
Smettiamola di chiedere a La Russa e Meloni di dichiararsi antifascisti: sarebbe come chiedere al papa di dichiararsi ateo
di Massimo Santantonio
Non concordo con quanti oggi sminuiscono il pericolo di un ritorno al fascismo, in Italia e non solo. Davvero pensiamo che i segnali dovrebbero essere camicie nere ed olio di ricino, cent’anni dopo? Vogliamo fare come quanti sostenevano che non si potesse parlare di “Mafia Capitale” perché non si vedevano coppole e lupare come a Corleone negli anni ’50?
I fatti stanno dimostrando che, con metodi diversi, si stanno raggiungendo un po’ alla volta gli stessi scopi: soppressione del dissenso (pene sproporzionate anche per manifestanti pacifici); soppressione della libertà di stampa (pene per chi pubblica nomi e capi d’accusa, intimidazione dei giornalisti con querele temerarie e forse spionaggio); attacco ai poteri di controllo (intimidazione sistematica di magistrati, “riforma gelliana” della giustizia); controllo sui programmi di educazione scolastica (introduzione di teorie revisioniste ecc.). Il tutto condito da comportamenti e politiche regressivi sui temi dei diritti civili e delle minoranze, incoraggiamento del fondamentalismo cattolico, riscrittura degli ultimi decenni della nostra storia con particolare riguardo allo sdoganamento e incoraggiamento (“pizzo di Stato”, condoni) del furto sistematico di risorse praticato da cittadini sui loro connazionali tramite evasione e frode fiscale.
Potremmo aggiungere infine che molti fautori, anche eminenti, di questo “fascismo 2.0” sono devoti dichiarati del “fascismo 1.0” e palesemente non vedrebbero l’ora di replicarne alcune condotte. Del resto la continuità di ideologia e militanza con formazioni dichiaratamente fasciste, casa negli anni ’70 di manganellatori talvolta assassini e terroristi, viene da molti di questi esibita con orgoglio. Smettiamola di chiedere a La Russa e Meloni di dichiararsi antifascisti: sarebbe come chiedere al papa di dichiararsi ateo.