
Il ragazzo si trova in carcere dalla sera dello scorso 17 giugno dopo aver ucciso la madre Teresa Sommario solo per averlo rimproverato di non aver salutato al rientro a casa
“Non abbandonarmi, aiutami”. Filippo Manni, il 21enne che ha ucciso la madre con un’ascia a Racale (Lecce), ha rivolto al padre Daniele questo appello durante il colloquio in carcere dove il ragazzo si trova dalla sera dello scorso 17 giugno dopo aver ucciso Teresa Sommario solo per averlo rimproverato di non aver salutato al rientro a casa. Davanti al padre il giovane avrebbe avuto un crollo emotivo, lasciandosi andare più volte in un lungo pianto chiedendo di non essere “abbandonato” e di “essere aiutato per curarsi”. Al padre avrebbe chiesto notizie sui funerali della madre, e dello stato di salute delle zie materne e dei fratelli gemelli che ha chiesto di incontrare. Tra le richieste avanzate al padre quella di avere dei quaderni dove poter scrivere. Il difensore del giovane, Francesco Fasano, sta valutando se chiedere una perizia psichiatrica. I funerali della vittima si sono svolti tre giorni fa.
Il giovane studente universitario alla Sapienza di Roma, rintracciato dopo il matricidio in stato confusionale, ha confessato il delitto in quasi un’ora e mezza di interrogatorio dinanzi alla pm Simona Rizzo, che ha emesso il decreto di fermo che il giudice per le indagini preliminari ha convalidato ed emettendo l’ordinanza di custodia cautelare. “Ad un certo punto – aveva detto Manni, davanti al magistrato e al suo avvocato Francesco Fasano – mi si è spento tutto. Sono salito al piano di sopra, ho preso l’ascia e l’ho uccisa. Altre volte per scherzo l’ho pensato, dicendoglielo, e oggi (ieri, ndr) l’ho fatto”.