Economia

Ecco servito uno straordinario balletto di scaricabarile tra Confindustria e governo

Meloni dovrebbe solo ringraziarla l’Europa perché ormai è diventata il capro espiatorio su cui scaricare tutta la propria inconsistenza

di Michele Sanfilippo

Il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, durante un suo discorso, alla presenza della Presidente del Consiglio, ha chiesto un Piano Industriale Straordinario per l’Europa e per l’Italia e ha criticato il Green Deal, sostenendo che: “Errore è stato anteporre l’ideologia al realismo e alla neutralità tecnologica: ci siamo dati i tempi e gli obiettivi ambientali più sfidanti del mondo, ma senza alcuna stima degli effetti e dei costi sull’industria e sui lavoratori e le loro famiglie”.

Nella sua replica la Premier Meloni, raccogliendo l’assist di Orsini, ha convenuto sulla necessità di “correggere la rotta”, specialmente quando si tratta di politiche ambientali. Queste ultime, ha sostenuto, devono essere perseguite con “convinzione e realismo”, evitando di imporre oneri sproporzionati che finirebbero per penalizzare imprese e agricoltori.

In questa lettura, quindi, l’Europa, sarebbe colpevole di aver adottato provvedimenti “ideologici” per fronteggiare il problema del cambiamento climatico. Eppure la responsabilità dell’azione umana rispetto al problema del cambiamento climatico è ormai, da molti anni, riconosciuta dalla quasi totalità del mondo scientifico. Ma, la crisi energetica (e quindi economica) scatenatasi soprattutto dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina ha fatto sì che l’attenzione dell’informazione si sia spostata dall’emergenza climatica verso quella economica e, progressivamente, sia nata una narrazione che mira a demonizzare ogni politica ambientale in quanto portatrice di impoverimento.

Così, rovesciando la realtà dei fatti, mentre il problema del cambiamento climatico, che è oggettivo, concreto e richiede interventi urgenti e di carattere scientifico, si bolla come ideologico ogni sacrosanto provvedimento mirato al suo contenimento.
Personalmente di ideologica vedo solo la pretesa della Confindustria di continuare a fare impresa come l’ha sempre fatta: cercando contributi pubblici per fare profitti e scaricare tutti i danni ambientali sulla collettività.

Sono anni che le aziende, come quelle che per esempio operano nel settore dell’allevamento intensivo, fanno profitti spaventosi sulla pelle di animali trattati come merci inanimate e scaricando gli enormi costi ambientali sulla collettività. Ma ragionamenti analoghi potrebbero essere fatti sulle colture agricole intensive per non parlare del problema delle scorie nucleari derivanti dalle centrali che ora vengono invocate come la soluzione al problema del costo dell’energia, mentre nelle loro aspettative non sono altro che possibili nuove fonti di guadagno.

Eccoci quindi servito uno straordinario balletto di scaricabarile tra Confindustria e governo, durante il quale ciascuno, guardandosi bene dall’operare un minimo di autocritica rispetto alle proprie responsabilità relative alle attuali crisi produttiva ma anche, e soprattutto, ambientale, trova assai più comodo scaricare le responsabilità sull’Europa.

Un governo che si dichiara conservatore e contro i poteri forti dovrebbe appunto conservare l’enorme valore rappresentato dal nostro ambiente. Si riempiono la bocca di termini come Nazione e Patria e Famiglia salvo poi svenderle in favore della prima speculazione edilizia o di allargamento insensato alla caccia della già povera fauna nostrana. E quindi, per mascherare la propria inettitudine e la capacità di immaginare un futuro (non dico migliore perché, forse, è troppo tardi) per le nuove generazioni preferisce assecondare le richieste del mercato e scaricare il problema altrove.

Questo governo dovrebbe solo ringraziarla l’Europa perché ormai è diventata il capro espiatorio su cui scaricare tutta la propria inconsistenza.

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