
Ad oggi, il risultato delle guerre d’Israele è questo: pile di corpi e l’idea che nessuno, ma proprio nessuno, sia interessato a fermare la macchina della morte
La sindrome del “buon samaritano” ha colpito ancora: ora Israele attacca la Siria per difendere la “libertà e i diritti della comunità drusa”. Ma questo samaritano, che porta il nome di Netanyahu, sappiamo che è come pinocchio: dice le bugie. Le conseguenze sono una scia di sangue che si allunga ancor di più e comincia ad espandersi in tutto il Medioriente.
Se c’è qualcuno che crede che l’IDF sia diventato il protettore dei diritti dei popoli, il giustiziere della notte del Medioriente, sbaglia: basti guardare la strage ingiustificata che ogni giorno miete vittime palestinesi. Sappiamo bene che quando Israele dice di voler proteggere i diritti di qualcheduno, come gli iraniani, o oggi i drusi, lo dice per portare avanti guerre preventive.
Assomiglia, Bibi, al vecchio George W Bush che si inventava scuse per alimentare una “guerra al terrore” che portò gli Usa ad impegnarsi in molti paesi del mondo, a “salvare” molti popoli e a inalzare pile di cadaveri. Ecco, ad oggi, il risultato delle guerre d’Israele è proprio questo: pile di corpi e l’idea che nessuno, ma proprio nessuno, sia interessato a fermare la macchina della morte che miete ormai vittime in ogni dove.
Il governo israeliano è convinto, fra le altre cose, di agire nel bene e di essere il buon samaritano che tutti, in Medioriente, aspettavamo. Ma questo mendicante, più che un innocuo benefattore, ha più l’aspetto di un predone: con una mano elemosina, nell’altra nasconde un coltello insanguinato.