
Sul sito di Survival International si può firmare per far recedere il governo indiano da questo certo genocidio
Uno degli aspetti che mi piace sottolineare della nostra epoca è che convivono sull’orbe terracqueo sia l’uomo supertecnologico, sia l’uomo cosiddetto “primitivo”, orribile definizione! Preferisco nativo, indigeno. Primitivo sa di persona che si deve evolvere: da cosa? Guardiamoci noi esseri evoluti, che inseguiamo il Pil depauperando la terra e destiniamo risorse alle armi piuttosto che alla salute o alla cultura! Che evoluzione!
Il mio interesse trova sponda in Survival international, un’organizzazione nata nel 1969 con lo scopo di tutelare appunto gli ultimi indigeni. Le tribù incontattate. È stato tramite Survival che sono venuto a conoscenza del popolo degli Shompen, che vivono nell’isola di Gran Nicobar, facente parte dell’arcipelago delle Nicobare, nell’Oceano Indiano, punto più a sud dell’India. E cosa ci vuole fare l’India a Gran Nicobar? Vuole costruirci un gigantesco porto, una base militare, una centrale elettrica e una nuova città da 650.000 persone/coloni, con la previsione nell’isola di un afflusso di circa un milione di turisti e altri visitatori ogni anno.
Costo dell’operazione (ma sicuramente la chiameranno “investimento”) per creare una nuova Hong Kong: nove miliardi di dollari. Gli Shompen vivono nella foresta che si estende lì dove il governo vorrebbe intervenire, e oltre, e sarebbero condannati all’estinzione. È il colonialismo a cascata: prima gli inglesi sugli indiani, e adesso gli indiani sugli Shompen. Chissà cosa ne penserebbe Gandhi…
“Questa settimana è la Uncontacted Peoples Week (dal 16 al 22 giugno), la settimana internazionale di mobilitazione per i popoli incontattati. E quest’anno è dedicata a un tema molto importante e delicato: il diritto di rifiutare il contatto.” Sul sito di Survival International si può firmare per far recedere il governo indiano da questo certo genocidio.