verrete presi nel vortice della politica.”