
Dalla Russia, invece, sono stati segnalati allarmi e attacchi di droni anche nella regione di Lipetsk, nella parte occidentale del Paese. Ancora lontano il cessate il fuoco
È il primo giorno della tregua unilaterale voluta dalla Russia, nell’ambito delle celebrazioni del 9 maggio per la vittoria nella Seconda guerra mondiale, la più importante festività laica russa. Ma nonostante il cessate il fuoco entrato in vigore a mezzanotte, Kiev accusa Mosca di aver lanciato attacchi con bombe aeree teleguidate nella regione settentrionale di Sumy. Una donna di 55 anni è morta intorno alle tre di mattina nella sua casa a Mykolaivka, e due persone sono rimaste ferite. Sono il figlio di 24 anni e un’altra donna di 70 anni, quest’ultima a causa di una bomba che circa 30 minuti dopo ha colpito infrastrutture civili nella comunità di Vorozhba. L’ufficio del procuratore regionale ucraino di Sumy ha riferito che le bombe sono state sganciate su zone residenziali vicino al confine. Un attacco intorno alle 7:05 locali (le 6:05 in Italia) ha colpito la regione di Kharkiv, nell’Ucraina orientale: tre donne – di 18, 30 e 58 anni – sono rimaste ferite vicino al villaggio di Velyki Prokhody e ricoverate in ospedale con ferite da schegge. Dall’altra parte, sono stati segnalati allarmi e attacchi di droni ucraini nella regione di Lipetsk, nella Russia occidentale, secondo il governatore regionale Igor Artamonov, mentre il ministero della Difesa russo ha dichiarato che prima della mezzanotte è stato conquistato un altro villaggio nell’est dell’Ucraina: si tratta Troitskoye, nella regione di Donetsk. Nell’annunciare la tregua nei giorni scorsi, la Russia aveva dichiarato comunque di rispondere nel caso di eventuali raid nemici.
L’obiettivo di Kiev per una tregua di 30 giorni – A marzo, gli Stati Uniti hanno proposto una tregua di 30 giorni nella guerra, che l’Ucraina ha accettato, ma il Cremlino ha insistito per condizioni di cessate il fuoco più vicine alle sue esigenze. Nel frattempo Kiev ha avuto una serie di riunioni online con Usa, partner dell’Ue e Paesi nordici e baltici su questa ipotesi e Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, precisa che ai colloqui hanno partecipato i rappresentanti speciali del presidente Usa, Stephen Witkoff e Keith Kellogg, il consigliere diplomatico del presidente francese Emmanuel Bonn, il consigliere del primo ministro britannico Jonathan Powell, e il consigliere del cancelliere tedesco Gunther Sauter. Yermak aggiunge che, per la parte ucraina, hanno partecipato il ministro della Difesa Rustem Umerov, quello degli Esteri Andriy Sybiga, nonché Igor Zhovkva, Dariya Zarivna e Oleksandr Bevz. “Abbiamo sottolineato che un cessate il fuoco completo e incondizionato dovrebbe essere il primo passo verso una pace giusta e sostenibile. La proposta del Cremlino di una tregua di tre giorni non riguarda la pace, ma lo svolgimento in sicurezza della parata a Mosca. Si tratta di una manipolazione politica”, scrive Yermak, aggiungendo che sono stati discussi “gli strumenti di pressione da utilizzare nel caso in cui la Russia rifiuti l’iniziativa o violi gli accordi”. “Una tregua di 30 giorni è una prova di sincerità. Se Mosca vuole davvero la pace, è tempo di agire. Se sceglie l’escalation, la risposta dovrà essere congiunta e decisa”, ha concluso.
La tregua e la trattativa con gli Usa – Sul cessate il fuoco da oggi al 10 maggio restano tante incognite, perché Kiev non l’ha mai accettato, liquidandolo come una messa in scena, e insistendo sulla possibilità di 30 giorni di stop delle ostilità. La mini-tregua russa è l’unica concessione fatta da Putin finora nonostante il pressing americano, sostenuto dall’Ucraina, di un cessate il fuoco incondizionato e prolungato. Tanto che l’amministrazione Trump negli ultimi tempi ha mostrato crescente disappunto nei confronti del Cremlino. A tracciare il quadro della situazione è stato il vicepresidente Jd Vance. La Russia, ha affermato, “sta chiedendo troppo” per arrivare alla pace, ma gli Usa ritengono che Putin possa alla fine accettare un accordo, a patto però che Mosca e Ucraina si siedano finalmente allo stesso tavolo per trattare direttamente. I contatti avviati ormai da mesi tra Russia e Stati Uniti non hanno ancora portato a risultati concreti, e affiora anche qualche segnale di incomprensione. L’inviato speciale Usa per l’Ucraina Keith Kellogg, per esempio, ha detto in un’intervista a Fox News che Kiev ha proposto un cessate il fuoco con la creazione di una fascia di sicurezza larga 30 chilometri lungo il fronte, che dovrebbe essere monitorata da osservatori di Paesi terzi. Ma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha risposto che tale proposta non è mai stata consegnata dai mediatori americani a Mosca. Non solo. A Trump, secondo il quale “non è il momento buono ora” per parlare di una riammissione della Russia nel G7, trasformandolo nuovamente in G8, Peskov ha dato una risposta piccata: da tempo ormai Mosca non ha “nessun interesse” a tornare a far parte del gruppo, perché “il centro dello sviluppo economico si è spostato e altri Paesi guidano i processi economici”. “Non direi che i russi non siano interessati a portare a soluzione questa faccenda”, ha detto da parte sua Vance, riferendosi al conflitto ucraino. Ma “pensiamo che stiano chiedendo troppo”, ha chiarito. E comunque per gli Usa “è probabilmente impossibile mediare tutto questo senza almeno qualche negoziato diretto tra i due, e quindi ci concentriamo su questo”, ha aggiunto. Il vice presidente Usa ha lanciato anche un timido segnale di apertura a Pechino, dicendosi convinto che Trump sarebbe pronto a “sedersi con russi e cinesi” per “ridurre il numero delle armi nucleari”. Cosa che comunque non è in programma “per domani”.