Economia

Dazi, Trump: “L’Ue ci tratta bene, entro 2 giorni la lettera”. L’offerta: 10% su tutto (con eccezioni). Berlino: “Intesa sia equa”

Proposta "prendere o lasciare" di Washington. La Ue è il principale partner commerciale statunitense. Francia, Italia e Irlanda soddisfatte per le esenzioni su alcolici e aeromobili, ma la Germania: "Pronti a contromisure"

Una tariffa base del 10% su tutti i prodotti Ue, con alcune esenzioni per settori sensibili come quello aeronautico e quello degli alcolici. È l’offerta “prendere o lasciare” presentata da Washington a Bruxelles, secondo Politico, durante i colloqui a cui ha partecipato il commissario Ue per il Commercio Maros Sefcovic. La Casa Bianca ha iniziato a inviare a molte capitali lettere che ufficializzano l’entrata in vigore di dazi dal 25 al 40% nei confronti, tra gli altri, di Giappone, Corea e Sudafrica. Ora ne stanno partendo altre. La Commissione Ue non si aspettava di riceverne una, ma a sorpresa Donald Trump ha fatto sapere che la Ue – fin qui accusata di ogni misfatto – “ci sta trattando molto bene” e “probabilmente siamo a due giorni dall’invio della lettera” che preciserà l’entità dei dazi sull’export europeo. Chiosa: “Per gli Stati Uniti è arrivato il momento di ottenere soldi dai Paesi che ci hanno derubato e hanno riso alle nostre spalle”. I pagamenti, dopo lo spostamento in avanti della scadenza della “tregua” dichiarata il 9 aprile, scatterano dall’1 agosto. “Questa data non ha subito modifiche e non subirà modifiche”, ha detto il tycoon.

Le divisioni in Ue – La Ue spera almeno in un accordo di massima. Ma per firmarlo bisogna decidere se cedere alle pressioni di Trump accettando un’intesa sbilanciata a favore degli Usa. E qui riemergono le solite divisioni tra i Ventisette. Francia, Italia e Irlanda stando alle fonti sentite da Politico sono “soddisfatte” per le esenzioni su alcolici e aeromobili, mentre le posizioni della Germania si stanno irrigidendo. Il ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil ha detto al Bundestag che “l’accordo deve essere equo” e in caso contrario “l’Ue deve adottare contromisure per proteggere la nostra economia” visto che “i dazi statunitensi minacciano posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico”. In rampa di lancio ci sono i due pacchetti di ritorsioni su prodotti Usa già discussi in primavera: il primo sospeso dopo la tregua di aprile, il secondo ancora da approvare. Da Strasburgo anche i Socialisti e democratici al Parlamento europeo si dicono convinti che l’Europa non debba “piegarsi al bullismo” e chiedono anzi che sia regista di “un commercio globale equo e basato su regole”.

Le cifre in ballo e il surplus che ossessiona Trump – La Ue è il principale partner commerciale statunitense: stando ai dati Eurostat, l’anno scorso gli scambi bilaterali hanno toccato quota 1.700 miliardi di euro. L’export di beni verso gli Usa – in testa prodotti farmaceutici, automobili, aerei, prodotti chimici, apparecchiature mediche, vino e liquori – ha superato i 530 miliardi, l’import – soprattutto greggio, farma, aeromobili e auto – i 330. Il Vecchio continente vanta quindi un surplus commerciale di quasi 200 miliardi di euro, ossessione di Donald Trump che è intenzionato ad azzerarlo. Ma non tiene conto del fatto che lo scenario è ben diverso se si considerano anche i servizi: le grandi aziende statunitensi vendono agli europei servizi di streaming video e audio, cloud computing, servizi finanziari e su questo fronte Washington vanta un avanzo di 148 miliardi di euro. Il surplus commerciale dell’Ue, a conti fatti, si riduce dunque a 50 miliardi.

Le richieste della Ue – Domenica il presidente Usa e la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen si sono sentiti al telefono e un’altra telefonata è data per probabile nelle prossime ore. Washington non pare intenzionata a esentare settori politicamente sensibili come quello automobilistico, siderurgico, dell’alluminio o farmaceutico, come vorrebbe l’Ue. Che sta spingendo per ottenere un sistema di quote o esenzioni che limiti di fatto i dazi del 25% imposti da Washington su automobili e componentistica e quelli del 50% su acciaio e alluminio. Ma una svolta su queste imposte non è imminente.

Il gettito per gli Usa – Trump lunedì, parlando con i giornalisti a margine della cena alla Casa Bianca con Benjamin Netanyahu, ha rivendicato come gli Usa abbiano “già incassato tariffe per un valore di oltre 100 miliardi di dollari”, e “non abbiamo ancora iniziato”. Stando a dati ufficiali, nel mese di maggio gli incassi sono ammontati a 24 miliardi.